Un anno di ascolto, 500 minori alla Garante: “L’esperienza di questi mesi ci ha cambiati”

08.01.2021

Un anno di ascolto, 500 minori alla Garante: “L’esperienza di questi mesi ci ha cambiati”

Non si è arrestato in questi mesi di pandemia il percorso di ascolto e partecipazione dei minori portato avanti dalla Garante dell’infanzia che nel corso del 2020 ha incontrato, in presenza e online, 500 tra bambini e adolescenti di scuole di vario ordine e grado e Consigli comunali dei ragazzi del territorio.
Gli incontri svolti nelle scuole -spesso in giardino per assicurare distanziamento e ricambio d’aria- o su piattaforme in rete, sono stati organizzati grazie alla collaborazione di insegnanti ed educatori e  con il supporto dell’Area cittadinanza attiva dell’Assemblea e di Unicef Emilia-Romagna.

I diritti dei minori, il bullismo, il cyberbullismo e le problematiche legate alla pandemia sono stati i temi affrontati dai bambini e ragazzi durante il percorso. La Garante ha avuto modo di interfacciarsi con le emozioni  provate sia in relazione al lock down che alla ripresa scolastica con regole anti-Covid, che già si erano voluti indagare tramite l’Osservatorio costruito insieme ad Unicef. Sono emerse le difficoltà vissute durante la chiusura dovute alla mancanza degli amici, dei parenti, della scuola, dell’attività sportiva e del gioco all’aria aperta e la netta preferenza degli studenti per le lezioni in presenza che permettono sia di seguire meglio le spiegazioni che di stare insieme ai compagni. Ecco alcune frasi significative degli incontri.

Eravamo in troppi dentro casa a dover fare lavoro/lezioni on line e ci si litigava gli spazi; durante le video lezioni non avevo uno spazio per me e i miei genitori si intromettevano.

La DAD è stata di grande aiuto durante la pandemia, ma rispetto alle lezioni in presenza è molto più noiosa e dispersiva, mentre le spiegazioni dal vivo aiutano gli alunni ad una miglior comprensione.

Il bullismo toglie il diritto al movimento perché la vittima ha paura e si chiude in sé stessa e non esce da casa.

Gli adulti hanno una specie di pregiudizio su noi bambini, che ogni nostra richiesta sia un capriccio.

Mi sono sentita sola e spaventata perché i miei genitori erano positivi al virus e io dovevo stargli a distanza.

Non ho potuto festeggiare il mio compleanno con i miei amici e uscire un po' sentendomi libera di andare in giro.

Ho paura di essere contagiata ogni volta che esco e ho paura anche di non fare bene la mia parte.

È emerso il desiderio di poter nuovamente relazionarsi con amici e insegnanti in modo normale, vedere i visi, parlare senza mascherina, stare vicini, fare giochi di contatto e passare la ricreazione non suddivisi in comparti del giardino. Ugualmente, è anche venuta alla luce la capacità dei ragazzi di trarre aspetti positivi da questo periodo: aver imparato a utilizzare meglio la tecnologia, essersi cimentati in nuove attività (cucina, giardinaggio, ecc..), aver rafforzato i legami famigliari, aver potuto dormire di più, aver acquisito un maggior senso di responsabilità nei confronti propri e degli altri e un maggior interesse alle notizie di attualità.

Durante il lock down mi piaceva il silenzio e che si sentissero gli uccellini e altri suoni della natura.

L’esperienza di questi mesi ci ha cambiati, saremo meno altruisti perché ci siamo abituati a non poterci scambiare le cose; ci porta ad essere meno generosi e meno solidali perché abbiamo paura di condividere.

La scuola è un diritto, un dovere e un piacere. Ci aiuta a far sì che da grandi gli altri non possano decidere per noi, ci si possa contrapporre se non si è d’accordo.

Ci siamo resi conto che andare a scuola è specialissimo.

I bambini sono come l’acqua, che non ha una forma e si deve adattare al recipiente. Ma gli adulti devono ricordarsi che l’acqua è una cosa magnifica, che nutre e va valorizzata. (n.d.r. Metafora utilizzata da un bambino per spiegare l’importanza che gli adulti valorizzino i pensieri e le opinioni dei bambini).

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