Auschwitz e la Polonia: una memoria complessa e contesa
L'immediato dopoguerra

Il campo di Primo Levi (Auschwitz III-Monowitz) fu addirittura cancellato, spazzato via e trasformato in un quartiere popolare, destinato ai nuovi operai, polacchi, della gigantesca fabbrica chimica costruita dai tedeschi, nazionalizzata dal nuovo regime e rimasta in funzione fino agli anni Novanta.
La scelta degli spazi per il museo
Quando venne istituito il Museo Statale di Auschwitz-Birkenau, vennero compiute alcune scelte importanti quanto discutibili. La decisione più significativa fu quella di utilizzare le strutture di Auschwitz I come luogo di memoria di tutta la storia del campo. Pertanto, nelle caserme del campo-base, vennero predisposti numerosi importanti punti di esposizione, in cui il visitatore poteva vedere materiale fotografico e, soprattutto, alcuni plastici di buon livello relativi al processo di sterminio: particolarmente impressionante la grande rappresentazione tridimensionale del funzionamento del Crematorio II (imitata poi da altri musei, come Yad Vashem e l’Holocaust Museum di Washington). Inoltre, fu portata ad Auschwitz I gran parte del materiale proveniente dal Kanada, il vasto quartiere di baracche-magazzino in cui venivano ammassati, divisi per genere (scarpe, occhiali, valigie…), tutti i beni rapinati agli ebrei sulla banchina ferroviaria e negli spogliatoi delle camere a gas. Il risultato fu problematico per varie ragioni: l’interesse del visitatore sprovveduto, infatti, a lungo fu indirizzato e fatto convergere solo su Auschwitz I, mentre i luoghi della memoria specificamente ebraica sono stati a lungo ignorati e di fatto dimenticati. Il caso più clamoroso riguardò la Judenrampe, rimasta nell’abbandono più completo fino al 2005, malgrado la sua importanza storica eccezionale: con la sola eccezione degli ebrei ungheresi, infatti, la grande maggioranza dei deportati scese su quella rampa, e non sulla nuova banchina interna ad Auschwitz II. Quanto alle rovine dei crematori di Birkenau, situati in posizione relativamente lontana dall’ingresso del campo, fino a pochi anni fa non erano raggiunte dalla maggior parte dei visitatori, a causa di una grave carenza nelle indicazioni e nelle informazioni. Anche se, negli ultimi anni, sono stati introdotti vari e importanti cambiamenti, il lavoro di gestione delle diverse memorie, ad Auschwitz, è ancora in larga misura da costruire.