Imbarazzo e propaganda

I prigionieri socialisti
Isole Solovki 1924. Alloggi dei detenuti. La sveglia della X brigata. I detenuti più imbarazzanti e problematici, per le autorità sovietiche, erano quelli di sinistra. Si trattava di menscevichi (socialisti marxisti, che criticavano i bolscevichi per la loro fretta rivoluzionaria e la durezza della loro dittatura), socialrivoluzionari (vicini soprattutto alle esigenze dei contadini), anarchici e marinai ribelli di Krostadt.

Questi prigionieri chiedevano con insistenza condizioni di detenzione civili e a volte erano capaci di organizzare proteste collettive (scioperi della fame, ad esempio). Per questo motivo, quando vennero portati alle Solovki (a partire dal giugno 1923) si cercò di tenerli lontani e isolati dagli altri, relegandoli in un eremo (chiamato Savvatievo, perché dedicato a san Savvatij) all’interno dell’Isola Grande. In un primo tempo, le autorità del campo concessero loro di non lavorare, di potersi muovere con relativa libertà entro i confini del campo, di leggere libri e riviste. Già nel dicembre 1923, però, la repressione colpì pesantemente anche i detenuti di sinistra, sei dei quali furono uccisi durante una protesta collettiva contro alcune nuove norme che introducevano il coprifuoco.

I film di propaganda

I detenuti socialisti avevano molti contatti con l’estero e riuscirono a far filtrare precocemente fuori dall’URSS molte notizie sulle violenze che avvenivano all’interno dei lager russi. Nel 1925, il governo decise di spazzare via questo gruppo di prigionieri privilegiati. Il 17 giugno, i socialisti dell’eremo di Savvatij furono trasferiti e smistati a piccoli gruppi in varie carceri della Russia centrale e degli Urali.

Nel 1927-1928, per rispondere alle insistenti voci di violenze e torture, che circolavano sia all’interno dell’URSS che all’estero, alle Solovki venne girato un film con finalità propagandistiche.

Nelle intenzioni di coloro che girarono il filmato (la regia fu affidata a A.A. Cerkasov, mentre G.S. Savcenko svolse la funzione di capo operatore), si doveva mostrare che i nemici della rivoluzione imparavano tramite il lavoro a trovare il loro posto nella nuova società gestita dagli operai e dai contadini.

Tutto doveva apparire sereno ed efficiente, sobrio, ma sano e confortevole, a cominciare dagli alloggi degli internati. La realtà, ovviamente, era ben diversa.

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