Approvata la Relazione Finale della Commissione CRIM

09.10.2013

Approvata la Relazione Finale della Commissione CRIM

Il 17 settembre 2013 è stata approvata dalla Commissione speciale su Criminalità organizzata, corruzione e riciclaggio di denaro, la Relazione finale che ne chiude i 18 mesi di attività. Insieme alla Relazione è stato adottato il Piano D’Azione Europeo 2014-2019, agenda che stabilisce priorità e metodologie per la lotta alla criminalità organizzata a livello europeo e globale.

La Commissione – La Commissione speciale su Criminalità organizzata, corruzione e riciclaggio di denaro (CRIM) è stata istituita nel marzo del 2012 a seguito dell’approvazione della Risoluzione del Parlamento Europeo sul crimine organizzato del 2011. Fine primario della Commissione è l’individuazione, una volta stabilito l’impatto delle attività di stampo mafioso sull’economia e società dell’Unione, di atti legislativi e misure atte a fornire una risposta adeguata a queste minacce di livello nazionale, europeo e internazionale.
La CRIM, mettendo allo stesso tavolo le diverse istituzioni, gli organismi internazionali ed europei e le autorità investigative e giudiziarie nazionali, ha elaborato una strategia integrata e globale diretta a contrastare efficacemente i sistemi criminali e le attività connesse come la corruzione ed il riciclaggio di denaro.
I lavori della CRIM si sono svolti in due fasi: una prima fase di studio e analisi dell’entità ed impatto di questi fenomeni criminali, nonché dello stato di attuazione della legislazione, delle politiche e del ruolo delle Agenzie dell'Unione in materia, ed una seconda fase di elaborazione dei dati raccolti e di produzione di un organico e strutturato piano di contrasto a livello europeo, presentato nella Relazione finale.

Una definizione problematica – Il crimine organizzato, le mafie e i sistemi criminali rappresentano una concreta minaccia per la sicurezza e la libertà dei cittadini europei ed è per queste ragioni che il Parlamento Europeo, istituendo la Commissione Speciale, ha inserito il contrasto a tali fenomeni criminali tra le priorità dell’agenda UE e degli Stati membri.
Dall’inizio degli anni ’90 il tema della criminalità organizzata è entrato a far parte del panorama europeo con tutte le sue caratteristiche problematiche - natura mutevole e transnazionale delle sue attività, diversità di strutture e modus operandi, conseguente inadeguatezza delle misure e politiche esistenti, spesso obsolete prima di nascere –, rendendo evidente la necessità che qualsiasi politica in materia sia abbastanza ampia da poter ricomprendere tutti gli aspetti menzionati.
Le difficoltà, però, non sono poche.
Uno degli aspetti maggiormente discussi in relazione al fenomeno della criminalità organizzata è certamente la definizione della condotta da criminalizzare.
Le difficoltà nella sua formalizzazione si devono, in aggiunta alle già citate diversità nelle attività e strutture dei gruppi criminali, all’esistenza di differenze macroscopiche tra le legislazioni dei vari Stati membri, tali da rendere estremamente difficile trovare un compromesso a livello internazionale: se gli Stati riconducibili al modello di “civil law” tendono infatti a punire la partecipazione ad organizzazioni mafiose, e quelli di “common law” si concentrano invece maggiormente su accordi e collusione, in aree come la Scandinavia si preferisce l’applicazione delle comuni disposizioni penali invece di utilizzare fattispecie ad hoc. Non solo.
La spinosa questione definitoria si arricchisce della mancanza di omogeneità anche tra Stati virtualmente riconducibili alla stessa area, le cui legislazioni presentano spesso differenze sostanziali nella formulazione delle fattispecie.

I contenuti della Relazione - Nel tentativo di arginare la questione definitoria menzionata, la Commissione nella Relazione finale segnala, prima di tutto, la necessità del riconoscimento in tutti gli Stati di un reato di associazione mafiosa con identica fattispecie e pena: le differenti definizioni legali di “crimine organizzato” ostacolano gli sforzi nel coordinare a livello europeo la lotta contro le attività di stampo mafioso e quindi una definizione unica, che copra l’intero fenomeno, è essenziale.
Particolare attenzione viene data inoltre ai fenomeni della compravendita di voti e delle partite truccate, grosse fonti di guadagno – economico e non - per il crimine organizzato in Europa, che richiederebbero l’introduzione di nuovi reati ad hoc con pene adeguate.
In cima alla lista degli obiettivi da perseguire, la Commissione pone l’accento sulla necessità di attaccare le finanze e le risorse economiche del crimine organizzato attraverso il rafforzamento degli strumenti della confisca e del sequestro dei patrimoni criminali, accompagnato dallo sviluppo della cooperazione giudiziaria e di polizia tra gli Stati membri dell’UE.
In proposito, si muovono nella stessa direzione, anche la sollecitazione alla realizzazione di un quadro legale unico che permetta di applicare una sentenza emanata in uno degli Stati membri anche negli altri Paesi UE e la creazione della figura del procuratore europeo per coordinare le diverse indagini nazionali e combattere i crimini che colpiscono gli interessi finanziari dell’Unione.
Di fondamentale importanza sono poi le misure che, preso atto dei grandi benefici che possono derivare dal Mercato Unico, portano l’attenzione sulla necessità di evitare che singoli o aziende condannate per reati di stampo mafioso, corruzione o riciclaggio in uno degli Stati membri possano partecipare a gare ed appalti pubblici in altri Paesi dell’Unione.
A migliorare l’efficacia della lotta alla criminalità organizzata concorrono anche le proposte relative all’adozione di una nuova legislazione a protezione dei familiari e dei testimoni di giustizia sul territorio dell’Unione, che li aiuti a ricominciare una nuova vita, incentivandoli a collaborare con la giustizia.
Infine, è già oggetto di aspre critiche la proposta della Commissione di abolire il segreto bancario ed eliminare i paradisi fiscali europei, con l’intento di riutilizzare le risorse risultanti dalle conseguenti procedure civili o penali, per scopi sociali. Le perplessità in materia derivano in particolare dal fatto che della proposta rimarrebbe ben poca cosa se non fosse accompagnata da negoziati reali e seri con quei Paesi – tipo la Svizzera – in cui queste banche hanno la propria sede legale.

I commenti - Sonia Alfano, Presidente della Commissione, ha espresso recentemente soddisfazione per i risultati ottenuti, specialmente a fronte dell’iniziale diffidenza mostrata da molti dei membri della Commissione, convinti che il problema della criminalità organizzata fosse tutto italiano. L’enorme rilevanza della minaccia oggetto dei lavori della Commissione e gli incoraggianti risultati ottenuti dopo un solo anno e mezzo di lavoro, spingono la stessa Presidentessa ad auspicare che questa diventi permanente, senza rimanere una vicenda isolata: le numerose iniziative e proposte emerse dai lavori della Commissione necessitano infatti, per non rimanere parole al vento, che si mantenga alto il livello di attenzione ed interesse sul fenomeno.
Anche Salvatore Iacolino, membro della Commissione Speciale e relatore della Relazione finale, ha sottolineato il bisogno di considerare la lotta alla criminalità organizzata come una sfida europea che richiede uno sforzo corale: “Oggi abbiamo approvato un quadro europeo per combattere un problema europeo. Adesso tocca agli Stati membri seguire e portare avanti le misure proposte”.

Le prossime tappe – Verso la fine di ottobre la Relazione dovrebbe essere discussa in Parlamento Europeo per poi essere votata in seduta plenaria.

Giulia Guietti

Per saperne di più:
Commissione speciale CRIM
http://www.europarl.europa.eu/committees/it/crim/home.html;
CRIM-secretariat@europarl.europa.eu;

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