La deportazione degli ebrei Greci

La divisione della Grecia
Auschwitz-II-Birkenau, 1944. L’arrivo degli ebrei ungheresi. Dall’album Il trapianto degli ebrei di Ungheria, realizzato dai nazisti ad Auschwitz nell’estate 1944.I tedeschi decisero di non cancellare lo Stato greco (come avevano fatto, invece, in Polonia e in Jugoslavia), ma di creare un governo collaborazionista, simile a quello francese nato a Vichy, affiancato da un plenipotenziario politico-diplomatico del Reich. Di fatto, i tedeschi avevano posto fine a qualsiasi speranza italiana di dominare la Grecia; tuttavia, la zona di Atene e il sud del paese erano sotto l’amministrazione militare del Regio Esercito.

Molti ebrei greci, per sfuggire ai tedeschi, si recarono nella capitale e nella zona d’occupazione italiana; poiché il nostro esercito, fino al collasso dell’8 settembre del 1943, si rifiutò di consegnare ai nazisti questi rifugiati, Atene e gli altri territori controllati dagli italiani furono un prezioso rifugio, sia pur precario e provvisorio, per circa 5000 ebrei fuggiti dal nord della Grecia, dalla Sebia e dalla Croazia, ove il movimento fascista degli ustascia uccise circa 30 000 ebrei, 28 000 zingari e 300-600 000 serbi.

La determinazione italiana a proteggere gli ebrei non nasceva da spirito umanitario, ma da ragioni politiche. Impedire la cattura e la deportazione di coloro che si erano rifugiati nella zona controllata dagli italiani era un modo per ribadire la propria autonomia, rispetto ai tedeschi. Dopo l’insuccesso militare e la trasformazione di fatto in un satellite del Terzo Reich, l’Italia cercava di farsi rispettare non tollerando ingerenze poliziesche all’interno dei territori che (sulla carta) erano di sua esclusiva competenza.
Le deportazioni dalla zona italiana

Dopo l’8 settembre 1943, i nazisti iniziarono a catturare e deportare gli ebrei anche dal sud della Grecia. I principali responsabili di questa azione furono Dieter Wisliceny, stretto collaboratore di Eichmann, e Jürgen Stroop, il comandante SS che aveva soppresso il ghetto di Varsavia. Nell’aprile 1944, 5200 ebrei furono spediti, con diversi convogli, da Atene ad Auschwitz; durante l’estate, la deportazione si estese fino a comprendere i 1800 ebrei di Rodi e i 1700 di Corfù.

Nella Grecia meridionale, tuttavia, i tedeschi incontrarono ostacoli di vario tipo. L’arcivescovo ortodosso di Atene, Damaskinos, protestò con decisione presso il primo ministro greco e indirizzò una ferma lettera di protesta al plenipotenziario tedesco Günther von Altenburg. Inoltre, anche le associazioni professionali e imprenditoriali di Atene fecero udire la loro voce. In questo contesto bendisposto nei loro confronti, a numerosi ebrei di Atene, che parlavano molto bene il greco, fu abbastanza facile nascondersi o trovare protezione.

Comprendendo anche Salonicco, le cifre della Shoah in Grecia sono impressionanti e riassumibili nel modo seguente:

Situazione nel 1940

Numero di deportati

Situazione nel 1947

Situazione nel 1959

 

79 950

62 573

10 371

5 260


E. Benbassa – A. Rodrigue, Storia degli ebrei sefarditi. Da Toledo a Salonicco, Torino, Einaudi, 2004, p. 282

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