Vasilij Grossman sull'odio antiebraico

La propaganda sovietica si sforzò con ogni mezzo di negare l’evidenza del collaborazionismo, sostenendo che all’interno dell’URSS non esisteva l’odio tra le nazionalità e che i popoli sovietici, tutti uniti, difendevano la patria dall’invasore. Durante la guerra, Vasilij Grossman scriveva per un giornale dell’Armata Rossa. In questo racconto, intitolato “Il vecchio maestro” e pubblicato nel 1942, lo scrittore metteva l’accento sul fatto che i tedeschi non erano riusciti ad eccitare gli ucraini contro gli ebrei.

[I nazisti] resuscitano le forze occulte, attizzano gli odi, fanno rinascere i pregiudizi. E’ questa la loro forza. Dividete, eccitate e regnate. Far tornare le tenebre! Eccitare ogni popolo contro il proprio vicino, i popoli asserviti contro quelli che hanno salvaguardato la propria libertà, gli uomini che vivono al di là dell’Oceano contro quelli che vivono al di qua, e poi tutti i popoli della Terra contro il popolo ebraico. Eccitate e regnate. Non che il mondo manchi di oscurantismo e crudeltà, di superstizioni e pregiudizi! Ma si sono sbagliati. Hanno scatenato l’odio, e ne è risultata la compassione. Volevano suscitare una gioia malvagia, l’accanimento, offuscare la ragione dei grandi popoli. Ora ho visto con i miei occhi, ho provato io stesso che l’orribile destino degli ebrei non fa nascere nei russi e negli ucraini che una profonda compassione; che trovandosi a subire anch’essi il peso del terrore tedesco, sono pronti a fare tutto quel che possono per venire in aiuto degli ebrei. Ci proibiscono di comprare il pane, di andare a prendere il latte al mercato, e sono i nostri vicini che si incaricano di fare queste commissioni per noi. Moltissime persone sono venute a consigliarmi dove potermi nascondere. Molte altre mi mostrano simpatia. Certo, noto anche l’indifferenza. Ma l’odio, la gioia di vederci morire, quella non l’ho incontrata tanto spesso; tre o quattro volte in tutto. I tedeschi si sono sbagliati. I loro ragionieri hanno commesso un errore.

(V. Grossmann, Anni di guerra, Napoli, l’ancora, 1999, p. 23. Traduzione di M. Bellini)

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