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Il pogrom di Kielce, nella Polonia del dopoguerra
Nell’immediato dopoguerra, in Polonia, si verificò la paradossale convergenza di due atteggiamenti: da una parte la posizione del governo comunista, che ricalcò la linea sovietica di non valorizzare la specificità ebraica del genocidio; dall’altra, la convinzione radicata all’interno della popolazione, secondo cui gli ebrei erano degli estranei e dei nemici della nazione polacca. Quest’ultima concezione si manifestò clamorosamente in occasione del pogrom che si verificò nella città di Kielce, nel luglio 1946: accusate di aver tentato un omicidio rituale, contro un bambino polacco, furono uccise quaranta persone, mentre altre ottanta furono ferite o picchiate.
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Auschwitz, estate 1944. Ingrandimento di una fotografia scattata clandestinamente da un membro del Sonderkommando del Crematorio V. Un gruppo di donne, dopo essersi spogliato all’aperto, sta per entrare nella camera a gas.

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