Gli ultimi mesi di Auschwitz

Insieme altri due sopravvissuti del Sonderkommando (Alter Feinsilber e Henryk Tauber), Schlomo Dragon – che aveva lavorato ai crematori di Birkenau – rese una dettagliata deposizione di fronte alla Commissione d’inchiesta sui crimini nazisti in Polonia. La loro testimonianza, resa nella primavera 1945, è una delle prime fonti dirette sulla procedura di sterminio seguita ad Auschwitz sulla rivolta del 7 ottobre 1944 e sulla distruzione dei grandi Crematori di Auschwitz II.

Il crematorio V ha funzionato sino agli ultimi giorni in cui sono rimasti i tedeschi nel campo. Lo hanno fatto saltare con la dinamite poco prima della loro fuga. È successo il 20 gennaio 1945 [secondo altre testimonianze, il Crematorio V fu distrutto più tardi, dopo il 22 gennaio, forse addirittura il giorno 26 – n.d.r.]. Nell’ultimo periodo, si è bruciata solamente la gente morta o ammazzata nel campo. Non sono più state fatte gassazioni di persone. Il funzionamento del crematorio [V] era assicurato da 30 persone del Sonderkommando. Le altre erano impiegate nello smontaggio dei crematori II e III. Io stesso ho lavorato a questo smontaggio.

Alla fine di maggio 1944, sono stato trasferito con tutto il Sonderkommando dal blocco 11 della sezione BII al crematorio IV, dove ho alloggiato sino all’ottobre 1944. Come ho detto in precedenza, nell’ottobre 1944 alloggiavano circa 700 prigionieri [per l’esattezza, 663 – n.d.r.] in questi crematori. Poiché in quel periodo non era più richiesta tutta questa gente per il loro funzionamento, avevamo paura di essere gassati a nostra volta e così abbiamo deciso di sollevarci. Lo stavamo progettando già da diverso tempo, avevamo preso contatti e [stabilito] rapporti con l’esterno, avevamo fabbricato delle granate, avevamo delle armi e un apparecchio fotografico, e aspettavamo l’inizio della terza offensiva sovietica. In effetti eravamo convinti che la nostra azione avrebbe avuto successo solamente nel caso dell’offensiva. In ottobre, la situazione ci è sembrata molto grave e abbiamo deciso di non attendere più e così abbiamo dato inizio alla nostra azione. Non mi ricordo la data esatta [= era il 7 ottobre 1944 – n.d.r.]. So con certezza che era un sabato, quando ci siamo buttati sulle guardie SS e ne abbiamo ferite 12. Qualcuna di loro deve essere anche morta. Contemporaneamente, avrebbero dovuto entrare in azione i prigionieri dei crematori II e III. Il Sonderkommando del crematorio III non ha, però, fatto tempo a iniziare la sua azione. I rinforzi delle SS sono arrivati immediatamente nella zona del nostro crematorio. Diverse compagnie hanno accerchiato tutto il terreno. 500 prigionieri sono stati ammazzati, mentre gli altri sono riusciti a salvarsi, nascondendosi. Io mi sono nascosto sotto un mucchio di legna, Tauber nel condotto del camino del crematorio V. Tutti noi, sopravvissuti, siamo stati trasferiti nel crematorio III e stesi per terra. Ci hanno tenuti vivi perché volevano condurre un’inchiesta e smantellare la nostra organizzazione. Non ci sono riusciti, nonostante le frequenti perquisizioni personali e le perquisizioni dei blocchi, per il fatto che dopo il fallimento della azione siamo riusciti a sotterrare tutto il materiale e specialmente le granate, rinunciando a ogni azione clandestina.

Sono rimasto nel crematorio III sino al novembre 1944, in seguito tutto il Sonderkommando è stato trasferito nel campo BIId, dove sono stato nel blocco 3. A partire dall’ottobre 1944, e cioè dopo l’insurrezione che ho descritto, ho lavorato alla demolizione dei crematori, in particolare al crematorio IV. Poiché si era incendiato durante l’insurrezione, abbiamo abbattuto solo i muri. Le parti metalliche dei forni sono state trasportate ad Auschwitz, dove ancora si trovano presso la Bauhof [= il deposito dei materiali edili – n.d.r.]. Gli altri prigionieri del Sonderkommando hanno lavorato durante quel periodo allo smontaggio dei crematori n. II e III. Hanno iniziato nel novembre 1944 e, da quello che ci dicevano, i pezzi in ferro, dei forni, le porte, i sistemi di ventilazione, i banchi, le scale e altri componenti che oggi si trovano nella Bauhof, dovevano essere inviati a Goss-Rosen.

Ripeto, che tanto nei Bunker n. 1 e n. 2, quanto nei crematori n. IV e V, erano montate le stesse porte e le stesse ante alle finestre: erano di legno spesso, pesanti, con delle scanalature munite di feltro per un migliore isolamento. Le porte venivano chiuse con due grossi catenacci di ferro, che venivano avvitati per una migliore chiusura ermetica. Le porte dei Bunker non avevano spioncini. Le porte che conducevano nelle camere a gas di tutti i crematori (II-IV) erano invece dotate di queste piccole finestrelle. I crematori II e III non avevano ante di legno, perché il gas veniva introdotto da alcune aperture nel soffitto. Queste aperture venivano chiuse con dei coperti in cemento. […]

Sono rimasto nel blocco 3 del campo BII sino all’inizio del gennaio 1945. Poi, sono stato trasferito insieme a tutto il Sonderkommando, nel blocco 16, da dove siamo stati evacuati il 18 gennaio con un trasporto diretto nel Reich. Ci muovevamo a piedi e siamo riusciti, Tauber e io, a scappare, in prossimità di Pszczyna. Con me, aveva abbandonato Auschwitz l’intero Sonderkommando, cioè più di 100 persone. Ignoro chi sia sopravvissuto di loro. […] Dopo tutto quello che ho vissuto nel campo, ho i nervi a pezzi, e voglio assolutamente ritornare a una vita normale. Uscire dall’atmosfera del campo e dimenticare tutto quello che ho vissuto ad Auschwitz.

C. Saletti (a cura di), Testimoni della catastrofe. Deposizioni di prigionieri del Sonderkommando ebraico di Auschwitz-Birkenau (1945), Verona, Ombre corte, 2004, pp. 51-53. Traduzione di C. Saletti

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