Il sistema dei Kapos

Prigionieri tedeschi e prigionieri polacchi
Auschwitz, 2000. Gli alloggi del campo di concentramento denominato Auschwitz IIl 20 maggio 1940, giunse ad Auschwitz il sottufficiale delle SS Gehrard Palitzsch, insieme a 30 detenuti tedeschi provenienti dal campo di Sachenhausen. Si trattava di criminali (contrassegnati da triangoli verdi) cioè di soggetti che avevano scontato in carcere la pena prevista per i loro delitti, ma invece di essere rimessi in libertà erano stati posti sotto custodia protettiva (cioè internati in lager). Bruno Brodniewitsch ricevette il numero di matricola 1 e fu incaricato del compito di anziano del campo , cioè capo e responsabile dell’operato di tutti gli altri detenuti cui i nazisti assegnarono ruoli e compiti di comando.

Il giorno 14 giugno 1940 cominciarono ad arrivare i detenuti polacchi. I primi 728 furono trasferiti col treno dal carcere di Tarnów, vicino a Cracovia, sbarcarono sulla nuova rampa ferroviaria costruita apposta, al termine di un breve raccordo che collegava il nuovo lager alla stazione di Auschwitz. Si trattava in prevalenza di liceali, di studenti universitari e militari, arrestati mentre tentavano di espatriare clandestinamente in Ungheria. Appena arrivati, alloggiarono per la quarantena negli edifici che erano stati di proprietà dell’ente per il monopolio dei tabacchi. Ricevettero i numeri di matricola dal 31 al 758 e furono utilizzati nei lavori edili di costruzione materiale del lager. Sei giorni dopo, arrivarono altri 313 polacchi, prelevati dalla prigione di Wisnicz Nowy; uno di essi – l’ebreo polacco David Wingoczweski – a seguito di un appello di punizione durato 20 ore consecutive (a causa dell’evasione di un detenuto), il 1° luglio 1940 fu il primo prigioniero di cui venne registrato il decesso. Infine, da Varsavia, in agosto e in settembre giunsero due trasporti, che portarono rispettivamente 1666 e 1705 detenuti.
Gerarchie tra i prigionieri

In Germania, quasi tutti i prigionieri (denominati Häftlinge) erano tedeschi. Le differenze interne al mondo dei reclusi derivavano dunque dalla ragione dell’internamento, che poteva essere di tipo politico (per i comunisti, ad esempio), di ordine pubblico (nel caso dei criminali e degli asociali), oppure legato al comportamento (il sesso, nel caso degli omosessuali; la religione, nel caso dei Testimoni di Geova). I nazisti compresero in fretta che questi soggetti così diversi tra loro spesso erano contrapposti gli uni agli altri; quindi, le SS cercarono di sfruttare tali rivalità assegnando ad alcuni prigionieri ruoli di controllo e di responsabilità. Tali figure prominenti, denominate anche kapos, cercavano di favorire i soggetti del loro gruppo, sicché i lager finivano per diventare rossi o verdi, a seconda della predominanza dei politici o dei criminali.

La posizione dei kapos era tutt’altro che sicura, in quanto i nazisti si riservavano di punirli o di esautorarli e sostituirli, se non si mostravano sufficientemente duri nei confronti degli altri detenuti. La situazione si complicò ulteriormente, e si inasprì, con lo scoppio della guerra, allorché i lager si riempirono di soggetti non ariani, mentre i prigionieri tedeschi divennero una sparuta minoranza. I nazisti affidarono responsabilità ancora maggiori a queste figure che appartenevano pur sempre alla razza superiore, ma nel contempo richiesero loro una crescente durezza verso gli altri detenuti, disprezzati come sottouomini.

Nel nascente campo di Auschwitz, pertanto, inizialmente i prigionieri tedeschi comandarono (e, se richiesto dalle SS, picchiarono) i detenuti polacchi; col passar del tempo, tuttavia, allorché divennero i detenuti più anziani del campo, anche diversi polacchi riuscirono ad occupare posti di responsabilità (a danno, in primo luogo, di soggetti come gli ebrei, collocati ancora più in basso nella gerarchia razziale nazista).

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