Opg, si chiude: arrivano i Rems
19.03.2015
“L’Emilia-Romagna trasferirà tutti gli internati della propria regione nel tempo previsto, e cioè entro il prossimo 31 marzo, contribuendo in maniera significativa all’effettivo superamento dell’Ospedale psichiatrico giudiziario (Opg) di Reggio Emilia, con il risultato, auspicato da tempo, che ai soggetti con patologie psichiatriche saranno garantiti maggiori diritti”. La Garante regionale dei detenuti, Desi Bruno, ha visitato l’Opg di Reggio Emilia, struttura nella quale sono state internate per anni le persone prosciolte in sede penale ma dichiarate incapaci di intendere e di volere (e quelle condannate a pena diminuita per parziale incapacità con applicazione di misura di sicurezza detentiva).
Accompagnata dal direttore della Casa circondariale e dell’Ospedale psichiatrico giudiziario, Paolo Madonna, dal responsabile del Dipartimento di Salute mentale e dipendenze patologiche dell’Ausl di Reggio Emilia, Gaddo Maria Grassi, e dalla responsabile Ausl per il carcere, Valeria Calevro, la Garante ha verificato le condizioni ambientali interne all’Opg.
In particolare, Bruno ha riscontrato, come nella precedente visita, carenze igienico-sanitarie negli spazi riservati alle docce, con presenza di umidità sulle pareti. Ha poi rimarcato la necessità di lavori di adeguamento nei singoli spazi in cui soggiornano detenuti e internati, attualmente di 9 metri quadrati (‘grazie’ al progressivo svuotamento determinato dai provvedimenti della magistratura di sorveglianza) e privi dei servizi igienici, chiedendo inoltre il potenziamento delle attività ricreative, collegate a tipologie differenti di mansioni lavorative.
“Attraverso il lavoro degli Istituti di garanzia, in questo caso della Garante dei detenuti- afferma la presidente dell’Assemblea legislativa, Simonetta Saliera- l’Assemblea intende vigilare sul rispetto dei diritti di persone spesso poco considerate. Lo stesso avverrà anche nella fase che si sta aprendo, che segue la giusta chiusura degli Opg, e il passaggio da una situazione di sostanziale detenzione a una di assistenza e cura”.
Dentro l’Opg, le stanze di internati e detenuti sono disposte una di seguito all’altra ai lati di un lungo corridoio. Le porte, metalliche, sono di colore blu scuro. La disposizione delle “celle” è quella classica delle strutture penitenziarie. L’Opg reggiano è operativo dal 1991 e fino ad oggi è stato strutturato su quattro reparti cosiddetti “aperti” (ovvero interamente sanitarizzati, dove non è presente la polizia penitenziaria e le persone sono coinvolte in progetti di risocializzazione) e su una quinta sezione, la “Centauro”, soggetta a misure di vigilanza che richiedono la presenza della polizia penitenziaria vista la particolare problematicità delle persone che vi si trovano.
Il numero dei presenti è, complessivamente, di 135. Non tutti sono internati: a Reggio Emilia, unica struttura in Emilia-Romagna, ci sono anche 42 persone tra detenuti con infermità psichica sopravvenuta durante l’esecuzione della pena (art. 148 del Codice penale) e detenuti minorati psichici (art. 212), di cui 8 emiliano-romagnoli, che rimarranno per il momento nella struttura dell’Opg, mentre la popolazione residua di effettivi internati è destinata ad essere presa in carico dai territori di provenienza.
I 24 internati emiliano-romagnoli sono infatti le persone presenti nella struttura che dal 1^ aprile, con la chiusura dell’Opg, verranno prese in carico dal sistema sanitario regionale. I residenti di altre regioni verranno trasferiti in istituti nei territori di appartenenza non appena le loro regioni daranno la disponibilità ad accoglierli. Si tratta di questione irrisolta, dal momento che ancora nulla si sa a proposito dei 35 internati del Veneto.
Dei 24 internati emiliano-romagnoli, 10 saranno trasferiti nella Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza) di Casale di Mezzani (in provincia di Parma), mentre i restanti 14 (comprese le 3 donne attualmente ricoverate nell’Opg reggiano) nella Rems ‘Casa degli svizzeri’ di Bologna. Per tutti, si è in attesa dell’attivazione, prevista per il 2017, delle due Rems definitive a Reggio Emilia: destinate a 30 persone, le due strutture saranno organizzate secondo un modello ad alta intensità medica e riabilitativa (con spazi ricreativi e sportivi interni).
La gestione interna delle nuove strutture compete esclusivamente al personale sanitario. Solo la parte perimetrale verrà presidiata da personale adibito alla sicurezza, sulla base di specifici accordi con le Prefetture.
Desi Bruno ha rilevato anomalie nel quadro normativo di riferimento: “Il codice penale prevede ancora misure di natura detentiva destinate a persone incapaci di intendere e di volere, anche parzialmente. E questa è senza dubbio una questione che va risolta per armonizzarla con la previsione del superamento degli Opg”.
Da parte sua, Gaddo Maria Grassi ha invece posto l’accento sull’incongruenza di curare all’interno dell’Opg soggetti incompatibili con il regime carcerario: “Si tratta di persone per le quali sono previste misure di sicurezza, e anche detentive, ma che devono essere affidate ai dipartimenti di salute mentale”. E resta aperto il problema del coordinamento interregionale, per risolvere la questione degli internati non residenti in Emilia-Romagna: “Aspettiamo di sapere dalle altre regioni di provenienza delle persone attualmente in Opg quale sarà il loro destino”.
Per la gestione di chi rimarrà nell’Opg anche dopo il 31 marzo, il direttore, Paolo Madonna, ha chiarito di attendere disposizione dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.
Nelle foto allegate, immagini dell'Opg di Reggio Emilia.
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A seguire l'editoriale sulle Rems della Garante regionale Bruno per la sua newsletter di Marzo
L’Emilia-Romagna dà per prima un segnale di grande civiltà
Contro ogni ragionevole previsione, abbiamo evitato l’ennesima, ulteriore, proroga per chiudere definitivamente gli OPG. Certo: il trasferimento degli internati avverrà gradualmente e non ovunque con le stesse tempistiche, ma la circostanza è comunque significativa. Ad un certo punto, si è detto “basta”. Per quanto riguarda l’Emilia-Romagna, alla fatidica data del 31 marzo saranno pienamente operative le due REMS provvisorie di Bologna e Parma, in attesa di quelle definitive previste su Reggio Emilia.
Questo non significa che l’attuale OPG di Reggio Emilia chiuderà i battenti. Gli attuali internati, residenti di altre Regioni, dovranno attendere il trasferimento negli istituti dei territori di appartenenza. Si tratta di questione irrisolta e di dimensioni non trascurabili, essendo più di 30 le persone venete delle quali non è chiara la sorte. Rimarranno presso l’attuale struttura anche una quarantina di persone tra detenuti con infermità psichica sopravvenuta durante l’esecuzione della pena e detenuti minorati psichici. Nonostante tutto, comunque, il momento è di quelli significativi. La struttura di Bologna, visitata a brevissima distanza dal trasferimento degli internati, appare in grado di accoglierli adeguatamente, essendo organizzata secondo un modello ad alta intensità medica e riabilitativa. Si parla della contestuale presenza di non più di quindici persone, ospitate in camere da uno-due posti letto e bagno interno.
Finalmente si va verso un modello gestionale nuovo, che mette al centro della propria attenzione il “paziente” più che l’“internato” e riconosce nella necessità di cura lo scopo precipuo dell’intervento. All’interno delle aree dedicate al pernottamento non è prevista la presenza delle telecamere, perché gli operatori saranno sempre a disposizione e questo è uno degli innumerevoli segnali del cambio di passo. Insomma, non si tratta di mere modifiche cosmetiche. All’inizio del lungo percorso di superamento dei vecchi OPG, in molti hanno temuto che le nuove REMS si sarebbero risolte in residenze sanitarie certamente immuni dalle “gravi e inaccettabili carenze strutturali e igienico-sanitarie” riscontrate dalla “Commissione Marino” del 2008, ma dove – nella sostanza – si sarebbero replicate le medesime dinamiche. Almeno per quanto riguarda l’Emilia-Romagna, invece, le cose sembrano andare in un senso completamente diverso.
Certo occorrerà procedere ad un attento monitoraggio di quanto avverrà nei prossimi mesi e, di volta in volta, ricalibrare le soluzioni organizzative sulla base dei bisogni emergenti. I segnali incoraggianti, comunque, non mancano. A questo punto, i tempi sono veramente maturi per arrivare ad una piena rivisitazione del quadro normativo di riferimento, rimasto invece immutato lungo tutto il cammino che ha portato a questo momento di svolta. Con coraggio occorre proseguire sulla strada intrapresa.
Ampi sono gli spazi riservati alle attività cliniche e anche a quelle ricreative (biblioteca, sala fumatori, spazio ristoro per la preparazione di bevande…). E’ a disposizione anche una vastissima area esterna. La gestione interna della struttura è affidata a personale esclusivamente sanitario, mentre la vigilanza perimetrale esterna viene garantita dalla presenza, 24 ore al giorno, di una guardia giurata. Sono già attivi i contatti con il vicino ospedale cittadino, per la presa in carico delle acuzie psichiatriche non trattabili efficacemente all’interno della struttura e delle altre necessità di ordine sanitario che richiedano interventi specialistici e d’urgenza. La scommessa è certamente alta perché si fonda su un concetto di sicurezza inedito per i vecchi OPG, dove la polizia penitenziaria poteva sempre intervenire, al bisogno.




