Un anno di Garante per i detenuti

12.09.2014

Un anno di Garante per i detenuti

Sovraffollamento carcerario e dimensione della cella, gli effetti della sentenza Torreggiani sulla condizione carceraria e le conseguenti modifiche legislative, le misure di sicurezza detentive, l’importanza del lavoro per le persone detenute, il diritto di voto, le detenute donne e le donne madri in carcere, la questione carcere e gli stranieri, la giustizia riparativa, il ruolo del Garante.  Sono questi e altri i temi sui quali la Garante per le persone private della libertà personale Desi Bruno ha rivolto la sua attenzione nell'anno passato e sui quali si è fatto il punto nella Relazione annuale delle attività svolte nel 2013, presentata l’11 settembre presso la Biblioteca dell’Assemblea legislativa.

 

Un anno di lavoro che ha visto l’Ufficio della Garante impegnato su diversi fronti, e che ha visto mutare il panorama penitenziario forse in modo irreversibile. Il calo delle presenze (nella nostra regione dopo la sentenza Torreggiani – da 4.100 unità se ne contano 2.896 al 31 agosto 2014) ha reso possibile riprendere con più vigore il tema di una carcerazione che diventi sempre più residuale e riservata ai  reati più gravi, riservando alle misure alternative l’esecuzione della pena fuori dal carcere, e al contempo rende non più rinviabile il tema  di come viene impiegato il tempo dentro le mura dei penitenziarie, tempo spesso vuoto, inutile , spersonalizzante . L’importanza del diritto al lavoro per le persone detenute è un altro tema sul quale la Garante ha posto la sua attenzione. Il lavoro è infatti lo snodo fondamentale per i detenuti, un mezzo attraverso cui riallacciare i rapporti con la società civile – e spesso anche con la famiglia. Un passaggio determinante per la vita di un detenuto che purtroppo manca: solo il 15% delle persone recluse infatti lavora a fronte di una richiesta ben più alta.

La Garante cha presentato la sua relazione ponendo l’accento sulla modifica della realtà detentiva in Italia a partire dall’inizio dal 13 gennaio 2010, quando il Consiglio dei Ministri dichiarò lo stato di emergenza per l’eccessivo sovraffollamento negli istituti penitenziari, fino alla prospettiva di cambiamento epocale dovuto alla messa in mora dell’Italia da parte della Corte europea per i diritti dell'uomo con la cosiddetta sentenza “Torreggiani” .

In Emilia romagna il dato di presenza nei 12 istituti penali è di 2.895 detenuti, 2.786 uomini e 109 donne, a fronte di una capienza regolamentare di 2.798. A fine 2011, quando è iniziata l’attività di garante regionale, si registravano oltre 4.000 presenze. Segnale di civiltà, ha ribadito Bruno, che non deve vedere arretramenti e portare a compimento tutte le azioni volte al potenziamento dell’offerta trattamentale intramuraria, soprattutto in tema di lavoro e formazione, e l’attuazione di forti politiche volte al maggior utilizzo delle misure alternative alla detenzione e di cura, come per esempio per la popolazione detenuta.

Tra le criticità la più importante resta la condizione di detenzione negli Istituti penitenziari di Parma , già poste all’attenzione delle Autorità competenti, particolarmente rigida nelle celle di isolamento disciplinare. Resta particolarmente difficile la situazione sanitaria, specificatamente il Centro diagnostico e terapeutico (Cdt) gestito dall’Ausl all’interno della struttura, dove vengono assegnati i detenuti per il trattamento di patologie in fase acuta o cronica (circa 20 posti). Continuano a essere inviati a Parma detenuti malati da altri istituti di pena, con intere sezioni ordinarie che sono occupate da detenuti malati, nell’attesa di essere ricoverati. Eccessivo il numero dei detenuti affetti da gravi patologie in relazione ai posti disponibili e la promiscuità fra persone sane e malate provocano un peggioramento complessivo delle condizioni di vita.

 

Sono stati numerosi gli interventi dei partecipanti. Bruno Giangiacomo, presidente aggiunto dell’Ufficio Gip del Tribunale di Bologna, ha posto l’accento sulla natura dei reati: per il 40% sono fatti di droga, senza considerare che spesso altri tipi di crimini, come quelli contro il patrimonio, sono conseguenti alla tossicodipendenza. Un vero abbattimento del sovraffollamento carcerario deve passare, ha rimarcato Giangiacomo, attraverso una diversa azione nei confronti delle persone che compiono reati collegati alla droga, con la presa in carico dei servizi e una diversa politica di sostegno ai comportamenti devianti.

Armando Reho, direttore dell’area trattamento e detenuti del Prap, ha sottolineato come il monitoraggio delle presenze negli istituti della regione sia giornaliero e come l'intervento del provveditorato si articoli sui tre filoni guida della realizzazione del circuito penitenziaria, dell'umanizzazione della pena e della vigilanza dinamica all’interno delle sezioni degli istituti penitenziari

Claudia Clementi, direttrice della casa circondariale “Dozza” di Bologna, ha evidenziato come l’abbattimento delle presenze abbia consentito l’implementazione delle attività intramurarie, lavorative e di socializzazione, a favore dei detenuti. Tra le esperienze più significative quella della officina meccanica FiD – Fare Impresa in Dozza, nata dall’incontro felice della volontà di tre aziende leader della meccanica bolognese (Gd, Ima e Marchesini Group( con la formazione specialistica sostenuta e curata dalla Fondazione Aldini-Valeriani.

Angiolo Marroni, Garante della Regione Lazio, ha infine posto l’accento sul tema spinoso della detenzione in regime di 41bis e sulla ostatività della pena.

 

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