Il disprezzo di Himmler nei confronti degli omosessuali

Pronunciate durante un discorso pubblico, a un raduno di ufficiali delle SS il 18 febbraio 1937, le seguenti parole esprimono con estrema chiarezza la viscerale omofobia di Heinrich Himmler, principale regista della persecuzione condotta dai nazisti contro gli omosessuali tedeschi.

Vorrei approfondire un paio di idee in merito. Alcuni omosessuali hanno idee del tipo: quello che faccio è affare mio, una questione puramente privata. Tuttavia, qualsiasi cosa accada nella sfera sessuale non è di competenza solo del singolo individuo, ma riguarda la vita e la morte della nazione, significa dominio del mondo o regressione alla elvetizzazione [= una debolezza politica e militare paragonabile a quella di un piccolo Stato come la Svizzera - n. d. r.].

Il popolo che produce molti figli pone la propria candidatura al potere e al dominio mondiali. Un popolo di razza sana con scarsa prole ha un biglietto di sola andata per la tomba, per una situazione di irrilevanza entro cinquanta o cento anni, per la sepoltura entro duecentocinquant'anni...

Dobbiamo quindi mettere ben in chiaro che il continuare a portare questo fardello senza reagire significa la fine della Germania e del mondo germanico. Purtroppo le cose non sono semplici come per i nostri padri. Gli omosessuali, chiamati Urning, venivano annegati negli stagni. Gli studiosi che scoprono i resti di cadaveri nelle torbiere, probabilmente non si rendono conto che in novantanove casi su cento si trovano di fronte a un omosessuale, annegato in uno stagno coi suoi vestiti e tutto. Non era una punizione, ma semplicemente l'estinzione di una vita anormale. Bisognava estirparla come si estirpano le erbacce, se ne fa un mucchio e poi vi si dà fuoco. Non era sentimento di vendetta, ma i segnati dovevano andarsene.

(M. Burleigh - W. Wippermann, Lo stato razziale. Germania 1933-1945, Milano, Rizzoli, 1992, p. 171. Traduzione di O. Fenghi)

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