Invettiva contro i cieli
IX. Ai cieli
1
E così avvenne… e questo fu l’inizio… Cieli, ditemi perché, perché!
Perché dobbiamo essere tanto umiliati in questo mondo?
La terra, sorda e muta, ha chiuso gli occhi… Ma voi cieli,
voi dall’alto avete visto tutto e non siete crollati dalla vergogna!
2
Non una nuvola ha coperto il vostro vile azzurro, che come sempre mostrava il suo falso splendore;
il sole, rosso come un carnefice feroce, ha continuato il suo corso;
la luna, come una vecchia puttana, come una peccatrice, è uscita di notte a passeggiare,
e le stelle ammiccavano luride come occhi di topi.
3
Basta! Non voglio più guardarvi, non voglio più vedervi…
O cieli falsi e bari, cieli infimi pur così in alto; o mio dolore!
Un tempo ho creduto in voi, vi ho confidato le mie pene e le mie gioie, le mie lacrime e i miei sorrisi –
voi non siete migliori della terra, di questo mucchio di letame!
4
Vi lodavo, cieli, vi esaltavo in tutti i miei canti.
Vi ho amato come si ama una donna. Ma ora se ne è andata, dissolta come schiuma.
Fin dall’infanzia il vostro sole, fiammeggiante nel tramonto,
l’ho somigliato alle mie attese: “Così svanisce la mia speranza, così sfuma il mio sogno!”.
5
Basta! Basta! Vi siete presi gioco di noi, del mio popolo e della mia stirpe!
Da sempre ci avete presi in giro – anche i nostri padri, anche i nostri profeti!
Verso di voi hanno alzato i loro occhi, nella vostra fiamma si sono accesi;
sempre fedeli, per nostalgia di voi si sono consumati. […]
13
Non c’è Dio in voi! Aprite le porte, cieli, spalancatele,
e lasciate entrare i figli del mio popolo massacrato, del mio popolo torturato.
Aprite le porte per la grande ascensione : un intero popolo crocifisso
Sta per arrivare… ognuno dei miei figli massacrati può essere un Dio!
Y. Katzenelson, Il canto del popolo ebraico massacrato, Firenze, Giuntina, 1998, pp. 77-81. Versione poetica di D. Vogelmann dalla traduzione dallo yiddish di S. Sohn