“Donna, vita, libertà” il grido delle donne e degli uomini iraniani che protestano contro il regime dittatoriale islamico
27.10.2022
Il Parlamento europeo il 6 ottobre 2022 ha approvato la Risoluzione sulla morte di Mahsa Jina Amini e la repressione dei manifestanti per i diritti delle donne in Iran (2022/2849(RSP).
I deputati condannano con la massima fermezza la morte di MahsaAmini e chiedono un'indagine imparziale, efficace e soprattutto indipendente sulle accuse di tortura e maltrattamento. Il 13 settembre 2022 la ventiduenne iraniana di origini curde, Mahsa Jina Amini, è stata arrestata a Teheran dalla polizia "morale" iraniana per presunta inosservanza della legge sull'obbligo del velo. Secondo testimoni oculari, la polizia "morale" ha spinto Mahsa Amini in un furgone della polizia e l'ha picchiata durante il tragitto verso il centro di detenzione di Vozara a Teheran, dove poco dopo è entrata in coma ed è deceduta il 16 settembre 2022, in un vicino ospedale, mentre si trovava in stato di fermo. Tuttavia, le autorità iraniane hanno sostenuto che Mahsa Amini sarebbe deceduta per cause naturali. A seguito di ciò, il Parlamento europeo ha sottolineato come non sia stata condotta un'indagine adeguata e il rifiuto delle autorità di fornire alla famiglia della vittima la sua cartella clinica e il suo reperto autoptico.
Dati questi fatti è fondamentale ricordare che il governo iraniano ha introdotto l'obbligo del velo nel 1983 e che l'hijab obbligatorio è diventato uno strumento di repressione delle donne e di privazione della loro libertà e dei loro diritti in Iran. Le donne viste in pubblico senza velo sono spesso vessate, incarcerate, torturate, fustigate e persino uccise per il crimine di essersi opposte a tali norme repressive. Ma la situazione delle donne ha avuto un andamento ingravescente, a partire dall'inizio del mandato del presidente Ebrahim Raisi nel 2021, momento in cui il governo iraniano ha favorito l'adozione di leggi e progetti di legge volti a incoraggiare la repressione delle donne. In questo contesto, l'uccisione di MahsaJinaAmini si inserisce in un modello più ampio di limitazione e riduzione dei diritti delle donne, già fortemente compressi in Iran, anche mediante una nuova legge approvata nel 2021 che limita drasticamente l'accesso delle donne ai diritti in materia di salute sessuale e riproduttiva, in palese violazione dei diritti umani delle donne ai sensi del diritto internazionale. A ciò, si aggiunge l'introduzione del progetto "hijab e castità" , in cui si prevede il ricorso a telecamere di sorveglianza per monitorare e sanzionare le donne che non indossano il velo.
A tale proposito il Parlamento Europeo, nella risoluzione approvata, condanna la discriminazione sistematica attuata dalla Repubblica islamica dell'Iran contro le donne e altri gruppi vulnerabili attraverso leggi e normative che ne limitano gravemente le libertà e i diritti, tra cui l'umiliante legge sull'obbligo del velo e la sua applicazione violenta, le severe restrizioni alla salute sessuale e riproduttiva delle donne e ai relativi diritti nonchéle violazioni dei diritti politici, sociali, economici, culturali e personali delle donne. Perciò, il Parlamento chiede che le autorità iraniane abroghino rapidamente le leggi che impongono a donne e ragazze l'obbligo di indossare il velo, aboliscano la polizia "morale" e pongano fine alla discriminazione sistematica contro le donne in tutti gli ambiti della vita. Invero, i deputati e le deputate riconoscono l’importanza del movimento femminista iraniano che lotta per il miglioramento della condizione della donna, ma che in generale si batte per la fine della dittatura islamica in Iran e che chiede fortemente uno Stato laico anzichéuna teocrazia violenta e reazionaria.
Ma, un’altra pratica condannata strenuamente è anche quella del crescente ricorso alla pena di morte da parte delle autorità iraniane negli ultimi anni. Il Parlamento, infatti, deplora l'allarmante escalation del ricorso alla pena di morte nei confronti di manifestanti, dissidenti e membri di gruppi minoritari; ribadisce l'invito al governo dell'Iran a introdurre una moratoria immediata sull'uso della pena di morte, quale misura verso l'abolizione della stessa, e a commutare tutte le condanne a morte.
Sulla stessa questione si è espresso anche l’Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza stigmatizzando la decisione delle pertinenti autorità iraniane di limitare drasticamente l'accesso a internet e di bloccare le piattaforme di messaggistica istantanea, che viola palesemente la libertà di espressione, ribadendo che: "Per l'Unione europea e i suoi Stati membri, il diffuso e sproporzionato ricorso alla forza nei confronti di manifestanti non violenti è ingiustificabile e inaccettabile. Gli abitanti dell'Iran, come di qualsiasi altro paese, hanno il diritto di manifestare pacificamente. Tale diritto deve essere garantito in ogni circostanza.L'UE e i suoi Stati membri esortano le autorità iraniane a rispettare rigorosamente i principi sanciti nel Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, di cui l'Iran è parte. Ci aspettiamo pertanto che l'Iran ponga immediatamente fine alla violenta repressione delle proteste e garantisca l'accesso a internet, nonché il libero flusso di informazioni. Ci aspettiamo altresì che l'Iran chiarisca il numero di persone decedute e arrestate, rilasci tutti i manifestanti non violenti e garantisca un giusto processo a tutte le persone detenute. L'uccisione di MahsaAmini deve inoltre essere oggetto di debita indagine e qualsiasi persona di cui sia comprovata la responsabilità nella sua morte deve essere chiamata a risponderne. Prendiamo atto della dichiarazione del presidente iraniano al riguardo.”
A questo proposito, la risoluzione si conclude con un invito alla Commissione europea a prendere in considerazione, nel rigoroso rispetto dei principi di necessità e proporzionalità, la possibilità che i fornitori di servizi di comunicazione con sede nell'UE offrano strumenti, tra cui sistemi di videoconferenza, piattaforme di e-learning, mappe web e servizi cloud, alle persone in Iran, così da garantire che abbiano accesso agli strumenti e alle piattaforme online di cui hanno bisogno per esercitare i loro diritti umani. Infine, i deputati e le deputate esprimono preoccupazione per le continue attività di lobbying verso le istituzioni europee da parte di associazioni islamiste reazionarie, che possono equivalere a ingerenze straniere nelle nostre democrazie.