Scuola in carcere, per Piacenza interviene il Governo

05.05.2014

Scuola in carcere, per Piacenza interviene il Governo

C’è l’attenzione del Governo sulla situazione del carcere di Piacenza: i sottosegretari alla Giustizia Cosimo Maria Ferri e all’Istruzione Roberto Reggi si sono infatti recati lo scorso 28 aprile in visita alla struttura, dove hanno incontrato la direttrice Caterina Zurlo, il vicecomandante della polizia penitenziaria locale , le autorità cittadine e i Garanti comunale e regionale per le persone private della libertà personale, Alberto Gromi e Desi Bruno. Il tavolo, sollecitato da Gromi, ha affrontato il tema della scuola e della formazione per i detenuti con particolare riferimento al Protocollo d’Intesa sottoscritto dai ministeri della Giustizia e dell’Istruzione sul “Programma speciale per l’istruzione e la formazione negli istituti penitenziari”.

 

Il garante di Piacenza, Alberto Gromi, ha consegnato ai sottosegretari un articolato documento di analisi dell’esistente, delle problematiche insorgenti e dei bisogni non soddisfatti, ponendo l’attenzione sulla particolarità degli studenti che frequentano corsi scolastici dentro gli istituti penitenziari, rispetto agli studenti che si trovano a frequentare corsi scolastici “fuori”. All’esterno i Bes (Bisogni educativi speciali) rappresentano il 10% della popolazione studentesca, nel carcere le classi sono composte per il 100% da persone con Bes, motivo per cui tutte le attività didattiche andrebbero fortemente personalizzate sulla base di una costruzione attenta dei bisogni reali.

 

La Garante regionale ha indicato come strumento utile a un disegno più ampio di risposta regionale al bisogno di offerta formativa e scolastica il monitoraggio attento dei fabbisogni d’istruzione, per ogni grado dall’alfabetizzazione agli studi universitari, e delle attività formative realmente professionalizzanti: monitoraggio reso ancor più necessario nell’ambito del processo di “Umanizzazione della pena" indicato da Dap e Prap e alla definizione dei circuiti regionali che dovrebbero assicurare più omogeneità nelle presenze e così facilitare gli interventi trattamentali. Sullo sfondo il problema, mai completamente risolto, degli organici scolastici che rientrano nella conta dell’organico provinciale dei docenti. A ogni “taglio” le classi in carcere sono le prima a farne le spese, creando gravi carenze come evidenziato sin dal giugno 2012 dalla Garante regionale con lettera indirizzata all’Ufficio scolastico regionale e agli assessori competenti. Ci si domanda se sia corretto considerare la scuola in carcere una variante più o meno marginale della scuola normata dagli attuali ordinamenti, tenendo conto anche della risoluzione dell’Assemblea legislativa che, l’8 maggio 2012, approvò il potenziamento delle lezioni scolastiche in carcere, la realizzazione di un coordinamento e la razionalizzazione dei contenuti e delle azioni formative, in modo da comporre un quadro d’insieme dell’offerta e della programmazione degli interventi, a confronto con la domanda da parte dei ristretti, non sempre soddisfatta.

 

Il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Maria Ferri, sintetizzando quanto emerso dall’incontro, ha sollecitato nell’immediato la messa in rete delle imprese del territorio con gli enti locali per la realizzazione di un progetto formativo e laboratoriale per i detenuti delle Novate. Sullo sfondo, accogliendo le segnalazioni dei Garanti, ha indicato la necessità di monitorare l’esistente, elaborare e razionalizzare i fabbisogni sia formativi che scolastici, occuparsi della “salute” dei detenuti anche attraverso le attività sportive, purtroppo escluse dai calendari degli orari delle classi negli istituti penitenziari.

 

Il protocollo d’Intesa tra il MIUR e Ministro Giustizia “Programma speciale per l’istruzione e la formazione negli Istituti penitenziari”

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