Il vitto e gli alloggi

Quando aveva 14 anni, Charlotte Veresova fu deportata a Terezín da Praga, dopo essere stata separata dalla sua famiglia (padre ebreo e madre ariana). A Terezín tenne un diario, ma purtroppo le note non sono datate. Charlotte è sopravvissuta alla guerra; i seguenti estratti del diario furono pubblicati per la prima volta in Cecoslovacchia, nel 1965.

Sono passate tre settimane da quando sono venuta in questo strano posto, in realtà un ghetto. Ho letto una volta dei ghetti esistiti in passato, e non mi è mai passato per la testa che avrei provato anch’io una cosa simile. E’come se fossimo tornati indietro di alcune centinaia di anni.

Tutto è così strano; diverso da qualunque altro posto del mondo. Per esempio, la gente cammina sulla strada, non solo sul marciapiede, ma siamo talmente tanti che probabilmente sul marciapiede non ci staremmo. Comunque le macchine qui non circolano, quindi niente può metterci sotto. Dormiamo in cuccette, e dappertutto è ammassata tanta gente. I mariti e le mogli non vivono insieme e i loro figli vivono separati da loro in case o comunque si chiamino. Quando si sente la parola casa si immagina qualcosa di molto carino. Be’, è tutto molto diverso, perché così deve essere. […]

Ancora non ho appetito. Per la maggior parte del tempo mangio le nostre provviste, ma stanno lentamente scomparendo. Che cosa succederà poi? Qui il cibo puzza. Mi meraviglio che qualcuno possa mangiarlo. Gita dice che fra pochissimo tempo lo mangerò anch’io. Forse riceverò presto un pacco.

Questo è il menu per la cucina dei ragazzi. Fino a sedici anni ci viene dato del cibo migliore che agli altri.

                                           PRANZO                                                    CENA

Lunedì                            Minestra, miglio                                          Piccola pagnotta di pane

Martedì                          Minestra, patate, rape                                   Minestra

Mercoledì                       Minestra, patate, gulasch                              Piccola pagnotta di pane

Giovedì                           Minestra, gnocchi, sugo di carne                  Salsiccia, minestra

Venerdì                           Minestra, orzo                                            Focaccina

Sabato                            Minestra, patate, rape                                 Minestra

Domenica                       Minestra, pasta con crema                           20 gr  di 

                                                                                      margarina, un cucchiaio

                                                                                                    di marmellata

 

Il menu non sembra così male, ma è cucinato in modo impossibile e la minestra è sempre la stessa ogni giorno. Sembra acqua presa dal lavaggio dei pavimenti. Brr, in vita mia non ho mai mangiato minestre e queste non le mangerò di certo. Ci danno caffè nero per colazione e niente insieme (è una brodaglia).

Io e Tonicka siamo diventate amiche. Ci capiamo molto bene e abbiamo detto che avremo una comune nel senso che terremo tutto insieme. Pane, zucchero, margarina, pacchi da casa, anche quando una riceve più dell’altra. Così è meglio. Riusciamo ad avere solo un chilo di pane ogni tre giorni. Lo portano in vecchi carri funebri spinti a mano. In realtà, quello è l’unico mezzo di trasporto. Ci portano anche i cadaveri. Qualche volta riceviamo del pane ammuffito e quello è male. Tagliamo via la parte ammuffita e poi dobbiamo tagliare il resto in fette molto sottili per farlo bastare, e non ci importa dover mangiare del pane secco. Se solo ne riceviamo a sufficienza. Qualche volta ne taglierei un’altra fetta, ma non devo. Tonicka è una brava donna di casa. Io lo divorerei tutto e poi il terzo giorno non ne avrei più. Ora ho cominciato a pensare troppo al cibo. Qualche volta mangio persino le disgustose minestre, e solo poco tempo fa non l’avrei potuto neanche immaginare.

Qui ho imparato ad apprezzare le cose quotidiane che, se le avessimo avute quando eravamo ancora libere, non avremmo notato per niente. Come andare in un autobus o su un treno, o camminare liberamente per la strada, lungo un fiume, per esempio. O andare a comprare un gelato. Una cosa così normale ed è fuori dalla nostra portata.

(Ragazzi in guerra. Diari segreti di adolescenti europei nel secondo conflitto mondiale raccolti da Laurel Holliday, Milano, Il Saggiatore, 1996, pp. 143-145. Traduzione di P. Gherardelli)

Azioni sul documento