Le ricerche di Mengele nelle memorie di un suo assistente

Il dottor Miklós Nyiszli (1901-1956) era un affermato medico legale ungherese. Deportato ad Auschwitz in quanto ebreo, nel 1944, fu scelto da Mengele come collaboratore. A Nyiszli, in pratica, Mengele chiedeva di effettuare dettagliate autopsie dei soggetti che venivano uccisi, al termine di una serie interminabile di rilievi e misurazioni. Secondo un collega, medico SS come lui, Mengele avrebbe più volte detto che “sarebbe un peccato, un crimine… un atto di irresponsabilità [verso la scienza] non utilizzare le possibilità che Auschwitz offriva per le ricerche sui gemelli. Non ci sarebbe stata mai più un’altra opportunità come questa”. Sopravvissuto alla guerra, Nyiszli scrisse subito le proprie memorie, che uscirono per la prima volta in Ungheria nel 1946.


Il laboratorio e la sala anatomica sono stati installati dietro richiesta del mio superiore, dottor Mengele, per soddisfare le sue ambizioni scientifiche. E’ stato fatto tutto nel giro di alcuni giorni e il dottor Mengele aspettava unicamente uno specialista in necroscopia per iniziare i suoi esperimenti.

Qui, nel campo di concentramento vi sono infinite possibilità per effettuare esperimenti di anatomia patologica in moltissimi casi di suicidi, ricerche sul fenomeno dei gemelli e anomalie della crescita: il nanismo e il gigantismo. Un così alto numero di cadaveri, come in questo luogo, in nessun’altra parte è disponibile. Io so per esperienza diretta che nelle più importanti cliniche, anche a livello mondiale, gli istituti di medicina legale e gli istituti di anatomia a stento ricevono annualmente cento, o al massimo centocinquanta corpi umani, mentre nel kappa-zeta [sigla di Konzentrationslager, cioè campo di concentramento – n.d.r.] di Auschwitz è disponibile materiale da esperimenti in milioni di unità. Chiunque varca i cancelli del kappa-zeta può divenire oggetto di esperimento anatomico. […]

Subito dopo l’arrivo, una esse-esse passa in rassegna la lunga fila dei deportati, alla ricerca di gemelli o nani. Le madri interpretano il fatto come un buon segno e senza troppo riflettere consegnano i loro figli. I più grandi, invece, immaginano che i gemelli costituiscano materiale interessante per ricerche scientifiche, cosa che può tornare solo a loro favore, per cui si fanno volentieri avanti. Allo stesso modo ragionano i nani.

I gemelli e i nani, quindi, vengono separati e passano nella parte destra. Le guardie accompagnano questo gruppo in una baracca particolare. Qui il cibo è buono, i posti per dormire sono abbastanza comodi, buone le condizioni igieniche, buono il trattamento per i detenuti.

E’ il Block 14 del campo B Iif. Di qua, sotto sorveglianza, passano alla già menzionata baracca degli esperimenti, nel campo degli Zingari. Lì si effettuano su di loro tutti gli esami praticabili su una persona vivente. Analisi del sangue, punture lombari, scambio di sangue tra gemelli e un numero indeterminato di altri esami, tutti dolorosi ed estenuanti. La pittrice di Praga, Dina, prepara degli schizzi comparativi delle forme della testa, dei padiglioni auricolari, del naso, della bocca, delle braccia e delle gambe dei gemelli. Ciascun disegno va in un’apposita cartella, contenente i dati personali, e in seguito si aggiungono le schede dei risultati degli esami effettuati nel corso degli esperimenti. Simile procedura è adottata anche per i nani.

Tali esperimenti, camuffati come visita medica, che si praticano in vivo, cioè su un organismo vivente, sono ben lungi dall’esaurire la problematica gemellare dal punto di vista scientifico. Hanno un valore relativo, non dicono molto. Si passa, quindi, alla fase successiva,che è la più importante: l’esame in base all’autopsia per il confronto degli organi normali, oppure patologicamente sviluppati, ovvero malati. Ma perché ciò avvenga, è necessario che vi sia il cadavere. Dal momento che la dissezione e l’osservazione dei diversi organi deve essere eseguita nello stesso tempo, occorre che la morte dei gemelli si verifichi nel medesimo momento. E nella baracca sperimentale del kappa-zeta di Auschwitz, campo B IId, la morte simultanea di gemelli avviene regolarmente. Ci pensa il dottor Mengele a privarli della vita.

E siamo ora di fronte ad un caso unico nel suo genere nella storia della medicina. Cioè la morte simultanea di due gemelli e la possibilità reale di procedere alla loro autopsia. Succede forse in qualche altra parte al mondo una cosa simile, al limite del prodigio, che due gemelli muoiano nello stesso momento e sui loro corpi si possa effettuare la dissezione? Le vicende della vita separano i gemelli. Possono trovarsi distanti decine, a volte centinaia di chilometri l’uno dall’altro, non muoiono su richiesta. In condizioni normali risulta praticamente impossibile effettuare la dissezione comparata di gemelli. Nel campo di concentramento di Auschwitz, invece, ve ne sono a centinaia e la loro uccisione offre altrettante possibilità di ricerche.

Ecco perché il dottor Mengele fa selezionare sulla banchina del terminal ferroviario i gemelli e i nani. Per questo sono indirizzati a destra, per finire dopo nella baracca buona . Per questo temporaneamente godono di un buon vitto e possono lavarsi, allo scopo, cioè, che qualcuno non si ammali e possa morire prima dell’altro. Possono morire, certo, ma in buona salute, e simultaneamente!

M. Nyiszli, Sono stato l’assistente del dottor Mengele. Memorie di un medico internato ad Auschwitz, Oswiecim, Frap-Books, pp. 42-45. Traduzione dal polacco di A. Fonseca

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