L'inutile denuncia di uno scalpellino austriaco

Johann Steinmüller era un abile lavoratore della pietra: uno di quegli specialisti civili liberi, che i nazisti mantennero in servizio, visto che i detenuti potevano svolgere solo i lavori più pesanti e non qualificati. Il 27 maggio 1939, Steinmüller fu licenziato perché – recita il rapporto della Gestapo - "malgrado i ripetuti avvertimenti si intratteneva in conversazioni private con gli internati e si era reso colpevole di altri rapporti furtivi".

In seguito, fu denunciato da una cameriera perché, in birreria, aveva denunciato a voce alta quanto aveva visto a Gusen. Dopo essere stato arrestato e condotto in custodia protettiva a Buchenwald, il 21 marzo 1940 fu condannato a scontare otto mesi di prigionia.

Il testo seguente riporta le parole che Steinmüller avrebbe pubblicamente pronunciato, e per le quali venne denunciato.

Le cose non vanno più bene tra noi, a Gusen. Recentemente hanno sparato ad alcuni internati, uno dei quali non è morto immediatamente. Lo hanno lasciato agonizzare per un certo periodo, fino a che una SS di guardia ha avuto compassione e gli ha dato il colpo di grazia. Naturalmente [egli lo ha fatto] con un fucile mitragliatore; sono totalmente incapaci di sparare con un’arma diversa. Per questo la gente di Gusen è in fermento.

(G. J. Horwitz, All’ombra della morte. La vita quotidiana attorno al campo di Mauthausen, Venezia, Marsilio, 1994, p. 57. Traduzione di G. Genovese)

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