L'epidemia di tifo

Un pericolo sempre in agguato
Auschwitz, 17-18 luglio 1942. Heinrich Himmler (il primo da sinistra) in visita agli stabilimenti della IG Farben.Il pericolo più grave che incombeva sempre su tutti i campi di concentramento era quello delle epidemie di tifo esantematico (o petecchiale), trasmesso dai pidocchi. Ad Auschwitz, i primi detenuti malati furono individuati verso la fine del maggio 1942. Il 1° luglio 1942, tuttavia, fu diagnosticato un caso di febbre tifoidea tra gli operai polacchi di due ditte che stavano effettuando lavori edili e di livellamento del terreno nell’area di Birkenau. Tra questi lavoratori – che erano dei comuni civili, non dei deportati - il giorno 3 vennero ufficialmente segnalati tre nuovi malati: il che stava a indicare che l’epidemia minacciava di estendersi oltre i confini del campo.

Quel giorno, morì anche, a causa del tifo, Leo Wietschorek, un criminale tedesco arrivato da Sachsenhausen col primo gruppo e immatricolato con il n. 30. In virtù di questa sua anzianità , all’interno del lager aveva assunto un ruolo importante come prigioniero funzionario, cioè come Kapo dotato di notevoli responsabilità, e non aveva avuto scrupoli ad assumere atteggiamenti efferati e brutali verso gli altri detenuti, pur di conservare la sua posizione privilegiata.

La situazione acquistò proporzioni sempre più inquietanti nei giorni seguenti: nei giorni 10 luglio e 12 luglio, ad esempio, i registri del lager riportano rispettivamente 149 e 127 decessi.

A fine maggio, era stato proibito ai lavoratori civili e alle SS di bere l’acqua corrente. Il 10 luglio 1942, il comandante Höss fu costretto a ordinare una vera quarantena per tutti coloro che vivevano nella zona di pertinenza del lager: in pratica, SS, familiari e lavoratori non potevano abbandonare l’area, in quanto si correva il rischio di diffondere ulteriormente l’epidemia.
Gli effetti dell’epidemia

Il 19 luglio e 21 luglio, vennero registrati rispettivamente 135 e 128 decessi per tifo ad Auschwitz II-Birkenau; il 28 luglio, furono depennati altri 228 detenuti… Nell’insieme, per il luglio 1942, i registri permettono di individuare 4214 morti, solo nel lager di Auschwiz II-Birkenau (che al 1° agosto ospitava 21 421 detenuti, 153 dei quali erano prigionieri di guerra russi).

Il 20 agosto, dal lager di Dachau vennero trasferiti 17 detenuti politici, molti dei quali vennero assegnati all’ospedale del campo principale. Una volta preso servizio all’interno dell’infermeria, si accorsero subito che i medici SS – assistiti da Kapos che, in genere, erano criminali tedeschi - invece di curare i malati di tifo, si limitavano ad eliminarli con iniezioni di fenolo al cuore. Ma poiché i detenuti avevano scoperto che questa era, all’ospedale, la prassi corrente, nessuno dei malati chiedeva spontaneamente di essere ricoverato.

Tutto ciò impediva un vero isolamento dei malati e rendeva del tutto impossibile una lotta efficace contro l’epidemia. Di fronte al perdurare del problema, il 29 agosto si fece ricorso ad un metodo ancora più drastico: il dottor Entress selezionò 746 prigionieri giudicati malati irrecuperabili e ne ordinò l’eliminazione con il gas.

Le cose iniziarono a migliorare solo quando il nuovo direttore medico, dott. Eduard Wirths, ordinò di praticare solo ai malati di TBC le iniezioni mortali. Nell’insieme è possibile che, tra la primavera 1942 e la fine del 1943, siano state uccise col fenolo 25-30 000 persone.

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