Il grande terrore

Gli anni terribili
IMG_024.jpgA partire dal 1935, sull’URSS si riversò una formidabile ondata di terrore, che toccò il proprio culmine negli anni 1937-1938. Il dato più impressionante riguarda le condanne a morte, che furono (stando ai documenti ufficiali) 681 692 (353.074 nel 1937 e 328.618 nell’anno seguente). Sempre secondo i dati ufficiali, nell’intero arco di tempo 1921-1940 le condanne a morte sarebbero state 749.421: le esecuzioni degli anni terribili, dunque, rappresentano ben l’85% del totale. A questi dati, vanno poi aggiunti i morti per tortura durante le indagini e quelle che la polizia definiva esecuzioni supplementari non ratificate. Sommando anche tutti questi decessi, è verosimile parlare di 800 000 morti violente negli anni 1937-1938.

Il gruppo più numeroso che venne preso di mira fu quello denominato, in modo alquanto vago, degli "ex kulak, criminali e altri elementi antisovietici". Questa "operazione repressiva di massa", pare, provocò la morte di 320.000 individui, molti dei quali erano effettivamente ex kulak, cioè contadini deportati nel 1930-1931, che erano riusciti a fuggire dalle zone remote in cui erano stati confinati: i documenti, ad esempio, registrano 207.010 fughe nel 1932 e 215.856 fughe nel 1933. Ovviamente, Stalin temeva questi individui, che avevano vissuto la terribile esperienza della deportazione; la paura principale del dittatore era che, in caso di conflitto con una potenza straniera, essi avrebbero costituito una specie di quinta colonna interna ostile.

L'allargamento della violenza e della repressione

Per lo stesso motivo, il grande terrore degli anni 1937-1938 colpì molto duramente anche tutte le minoranze nazionali (tedeschi, polacchi, estoni, lettoni, ucraini...) presenti sul territorio sovietico. Un ordine emanato personalmente da Stalin il 20 luglio 1937, ad esempio, recitava: "TUTTI i tedeschi che lavorano nelle nostre fabbriche militari e chimiche, nelle centrali elettriche e nei cantieri delle grandi opere in TUTTE le regioni debbono essere TUTTI arrestati". Furono circa 72.000 i cittadini sovietici di origine tedesca arrestati durante il Grande Terrore; un prezzo ancora più alto, però, fu pagato dai polacchi (in Ucraina e in Bielorussia), con 120.000 arresti.

La repressione colpì anche moltissimi cittadini sovietici che si consideravano veri comunisti fedeli a Stalin, ma che ugualmente (in base all’art. 58 Codice penale) vennero condannati ai lavori forzati in lager. Solo nel 1937, furono internati nel GULag 700.000 prigionieri.

Stando alle testimonianze dei detenuti più critici nei confronti del sistema staliniano, solo pochissimi dei comunisti arrestati assunsero atteggiamenti ostili. In genere, approvavano la repressione generalizzata, ritenevano che Stalin e le autorità fossero nel giusto e che solo nel loro caso specifico avessero commesso un clamoroso errore.

Infine, nel 1937, venne colpita anche l’Armata Rossa, con l’arresto del maresciallo Michail Tuchacevvskij (il comandante che aveva guidato le azioni repressive a Kronstadt e a Tambov) e sette generali. Nel complesso, tra il maggio 1937 e il settembre 1938 furono arrestati o espulsi 35.000 ufficiali.

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