Il lavoro minorile in Europa: una realtà tutt’altro che scomparsa

13.09.2013

Il lavoro minorile in Europa: una realtà tutt’altro che scomparsa

A lanciare l’allarme è il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa Nils Muižnieks che, nel “Human Rights Comment” del 20 agosto (il canale di comunicazione ufficiale del Commissario), dà conto dei primi esiti delle ricerche condotte in materia dal suo ufficio: non solo il problema del lavoro minorile in Europa non si può dire risolto ma, a causa della crisi economica, sembra destinato ad aggravarsi progressivamente.
All’aumentare della disoccupazione e dei tagli ai sistemi assistenziali pubblici sembra corrispondere l’esigenza, in capo ad un numero sempre maggiore di famiglie, di sfruttare anche le risorse economiche minori causando, in molti casi, l’abbandono precoce del percorso scolastico.

La mancanza di dati in Europa – Uno degli aspetti più significativi della ricerca compiuta dall’ufficio del Commissario risulta essere, paradossalmente, la mancanza di dati. Se a livello globale, con particolare attenzione ai paesi in via di sviluppo, i numeri di questo fenomeno non mancano (l’ILO, ad esempio, pubblica annualmente un report in materia), indagando a livello europeo le informazioni si fanno frammentarie e vaghe, quasi si trattasse di un argomento taboo. A mancare non sono solo dati significativi sulle dimensioni del fenomeno, ma anche e soprattutto informazioni precise sulle sue caratteristiche (tipo di impiego, ambiente di provenienza del minore, ecc).
Il Commissario per i diritti umani rileva inoltre come, nonostante molti Paesi presentino già una legislazione soddisfacente in materia di lavoro minorile, a non figurare siano spesso le attività di monitoraggio dell’efficacia e implementazione della stessa. Chiaramente questa mancanza di controlli ed informazioni rende estremamente difficile, se non impossibile, risolvere il problema: “Non si può combattere un problema senza informazioni sulla sua portata, genere ed effetti”, dichiara Muiznieks.
Effetti ulteriori di questa lacuna, ad alimentare una sorta di circolo vizioso, sono lo scarso interesse ed attenzione dimostrato da autorità ed istituzioni relativamente alla situazione in esame e la conseguente limitatezza di energie e risorse destinate ad attività di contrasto.

La situazione italiana – In un panorama europeo caratterizzato dalla quasi totale assenza di dati sul fenomeno, l’Italia sembra essere l’eccezione.
Nel giugno 2013 è stato difatti pubblicato un dossier congiunto di Save The Children Onlus e Associazione Bruno Trentin-Isf-Ires dal titolo “Game Over: indagine sul lavoro minorile in Italia”. Il dossier rende pubblici una serie di risultati preliminari dell’indagine nazionale condotta dai due enti, fornendo una panoramica sulla situazione del lavoro minorile in Italia.
Gli obiettivi dell’indagine sono diversi e vanno dal fornire i numeri relativi alle dimensioni del fenomeno del lavoro minorile in Italia all’identificare le condizioni di partenza che concorrono allo sviluppo dello stesso (i risultati di questa parte della ricerca verranno pubblicati unicamente in una prossima versione definitiva del dossier).
L’indagine si articola in tre fasi: una prima fase di mappatura delle aree a rischio di lavoro minorile tenuto conto di diversi fattori (composizione demografica, Pil pro capite, ecc); una seconda fase dedicata all’analisi quantitativa e diretta dunque ad effettuare una stima del numero, in percentuale, di minori che lavorano; ed infine una terza fase di analisi qualitativa del fenomeno (tipologia di impiego, motivazioni…).
Tra gli aspetti più interessanti del dossier, oltre a quello numerico citato dallo stesso Commissario nel suo Comment - che identifica nel 52% della popolazione minore la dimensione del lavoro minorile in Italia -, vi è l’esplicitazione di una generale difficoltà nella definizione del fenomeno, non solo perché sommerso ma anche perché caratterizzato da un insieme eterogeneo di esperienze accompagnate da una forte componente soggettiva.
L’attività lavorativa prestata all’interno del contesto familiare, ad esempio, spesso non viene percepita come tale dal minore, che fatica inoltre a riconoscere una situazione di illegalità in condizioni di lavoro rischiose per la salute, identificandola più facilmente con attività legate alla droga, spaccio e così via.

La tipologia di occupazione e le categorie a rischio - Stando ai dati riportati dal Commissario, molti dei bambini che lavorano in Europa svolgono mansioni estremamente pericolose nel settore agricolo, edile, in piccole fabbriche o sulla strada, correndo rischi incalcolabili per la propria salute ed integrità.
Tra i minori maggiormente a rischio in questo senso figurano i bambini Rom ed i minori stranieri non accompagnati.

Le disposizioni rilevanti – A livello internazionale, il minore è tutelato attraverso una serie di Convenzioni e Carte internazionali che, in maniera più o meno diretta, stabiliscono degli standard di protezione dello stesso.
A partire dalla UN Convention on the Rights of the Child, che riconosce i diritti del bambino a 360° (civili, culturali, economici, politici e sociali) ed è stata ratificata da tutti gli Stati membri dell’Unione Europea, passando attraverso la European Social Charter (ratificata solo da alcuni degli Stati membri UE) ed arrivando alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, nel corso degli anni la questione del lavoro minorile è stata sistematicamente oggetto di attenzione a livello sovrastatale.
Per citare solo alcuni esempi:
- l’articolo 7 della European Social Charter, contiene una serie dettagliata di disposizioni dirette a tutelare il minore in riferimento all’attività lavorativa, fissando l’età minima a 15 anni e richiedendone invece 18 per impieghi potenzialmente dannosi per la salute o l’educazione. Vengono inoltre disposte particolari tutele affinché l’obbligo scolastico venga assolto;
- l’articolo 32 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea vieta il lavoro minorile e fissa l’età minima per l’ammissione al lavoro all'età in cui viene assolto l’obbligo scolastico. Lo stesso articolo garantisce inoltre il minore dallo sfruttamento economico e da ogni impiego che possa “minarne la sicurezza, la salute, lo sviluppo fisico, psichico, morale o sociale o che possa mettere a rischio la loro istruzione”.

Alle disposizioni di natura sovranazionale si aggiungono poi, ovviamente, le singole normative nazionali.

L’importanza dell’istruzione e delle politiche sociali – “L’istruzione, piuttosto che il lavoro, per un bambino, è l’unico modo per garantire lo sviluppo di un paese” afferma il Commissario Muižnieks, segnalando l’esigenza di sfruttare e supportare in modo più appropriato una delle uniche armi di cui siamo dotati per combattere il problema del lavoro minorile: l’istruzione.
Non è un mistero infatti che ai dati sul lavoro minorile siano strettamente legati quelli sull’abbandono scolastico (dati ampiamente confermati dal dossier di Save the Children per l’Italia): più precoce è l’inizio del lavoro, tanto prima la scuola viene abbandonata, riducendo quasi fino a zero le possibilità per il minore di usufruire del cosiddetto ascensore sociale, emancipandosi rispetto al contesto di provenienza.
Giocano in questo senso un ruolo fondamentale le autorità statali, la cui attenzione nel perpetrare tagli indiscriminati ai finanziamenti al settore della formazione, viene richiamata severamente dal Commissario per i diritti umani: un sistema di istruzione di qualità, pienamente accessibile anche ai meno abbienti, è la soluzione più efficace che conosciamo per invertire l’attuale tendenza a mantenere inalterato lungo le generazioni “the cycle of poverty”.

Giulia Guietti

 

Per saperne di più:

Human Rights Comment del Commissario per i diritti umani del COE http://humanrightscomment.org/2013/08/20/child-labour-in-europe/#more-305
Dossier “Game Over” Save the Children e Associazione B. Trentin http://www.savethechildren.it/informati/pubblicazioni
Carta dei diritti fondamentali dell’Unione consultabile on line presso http://eur-lex.europa.eu/it/treaties/index.htm
Convention on the Rights of the Child consultabile on line presso http://treaties.un.org
European Social Charter consultabile presso http://hub.coe.int

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