La liquidazione dei kulak in una testimonianza letteraria

Lo scrittore ebreo sovietico Vasilij Grossman scrisse Tutto scorre... tra il 1955 e il 1963. Pur essendo un romanzo, si basa comunque su testimonianze dirette raccolte dall’autore, che in questa pagina cerca di ricostruire il clima ideologico che rese possibile la deportazione dei cosiddetti kulak, negli anni 1930-1931.

Messi in prigione i padri, all’inizio del 1930 cominciarono a prendere le famiglie. A questo punto la sola GPU non bastò, furono mobilitati gli attivisti, tutta gente come noi, che conoscevamo; a questi però cominciò a dar di volta il cervello: come affatturati [= impazziti, per effetto di una stregoneria – n.d.r.], minacciano con i cannoni, chiamano i bambini dei kulaki <<figli di puttana>>, gridano loro <<sanguisughe!>> - e intanto quelle sanguisughe restavano loro stesse senza una goccia di sangue nelle vene, pallide come un cencio dalla paura. Gli occhi degli attivisti erano di vetro, come quelli dei gatti. E sì che, per lo più, era proprio gente del paese. Un vero sortilegio: così montati erano, da non poter toccare niente: una salvietta era cosa immonda, non parliamo poi di sedersi alla tavola di un parassita, persino un bambino di kulaki gli faceva ribrezzo, una ragazza poi era peggio di un pidocchio. Guardano quella gente da dekulakizzare come fosse del bestiame, dei porci, per loro tutto nei kulaki è repellente: non hanno personalità né anima, e puzzano, e sono tutti sifilitici, e – quel che più conta – sono nemici del popolo e sfruttano il loro altrui. [...]

Quelle parole cominciarono a fare effetto anche su di me, che ero proprio una ragazzetta; allora – e assemblee, e corsi sociali d’istruzione, e trasmettono per radio, e proiettano al cinema, e scrittori che scrivono, e Stalin in persona – tutti a battere sullo stesso tasto: i kulaki sono dei parassiti, bruciano il grano, ammazzano i bambini. Ce lo dichiaravano apertamente: bisognava sollevare contro di loro la collera delle masse, distruggerli tutti in quanto classe, i maledetti... Anch’io cominciai a restarne affascinata; mi convincevo sempre più che tutti i guai provenissero dai kulaki, e che se li avessimo distrutti, per i contadini sarebbero subito giunti tempi felici.

Niente pietà per loro: non erano degli uomini, non capivi neppure che razza di esseri fossero.

(V.S. Grossman, Tutto scorre..., Milano, Adelphi, 1987, pp. 133-134. Traduzione di G. Venturi)

Azioni sul documento