“Firma per un amico!” con Amnesty International

16.12.2013

“Firma per un amico!” con Amnesty International

La campagna “Firma per un amico” – “Immagina che un tuo amico venga imprigionato, che subisca violenza per aver fatto qualcosa di assolutamente comune, solo per aver preteso i suoi diritti”: proveresti a salvarlo?
È questa la riflessione che apre e motiva la campagna “Firma per un amico” che Amnesty International ha lanciato per il 2013, diretta a raccogliere più sottoscrizioni possibile in favore di cinque attivisti per i diritti umani che vivono realmente l’immaginaria situazione in cui si potrebbe trovare “il nostro amico”. La campagna, cui è possibile aderire tanto online dal sito ufficiale dell’iniziativa  quanto dal vivo presso i tanti banchetti organizzati sul territorio italiano, attraverso la diffusione delle storie reali di vita e di lotta dei cinque mira a sensibilizzare e sollecitare l’opinione pubblica ad attivarsi a sostegno delle tante persone che, ogni giorno, mettono a rischio il proprio benessere e la propria incolumità per lottare contro abusi e violazioni inaccettabili della dignità umana.
Cinque le petizioni da firmare - una per ciascun attivista - per avanzare cinque richieste differenti ad altrettanti interlocutori, tutte però legate dal medesimo fine: ottenere e sollecitare il rispetto dei diritti umani da parte di chiunque, abusando del proprio potere, li stia violando.

I cinque attivisti – Sono cinque, provengono da Paesi molto distanti tra loro e condividono storie personali di abusi, sofferenze e violazioni di diritti.
Miriam López, trentenne messicana e madre di quattro bambini, per sette mesi è rimasta imprigionata sulla base di una confessione falsa, estortale attraverso torture e violenze sessuali da parte dei soldati. Quando la mancanza di prove ha fatto cadere l’accusa nei suoi confronti ed è stata rilasciata, Miriam ha denunciato le violenze e i soprusi subiti, identificando alcuni dei soldati messicani responsabili: di questi, nemmeno uno è stato chiamato a rispondere delle proprie azioni dinnanzi ad un tribunale. La tortura costituisce, ancora oggi, il metodo privilegiato dalla polizia messicana per indagare in quanto permette di estorcere confessioni da utilizzare come prove nei procedimenti penali, identificando presunti “criminali” a dimostrazione dell’efficacia dell’azione di polizia nella lotta alla criminalità. Le firme raccolte da Amnesty serviranno per chiedere l’apertura di un’indagine approfondita, tempestiva e imparziale sulle torture subite da Miriam, che le permetta di portare i responsabili di questi atti di fronte alla giustizia e di ottenere piena riparazione.

Jabeur Mejri, tunisino, è stato condannato nel 2012 a sette anni e mezzo di carcere in relazione ai contenuti di articoli e di una vignetta riguardanti il Profeta Maometto che aveva postato sulla sua pagina Facebook. Il tribunale di Mahdia l’ha ritenuto colpevole di reati quali “l’aver attentato ai valori sacri con azioni o parole” e “l’aver attentato alla morale pubblica”.
Oggi, in Tunisia, pur non esistendo una censura ufficiale la libertà di espressione è fortemente minacciata: campagne diffamatorie, aggressioni verbali e fisiche in strada, minacce di morte online e altre vessazioni possono colpire in qualsiasi momento chi esprime la propria idea, specie se su temi tabù come religione e politica. Nei casi più estremi, queste persecuzioni conducono ad arresti, carcere, minacce di morte o alla morte stessa. Al presidente Moncef Marzouki, Amnesty chiede il rilascio immediato e senza condizioni di Jabeur, l’annullamento della sua condanna e della relativa pena detentiva nonché, più in generale, il rispetto della libertà di espressione e degli obblighi internazionali in materia di diritti umani.


Il giornalista etiope Eskinder Nega, candidato finalista al Premio Sakharov 2013 , sta attualmente scontando una condanna a 18 anni di carcere per “terrorismo”. In Etiopia, Eskinder guidava con la moglie un giornale – ora messo al bando dal governo – attraverso il quale pubblicava articoli che criticavano il governo, a sostegno della libertà di espressione: a causa di questo impegno ed attivismo entrambi sono stati vittime di continue minacce, persecuzioni ed arresti. Processato tra il 2006 ed il 2007 insieme ad altri 129 giornalisti ed oppositori politici per tradimento ed altre accuse, Eskinder è stato infine condannato nel 2012. Al primo ministro dell’Etiopia Hailemariam Desalegn, la campagna di Amnesty chiede il rilascio immediato e senza condizioni di Eskinder Nega, oltre alla fine dell’uso di procedimenti penali ed altre vessazioni contro giornalisti e attivisti.


La cambogiana Yorm Bopha  è un’attivista che si batte a favore del diritto ad un alloggio adeguato per gli abitanti della comunità di Phnom Penh nei dintorni del lago Boeung Kak, vittime di sgomberi forzati da parte del governo. Dal 2010, Bopha faceva parte di un movimento - in gran parte guidato da donne - attivo nella lotta agli sgomberi di massa che l’aveva portata, nel 2012, a partecipare attivamente alla campagna per il rilascio di 13 attiviste imprigionate, attirando su di sé l’attenzione e le minacce delle autorità cambogiane. A dicembre dello stesso anno Yorm Bopha è stata condannata a tre anni di carcere sulla base di accuse false, per essere poi rilasciata su cauzione il 22 novembre 2013. Il tribunale ha comunque condannato la sua famiglia, che vive una grave situazione finanziaria a causa della malattia del marito e della necessità di pagare gli studi del figlio minorenne, al pagamento di un ingente risarcimento. Al ministro della Giustizia Ang Vong Vathna, Amnesty intende chiedere di far cadere tutte le accuse nei confronti di Yorm Bopha, assicurando il suo rilascio incondizionato. In aggiunta, si domanda la condanna pubblica e la fine delle minacce e delle violenze perpetrate contro i difensori dei diritti umani.


Ihar Tsikhanyukan, attivista bielorusso per i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate (Lgbti) e gay dichiarato, dopo aver cercato di registrare presso il Ministero della Giustizia il Centro per i Diritti umani Lambda – organizzazione che sostiene i diritti delle persone LGBTI -, nel febbraio 2013 si trovava in ospedale per problemi di salute quando è stato prelevato da due poliziotti in borghese che lo hanno picchiato, insultato e minacciato. Le autorità bielorusse avevano iniziato a ostacolare Ihar subito dopo il deposito della richiesta di registrazione di Lambda, convocandolo insieme agli altri membri fondatori per interrogatori finalizzati ad ottenere il ritiro della richiesta stessa. Dato che nessuno dei responsabili è stato portato davanti alla giustizia, al procuratore generale Alyaksandr Koniuk Amnesty chiede di avviare un’indagine approfondita, indipendente e imparziale sui fatti denunciati da Tsikhanyuk Ihar, in modo da garantire che gli agenti responsabili siano sottoposti a procedimenti disciplinari e penali.

Banchetti ed eventi – Nell’ambito della campagna di Amnesty, oltre ai banchetti presenti in tante città italiane (il cui elenco è pubblicato sulla pagina ufficiale ), si svolgeranno eventi ed iniziative a tema. In Emilia Romagna, in particolare, si segnala per il 16 dicembre alle ore 21 a Forlì il Concerto Gospel per il 65° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo organizzato dal Centro per la Pace di Forlì “Annalena Tonelli”, in contemporanea al quale sarà allestita la mostra di foto e disegni di bambini afghani “Let’s help Afghan children to study”. In aggiunta, il 18 dicembre a Bologna a partire dalle 18, l’Aula ex-refettorio dell’Istituto per la storia e le memorie del ’900 Parri E.R., ospiterà l’incontro “Donne, coraggio e giustizia” al quale parteciperà Norma Cruz, attivista per i diritti umani e fondatrice dell’Organizzazione non governativa “Fondazione delle sopravvissute di Città del Guatemala” che da anni subisce costanti minacce di morte a causa del suo lavoro in difesa delle donne che hanno subito violenza.
Durante l’iniziativa, moderata da Laura Renzi (Coordinatrice Campagne Amnesty), interverrà anche Giancarla Codrignani (Vicepresidente dell’Istituto Parri).

 

Per informazioni:
Campagna “Firma per un amico” www.firmaperunamico.it
Amnesty International Italia www.amnesty.it; Mail info@amnesty.it; Tel. 06/44901;
Fax 06/4490222

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