L'Ungheria durante la seconda guerra mondiale

La situazione politica

Auschwitz-II-Birkenau 1944. L’arrivo degli ebrei ungheresi. Dall’album Il trapianto degli ebrei di Ungheria, realizzato dai nazisti ad Auschwitz nell’estate 1944.Alla fine dell’800, la situazione degli ebrei ungheresi era molto positiva. Nel vasto contesto del multietnico impero asburgico, gli israeliti godevano di una completa parità giuridica; la maggior parte di loro aveva abbandonato l’yiddish per il magiaro e molti, nei centri urbani, si occupavano di commercio, in una regione in cui la nobiltà era invece dedita esclusivamente all’agricoltura. Negli anni Venti, nonostante costituissero il 5,9% della popolazione, il numero degli ebrei attivi nel commercio era uguale a quello totale degli ungheresi dediti a questa attività. Rappresentavano il 59,9% dei medici, il 50,6% degli avvocati, il 34,3% dei musicisti. Nel 1930 il 61,7% delle società commerciali con più di venti dipendenti era di proprietà di ebrei, come pure il 47,4% delle più grandi industrie. Insomma, nella borghesia ungherese, gli ebrei occupavano un posto centrale e rilevantissimo.


La disfatta del 1918, tuttavia, trasformò completamente l’Ungheria, che perse il 70% del territorio, compreso ogni sbocco al mare, e il 60% della popolazione. Nel marzo del 1919, il paese fu sconvolto da una breve esperienza rivoluzionaria comunista, guidata da Béla Kun, un transilvano ungherese di origini ebraiche, che durante la guerra era stato prigioniero dei russi ed era poi diventato un fanatico discepolo di Lenin. Su 26 ministri e viceministri, ben 20 erano ebrei: il mito della rivoluzione giudaico-bolscevica sembrava divenuto realtà, per quanto la borghesia ebraica fosse un bersaglio dei comunisti, né più né meno dell’aristocrazia magiara.

Nell’estate 1919, un intervento militare congiunto di romeni e francesi insediò al potere, in veste di reggente, l’ammiraglio Miklos Horthy, un anziano eroe della marina, legato alla vecchia classe dirigente.

L’alleanza con la Germania

Il trauma della rivoluzione ebraica e il desiderio di rivincita fecero crescere l’intolleranza, il nazionalismo e l’odio per tutti coloro che sembravano diversi dai veri magiari. A partire dal 1933, la Germania divenne il principale alleato di un’Ungheria decisa ad ingrandirsi e a tornare forte. Nel 1938, ad esempio, dopo la Conferenza di Monaco, l’Ungheria approfittò della situazione per occupare la Slovacchia meridionale. Tra il 1939 e il 1941, furono approvate diverse leggi antisemite, che limitarono al 6% la presenza ebraica in tutti i settori professionali e infine proibirono i matrimoni (e, proprio come le leggi di Norimberga, anche i rapporti sessuali) fra ebrei e magiari.


Nel 1941, l’Ungheria partecipò all’aggressione nazista contro l’URSS, ma l’esercito ungherese non si distinse per particolari violenze o massacri, in territorio sovietico. Dopo la disfatta di Stalingrado, che praticamente spazzò via il corpo di spedizione ungherese, il governo iniziò a prendere contatti con gli alleati, per giungere ad una pace separata.

Consapevoli di questo tentativo compiuto da Horthy, i tedeschi occuparono l’Ungheria e privarono di qualsiasi autorità l’anziano ammiraglio (19 marzo 1944). Infine, i nazisti favorirono un colpo di Stato, cosicché il potere passò a Ferenc Szálasi, capo del movimento filonazista delle Croci frecciate (16 ottobre 1944). Infine, il 18 gennaio 1945, anche le ultime forze tedesche che avevano cercato di difendere Budapest si arresero all’Armata Rossa.

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