Il canale Mar Bianco-Mar Baltico

Il Belomorkanal
IMG_023.jpgNel novembre 1931, Naftalij Frenkel’ raggiunse il vertice del suo potere, in quanto fu posto a capo del primo grande progetto che vide l’uso massiccio di manodopera tratta dai lager: il canale destinato ad unire il Mar Bianco al Mar Baltico (chiamato in russo Belomorkanal). L’idea di un canale nell’estremo nord della Russia europea va attribuita direttamente a Stalin, che oltre tutto fissò con precisione anche i tempi di realizzazione: venti mesi al massimo.

In questo arco temporale così compresso, i detenuti furono obbligati a scavare (nel terreno roccioso, o gelato) per più di 200 chilometri, nonché a costruire 5 dighe e 19 chiuse. La decisione fu presa nel febbraio 1931; in settembre, iniziarono i lavori. Nell’agosto 1933, il canale fu completato e ufficialmente inaugurato da Stalin, con un viaggio in battello.

Per costruire il canale, vennero trasferiti moltissimi detenuti dalle Solovki (che, in pratica, si trasformarono in un semplice carcere di sicurezza) e organizzato un vasto campo di lavoro correzionale. Denominato Belbaltlag, vide impegnati complessivamente 170.000 detenuti, 25.000 dei quali morirono durante i lavori di costruzione.

 

Assenza di tecnologia e propaganda

La costruzione del Belomorkanal fu caratterizzata da una quasi totale assenza di tecnologia. Tutti i lavori, anche i più duri, impegnativi e faticosi, furono condotti senza macchine, con attrezzature quanto mai primitive (rozze pale, picconi, mazze, vanghe e carriole di legno...) o addirittura a mani nude. Per questo, fu necessario concedere premi e incentivi di vario tipo ai lavoratori d’assalto che, malgrado le difficoltà, riuscivano comunque a far procedere il lavoro. Ai più laboriosi, vennero concesse razioni alimentari pienamente soddisfacenti e persino promessa un’abbreviazione della pena: per ogni tre giorni di lavoro in cui raggiungeva la norma che gli era stata assegnata, il detenuto poteva riscattare un giorno di pena. Quando il canale fu completato, vennero in effetti liberati 12 484 prigionieri.

Il canale del Mar Bianco fu l’unica impresa grandiosa, condotta con il contributo di lavoro forzato, che venne celebrata apertamente dalla propaganda sovietica. Le difficoltà e persino le carenze tecniche non vennero minimamente taciute. Tuttavia, l’accento era posto sul fatto che migliaia di cittadini sovietici erano riusciti a superare tutti i problemi e a completare l’impresa.

Il ruolo di regista della propaganda fu assegnato, di nuovo, a Maksim Gork’ij, che nell’estate del 1933 guidò un gruppo di scrittori a visitare il canale. Insieme, questi intellettuali stesero poi un libro (intitolato Kanal imeni StalinaIl canale Stalin) che narrava in tono epico la costruzione dell’opera. Mentre non si parla, ovviamente, dei morti, spesso si descrive i detenuti come dei penitenti, che grazie al duro lavoro finalmente comprendono i loro errori politici e guardano al canale come ad un’eccezionale occasione di riscatto personale.

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