Una opportunità per i soggetti “non bancabili”

03.06.2014

Una opportunità per i soggetti “non bancabili”

Cosa significa essere un soggetto ‘non bancabile’? Come dare – e fare - credito a chi non può offrire garanzie? Sono questi i temi che affronta la pubblicazione Faremicrocredit.it, presentata il26 maggio scorso in una giornata di studio e confronto alla Scuola di Scienze politiche dell’Università di Bologna.

 

La pubblicazione - edita da Franco Angeli e curata da Luisa Brunori, Enrico Giovannetti e Giovanna Guerzoni – raccoglie i risultati del lavoro di un gruppo di ricerca multidisciplinare della Fondazione Grameen Italia, nata dalla collaborazione con l’Università di Bologna. Partendo dalla regione Emilia-Romagna, lo staff di ricercatori, junior e senior, ha finalizzato il suo lavoro all’individuazione del potenziale dello strumento “microcredito d’impresa” come soluzione alla mancanza di lavoro e di autonomia economica in Italia. I detenuti, gli utenti dei servizi di salute mentale, i cittadini stranieri, i giovani inattivi (la cosidetta neetgeneration: Not (engaged) in Education, Employment or Training)sonole quattrofasce di popolazione prese in considerazione dalla ricerca. Categorie sociali disagiate o in sofferenza che, pur avendo buone idee rispetto al proprio futuro, non riescono ad accedere al prestito bancario: sono “soggetti non bancabili” perché non possono fornire alcuna garanzia come contropartita, se non la propria rete sociale.

 

La giornata seminariale si è divisa in 2 sessioni. La prima si è concentrata nella presentazione dello spirito, della metodologia e dei dati della ricerca, la seconda è stata invece dedicata alla restituzione delle riflessioni dei quattro gruppi di lavoro tematici – uno per categoria -  composti da ricercatori ed esperti di settore.  Il gruppo di lavoro sulla popolazione carceraria,oltre ai ricercatori universitari,ha visto la presenza attiva dell’Ufficio del garante delle persone private di libertà della regione, del Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria, dell’area educativa della Casa circondariale di Bologna, degli UEPE di Bologna e Venezia e dei rappresentanti dell’esperienza “Chiusi fuori”, che costituisce a Bologna un’opportunità di lavoro per detenuti ed exdetenuti.

 

L’analisi dei numeri della popolazione carceraria in Emilia-Romagna – rapportata alla consistente flessione di fenomeni di recidiva per le persone che in un qualche modo, durante la detenzione, hanno avuto opportunità di formazione professionalizzante o di lavoro propriamente detto – conferma che per i detenuti il lavoro rappresenta, insieme all’alloggio, l’esigenza primaria. Ma non è l’unica: anche l’opportunità fornita da un programma di microcredito dedicato viene valutata positivamente. In quest’ottica, nella filiera produttiva per la definizione del prestito e il tutoraggio della persona nel suo nuovo ruolo di imprenditore, al Garante delle persone limitate nella libertà personale viene riconosciuta la funzione cardine di mediazione e monitoraggio del processo: in particolare, promuovendo la connessione tra i singoli nodi della rete e partecipando al Comitato tecnico di coordinamento, organo di sintesi di tutti gli attori coinvolti.

 

Si tratta di una vera e propria inversione culturale: dal “tutti contro tutti” al “working together”, dal “mi devi convincere che sei un soggetto economicamente affidabile” alla ricerca e promozione delle capabilites,un modo di intendere l’economia basata sugli aspetti relazionali, che tenga conto dell’esistenza delle persone più fragili riconoscendone e valorizzandone le risorse.

 

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