Le deportazioni della polizia sovietica dalla Lituania
Sullo stato d’animo della popolazione [lituana – n.d.r.] influì sensibilmente la deportazione di un grandissimo numero di persone nelle zone orientali dell’Unione Sovietica. Otto giorni prima dell’inizio delle operazioni militari, precisamente il 13 giugno 1941, in tutti i paesi baltici, Lituania, Estonia, Lettonia, e in base a liste preventivamente compilate, si effettuarono massicci arresti e deportazioni di quanti venivano dichiarati elementi indesiderati per il potere sovietico. Il terrore dilagò fra le popolazioni di quei paesi. Notte e giorno, per un’intera settimana, persone vennero arrestate nelle città e nei villaggi e portate alle stazioni ferroviarie, dove le caricavano su vagoni merci, già allestiti in precedenza. Lunghi convogli colmi di deportati – in alcuni vagoni stavano le donne con i figli, in altri gli uomini – avanzavano lungo le ferrovie baltiche o sostavano per ore nelle principali stazioni. I vagoni erano sbarrati da assi inchiodate a forma di croce, da una piccola apertura quadrata, ricavata nella parte bassa della porta, defluivano i rifiuti. Era un’estate caldissima. Gli arrestati, chiusi come bestie nei vagoni soffocanti, erano sfiniti dalla mancanza di spazio, dalla sete, dalla fame, ma i soldati dell’NKVD [la polizia politica sovietica – n.d.r.] che sorvegliavano i convogli non facevano avvicinare nessuno che avrebbe potuto dare loro un po’ di pane, del latte, dell’acqua. Era uno spettacolo terribile.
Questa deportazione ebbe tragiche conseguenze per l’armata sovietica all’inizio del conflitto, in quanto influenzò il comportamento della popolazione locale dopo l’ingresso dei tedeschi. A molti i tedeschi apparvero effettivi o possibili salvatori da una futura deportazione; senza sforzo alcuno i tedeschi si acquistarono dei nuovi amici e, in breve, degli zelanti esecutori delle azioni da loro intraprese.
La deportazione in massa della popolazione si rivelò inoltre un vantaggio per il comando tedesco: tutti i vagoni merci presenti nei territori baltici erano stati sequestrati per i deportati , le principali stazioni erano bloccate dai convogli in transito o in sosta; in definitiva, quando il comando supremo dell’Armata Rossa ebbe necessità di trasferire in quella zona nuovi contingenti, si trovò che non c’erano vagoni né tratte ferroviarie libere.
(G. Shur, Gli ebrei di Vilna. Una cronaca dal ghetto 1941-1944, Firenze, Giuntina, 2002, pp. 31-32)