Verso il regime totalitario
La rivolta di Kronstadt
I marinai della vicina base navale Kronstadt, che ospitava la flotta del Baltico, erano molto sensibili alle notizie che arrivavano dalla ex-capitale. Nel 1917, si erano schierati compatti per Lenin; molti di loro, però, erano di origine contadina e, quando ricevevano notizie dalle famiglie, sentivano parlare solo di violenze, di requisizioni forzate, di fame. Il nuovo regime che i marinai avevano contribuito a costruire sembrava non garantire nulla di quanto aveva promesso.
Il 28 febbraio 1921, dopo che una delegazione di marinai tornò da Pietrogrado e informò gli altri soldati delle durissime condizioni di vita dei lavoratori delle fabbriche della città, i marinai si riunirono in assemblea e stesero un documento molto critico nei confronti del governo e chiesero la liberazione di "tutti i prigionieri politici appartenenti a partiti socialisti", nuove elezioni e libertà di parola, di assemblea e di stampa.
La Nuova Politica Economica
Di fronte alla secca risposta negativa del partito, i marinai proclamarono che era tempo di procedere ad una terza rivoluzione, la quale avrebbe dovuto combattere e rovesciare la commissariocrazia. Per Lenin si trattava di una sfida inaccettabile. Il 7 marzo, il generale Tuchacevskij (che poco più tardi avrebbe schiacciato anche la rivolta contadina di Tambov) iniziò l’attacco alla fortezza di Krostadt, che capitolò il giorno 18 marzo.
Pur avendo usato il pugno di ferro contro i marinai ribelli, Lenin si rese comunque conto della gravità della situazione. Pertanto il 15 marzo 1921 (mentre ancora erano in corso le operazioni militari per espugnare Kronstadt) al X Congresso del Partito Lenin presentò la cosiddetta Nuova Politica Economica (NEP), in virtù della quale cessarono le requisizioni di grano.
Ai contadini era chiesta solo un’imposta in natura; il resto del raccolto avrebbero potuto venderlo liberamente sul mercato. Per Lenin era una dura sconfitta, e il leader bolscevico ne era consapevole. Per questo, lo stesso Congresso (il 16 marzo) approvò una mozione in cui si chiudeva qualsiasi discussione interna al partito.