Cronaca della rivolta

Impegnato al Crematorio III, Salmen Lewental sopravvisse alla rivolta del 7 ottobre 1944 e la descrisse negli appunti clandestini che sotterrò subito dopo. “Seppelliremo il materiale sotto terra. – scrive verso la fine della sua cronaca – E a chi vorrà trovare, a chi cercherà, noi diciamo: cerca ancora, troverai dell’altro”. Lewental, probabilmente, fu ucciso dopo la selezione del 26 novembre 1944. Il suo materiale fu scoperto nei pressi del Crematorio III il 17 ottobre 1962.

Per una corretta lettura del testo, si tenga presente che i membri del Sonderkommando non tengono mai conto del Crematorio I (situato ad Auschwitz I); pertanto, nei loro scritti, la numerazione è diversa da quella usata di solito dagli storici: il Crematorio II è chiamato I (o 1), il III è chiamato II (o 2), e così via. La rivolta, pertanto, qui viene collocata nel Crematorio 3, che gli storici, invece, indicano come il n. IV. L’insurrezione ebbe inizio quando si ritenne che i nazisti stessero per selezionare 300 uomini della squadra speciale, per eliminarli.

Quando giunse l’ora, alle 13 e 25, e arrivarono per prelevare queste 300 persone, esse dimostrarono un grande coraggio, poiché non volevano muoversi [dal posto]. Levando un alto grido, armati di martelli e di asce si gettarono addosso ai guardiani, ne ferirono alcuni e colpirono gli altri con tutto ciò che gli capitava a portata di mano o lanciando loro addosso dei semplici sassi. Ci si può facilmente immaginare quale fu la conseguenza. Trascorso qualche minuto giunse, armato di mitragliatrici e granate, un intero reparto di uomini delle SS. Erano talmente numerosi che c’erano due mitragliatrici per ogni prigioniero. Tale era l’esercito che avevano mobilitato. I nostri, quando si accorsero di essere perduti, all’ultimo momento vollero incendiare il crematorio 3 [= IV – n.d.r.] e morire nel combattimento, cadere sul posto sotto la gragnola di pallottole. In questo modo andò a fuoco tutto il crematorio. Quando il nostro Kommando dei crematori 1 e 2 [= II e III – n.d.r.] vide le fiamme e udì la sparatoria in lontananza, si convinse che di quel Kommando nessuno era rimasto in vita – […].

[Al Crematorio II – n.d.r.] non fu facile trattenere i russi che erano insieme a noi, dato che anche loro si erano convinti che di lì a poco sarebbero stati presi per il trasporto; e poiché laggiù [stavano per morire] tutti nel combattimento, era loro parso che fosse quello l’ultimo momento buono per intervenire, tanto più che vedevano in lontananza un gruppo di SS armati avvicinarsi. Stavano venendo da noi per precauzione, ma i russi ritenevano che arrivassero per portarli via. A questo punto non riuscirono più a trattenersi. Si gettarono addosso all’Oberkapo, un tedesco del Reich, e in un battibaleno lo gettarono vivo tra le fiamme del forno. Senza dubbio se l’era meritato, e forse questa morte fu anche troppo dolce per lui. I russi portarono avanti il loro piano. I nostri compagni del crematorio 1 [= II – n.d.r.] compresero immediatamente la situazione, non appena si videro messi di fronte al fatto compiuto, [e rendendosi conto] che non era più possibile ritirarsi, tentarono di acciuffare anche i capi che si trovavano fuori. Ma quelli si erano già accorti del pericolo e non si fecero ingannare. Non essendo più possibile aspettare, visto che ogni minuto era cruciale poiché si stavano avvicinando alcuni sorveglianti armati, incominciarono in gran fretta a distribuire tutto ciò che avevano preparato per questo momento estremo; tagliarono il reticolato e scapparono tutti oltre la linea di sorveglianza. Dimostrarono nello stesso tempo un enorme senso di responsabilità e di altruismo. In questi ultimi istanti in cui ogni secondo poteva decidere della loro vita, minacciata dai sorveglianti che davano loro la caccia, essi si attardarono per adempiere al loro ultimo dovere: tagliare il reticolato del [campo] adiacente e rendere in questo modo possibile la fuga alle donne. Purtroppo non ebbero fortuna. Riuscirono ad allontanarsi di qualche chilometro dal campo, ma ben presto vennero accerchiati da altre sentinelle chiamate per telefono dai campi vicini. Purtroppo furono uccisi tutti nella fuga.

C. Saletti (a cura di), La voce dei sommersi. Manoscritti ritrovati di membri del Sonderkommando di Auuschwitz, Venezia, Marsilio, 1999, pp. 117-119. Traduzione di C. Ohlmes e C. Saletti

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