2. Un “ponte” culturale fra memoria e storia: la Biografia di Comunità

In questa sezione si intende illustrare come la ricerca storico-memoriale, grazie all’ermeneutica, riesce ad aprire un dialogo intergenerazionale e ri-disegnare un orizzonte di senso per ri-accasarsi in un luogo di conflitti
Luoghi, eventi, comunità

Questa proposta di formazione e di ricerca-azione vuole ricomporre la dicotomia memoria/storia nell’ambito di un orizzonte di ricerca che coniuga queste tecniche di raccolta di biografie (scrittura autobiografica e altre modalità di documentazione di racconti biografici) con lo studio di luoghi e comunità di particolare rilevanza storico-culturale. Ad esempio, luoghi che sono stati lo scenario di stragi e/o eccidi oppure comunità che rivestano un particolare valore per le espressioni culturali, linguistiche o sociali che le caratterizzano. L’analisi e la rielaborazione dei racconti biografici ci può dimostrare se, come e in che misura quell’evento sia stato elaborato, trasmesso o non trasmesso, se sia diventato coscienza della comunità o sia rimasto circoscritto ad alcuni protagonisti, senza trasformarsi in narrazione collettiva. Si parla di uso pubblico della storiografia in tutti quei casi in cui i risultati della ricerca storica vengono usati per produrre effetti di qualsiasi tipo. In questo caso, i risultati della ricerca-azione storico-memoriale possono diventare oggetto di attenzione da parte della comunità coinvolta che può, in definitiva, acquisire gli esiti della ricerca come biografia di se stessa, aprendo degli spazi di riflessione e condivisione pubblica per valorizzarli oppure decidere di istituzionalizzarli, accentuandone la valenza politico-sociale.

In ogni caso, viene ri-costruito il profilo di una comunità perché anziché una pressione della memoria sulla storiografia, si determini invece una pressione della storiografia sulla memoria nel senso che quell’evento, quel trauma, quell’episodio diventino il prisma attraverso cui interpretare e rielaborare i racconti individuali, in cui ogni particolare, oltre ai silenzi, alle negazioni, alle omissioni, si carichi di significato e vada a comporre una narrazione autobiografica collettiva che identifichi quella comunità. Anche nel passaggio intergenerazionale delle memorie trasmesse o taciute. E’ dunque possibile parlare di un Paesaggio della Memoria che rappresenta un patrimonio ed una ricchezza per la comunità che abita in quel luogo e che ne costudisce l’identità più autentica; un’identità che riesce e sa dialogare con altre identità con capacità di accoglienza ed ospitalità.

Ecco perché una ricerca-azione con l’utilizzo di queste tecniche di racconti biografici si connota anche come un’ esplorazione ed una valorizzazione del patrimonio memoriale dei  luoghi che costituiscono lo sfondo delle storie e dei dispositivi memoriali e permettono- a chi li interpreta e li rielabora- azioni partecipate che sostengono e favoriscono l’integrazione sociale grazie alla riappropriazione del passato, al riconoscimento, al dialogo, allo scambio. Decisamente illuminanti a questo proposito le intuizioni di Paul Ricoeur quando osserva che nella storia contemporanea le due nozioni di storia e memoria si sono riavvicinate e il ruolo delle fonti orali nella scrittura del tempo presente dimostra come sia possibile “una storia dellamemoria” cioè il fatto che la memoria stessa diventi un oggetto storico (P. Ricouer, Ricordare, dimenticare, perdonare. L’enigma del passato. Tr. It. Il Mulino, BO-2004).

Questa proposta di formazione si muove dunque in questa prospettiva: il ruolo dei racconti autobiografici, che diventano testi scritti e “documenti”, è di permettere di ri-costruire un quadro composito, plurimo, a volte anche conflittuale, volto ad alimentare una restituzione attiva della rielaborazione del passato e degli eventi oggetti di indagine, una visione plurima e multifocale dell’identità collettiva di quella comunità che resta  un oggetto di affabulazione, narrazione, “conservazione” di memorie individuali che, solo alla fine del processo di interpretazione, vedono confluire i propri  profili biografici in un profilo più generale, quello appunto di una Biografia della Comunità.

Ripercorrendo la storia dell’intellettuale, Zygmunt Bauman suggerisce di distinguere la diversa strategia nell’età moderna e post-moderna: se nella prima la sua funzione era quella del legislatore (che consisteva nel fare affermazioni autorevoli che dirimono controversie di opinioni, nonché nella formulazione di regole procedurali e nel controllo della loro corretta applicazione a partire da una posizione di assenza di legami locali o comunitari) nella fase post-moderna la strategia del lavoro intellettuale è quella caratterizzata dalla metafora del ruolo dell’interprete (Z. Bauman, La decadenza degli intellettuali. Da legislatori a interpreti, Bollati –Boringhieri-To,1992).

Il Metodo Biografico, applicato come strumentazione potente ed efficace nell’ambito di ricerche storico-memoriali, assegna al ricercatore proprio questo ruolo di interprete delle tracce fisiche e memoriali. La territorialità delle memorie permette infatti di evidenziare ciò che lega i fatti storici a certi luoghi geografici particolari e ciò che dei fatti del passato ogni comunità ha rielaborato e trasmesso alle generazioni successive, portando così a delineare e produrre, se adeguatamente esplorata e interrogata, una Biografia di Comunità.

Finalità

1) promuovere la conoscenza del territorio e la cultura della cittadinanza;

2) rafforzare il senso di appartenenza alla comunità locale;

3) promuovere la trasmissione di saperi  fra generazioni e culture diverse;

4) favorire l’integrazione fra soggetti appartenenti a diverse culture/tradizioni;

5) valorizzare il patrimonio e la dimensione culturale dei territori esaminati;

6) documentare le trasformazioni sociali e le esperienze positive di convivenza pacifica e di integrazione;

7) promuovere una lettura pluridisciplinare del territorio come patrimonio culturale e memoriale da far conoscere alle nuove generazioni e alle persone che quel territorio abitano e vivono.

Obiettivi educativi e formativi

1) Favorire nei giovani un approccio storico e memoriale partecipato e consapevole verso luoghi e comunità significative  del territorio di appartenenza.

2) Promuovere la capacità di ri-leggere e re-interpretare il contesto spaziale in cui gli studenti abitualmente vivono, studiano e transitano, per consolidare la consapevolezza che i luoghi abitati e le comunità conservano una memoria dei fatti e dei protagonisti che lì si sono espressi e hanno agito.

3) Produrre un concreto modello di costruzione attiva della memoria e della storia, potenziando le capacità di acquisire conoscenze e concetti-chiave della storia del territorio, usando i luoghi come testimoni significativi e come orizzonte di senso in cui collocare e ricomporre eventi, processi,storie individuali e collettive.

4) Attuare un percorso di forte valenza formativa, sviluppando un approccio geostorico e memoriale ad eventi, fatti e protagonisti della storia più recente, per potenziare un’educazione ai diritti, un’educazione interculturale e socio-politica.

5) Rafforzare la consapevolezza di essere parte, come cittadini di una comunità a livello locale, regionale ed europeo potenziando il senso di appartenenza plurima a comunità storicamente costruite e a luoghi che sono una sedimentazione di memorie individuali e collettive, spesso restitute e alimentate da racconti orali o intragenerazionali  che vanno raccolti,custoditi, re-interpretati e restituiti come patrimonio culturale del territorio.

Realizzare un percorso di ricerca-azione che sviluppi intersezioni pluridisciplinari e metodologie interattive come: l’intervista, la visita guidata, la lettura polisemica dei luoghi visitati, la trattazione sincronica e diacronica delle permanenze e dei segni che in uno spazio si registrano, la ricostruzione delle azioni e degli eventi che alcuni protagonisti hanno vissuto nei luoghi incontrati e fisicamente esplorati.

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