Al via il corso per Promotori della salute in carcere

17.09.2015

Al via il corso per Promotori della salute in carcere

Dal tema della detenzione femminile al diritto agli affetti in carceri, dall'equilibrio tra salute e sicurezza alle misure alternative per motivi sanitari: Desi Bruno, Garante delle persone private della libertà personale della Regione Emilia-Romagna, è stata tra i relatori del corso “Promotori della salute in carcere”, che fa parte del Piano formativo 2015 del Servizio assistenza territoriale della Regione Emilia-Romagna.

 

Alla Garante è spetteto, il 15 settembre dalle ore 9,30 alle ore 13,00, un intervento sul tema del “Diritto alla salute delle persone private della libertà personale e le forme di tutela nella legge penitenziaria”: dopo una introduzione sulla figura di questo Istituto di garanzia e sulle attività svolte, dalla vigilanza negli istituti alla promozione delle opportunità di partecipazione alla vita civile dei detenuti, Bruno si è concentrata sul diritto alla salute in carcere, su cosa significa e su quali forme di tutela sono previste nella legge penitenziaria. Diritto alla salute, spiega la Garante, che non è solo diritto alla cure ma anche all'igiene della cella, all'alimentazione corretta, alla possibilità di svolgere attività fisica.
Spazio poi ai provvedimenti per la tutela della salute e su come i motivi di salute possano incidere sulle vicende giudiziarie, dal rinvio alle misure alternative, prima di concludere con alcuni focus specifici come il diritto agli affetti in carcere e alla detenzione femminile.

Infine Bruno ha approfondito i compiti della figura del Promotore, da quali problemi e criticità sono presenti in carcere e come questi possono incidere sulla attività professionale di promozione della salute, fino a esempi di analisi delle problematiche e delle soluzioni praticate.

 

A seguire una sintesi dell'intervento, a cura dell'Ufficio della Garante

 

La Garante ha preso le mosse dai connotati fondamentali dell’ordinamento penitenziario, in particolare la magistratura di sorveglianza e i suoi compiti di tutela della legalità all’interno delle strutture detentive. In proposito, dopo averne richiamato tra gli altri i compiti di vigilanza non solo sui condannati con sentenza definitiva ma anche sugli imputati in attesa di giudizio, ha sottolineato come la garanzia della giurisdizionalizzazione dell’esecuzione abbia in qualche modo favorito l’affermarsi della figura dei garanti locali,

con il compito specifico di occuparsi da vicino e con costanza dei detenuti e della loro vita all’interno degli istituti, anticipando in questo modo il percorso per arrivare alla nomina del Garante nazionale, secondo il dettato del Protocollo opzionale delle Nazioni Unite contro la Tortura e altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti stipulato a New York il 18 dicembre 2002 e ratificato dal Parlamento italiano con L.195 del 2012.

 

L’attenzione è poi passata alle figure del Garante nazionale e dei garanti locali, regionali e comunali. Rispetto al Garante nazionale, è stata salutata con soddisfazione la recentissima nomina di Mauro Palma, che per le cariche ricoperte e le esperienze maturate è garanzia di autonomia e di autorevolezza, ma non sono state taciute le perplessità dovute al mancato accoglimento della proposta da più parti avanzata che la nomina e l’allocazione della nuova figura nazionale, per ragioni di maggiore indipendenza e operatività, fosse in seno alle Camere, non invece al Ministero di giustizia, come prevede la disciplina vigente. Rispetto ai garanti locali, la Garante ha evidenziato in modo speciale che, nella sua interpretazione del proprio ruolo, la funzione di vigilanza sulla detenzione, in qualsiasi luogo e forma si dia, viene prima e sopra tutti gli altri compiti e strumenti affidati a tali istituti di garanzia, che pure sono stati illustrati anche mediante il ricorso ad esempi concreti.

 

La riflessione si è così concentrata più da vicino sulla tutela della salute dei detenuti, in specie alla luce degli ultimi provvedimenti internazionali e nazionali che hanno interessato il nostro Paese e delle loro ricadute sulle diverse situazioni che si vivono dentro le strutture custodiali emiliano-romagnole. La Garante ha subito esordito ripercorrendo le tappe del percorso di superamento del fenomeno del sovraffollamento carcerario, che vede oggi una realtà complessivamente migliorata, ma che ri-presenta vecchie-nuove problematiche con cui fare i conti, come la mancanza di lavoro e di altre occupazioni per il tempo trascorso fuori dalle celle o la salvaguardia della riservatezza e di altre scelte di vita da parte dei ristretti. Si è quindi arrivati ad affrontare numerose questioni, su cui si sperimenta in concreto l’effettività del diritto alla salute dei detenuti, quali l’alimentazione, i trasferimenti, i contatti, con un approfondimento particolare sull’affettività, sulla maternità in carcere e sulla detenzione femminile. In merito all’affettività, la posizione della Garante è nel senso di favorire interventi fuori le strutture per tutti coloro che hanno la prospettiva concreta di uscire, riservando quelli dentro gli istituti a quanti sono ristretti in circuiti differenziati e con ergastoli ostativi. In chiusura dell’incontro, che è risultato piuttosto partecipato dai presenti attraverso diverse domande di chiarimento e richieste di approfondimento, sono stati infine accennati due problemi importanti e delicati, specialmente per le diverse figure del trattamentale, ossia come lavorare sull’accettazione e sul recupero degli autori di reati sessuali e sulla cura e sul reinserimento dei portatori di dipendenze patologiche, che vanno dalle droghe all’alcol e ormai sempre più anche ai giochi.

 

(jf)

Azioni sul documento