Il posto di Auschwitz

Problemi di definizione
I campi di concentramento e i centri di sterminio creati dai nazisti nel periodo 1933-1945Negli anni compresi tra il 1933 e il 1945, i nazisti crearono moltissime strutture criminali, i cui nomi sono diventati tristemente famosi. Spesso, tuttavia, giornali, televisione e persino molti manuali scolastici trattano tali luoghi senza distinzioni, quasi fossero intercambiabili e come se la tipologia delle violenze compiute dai nazisti al loro interno potesse essere considerata sempre la stessa.

Questa mancanza di precisione (tuttora dominante a livello di informazione di massa e a livello scolastico) è conseguenza di lunga durata di un atteggiamento precocemente nato subito dopo la fine della guerra. Al momento della liberazione dei campi più importanti, lo sconcerto e lo sgomento furono tali, da spingere i giornalisti ad insistere solo sull’orrore di quanto vedevano e scoprivano. Il fine di questa operazione era, nel medesimo tempo, di tipo pedagogico e politico: mentre si voleva ribadire la giustizia della guerra appena conclusa (e ancor più la validità della scelta sofferta di non cedere ad alcun compromesso o negoziato con quella che era chiamata la belva nazista), ci si proponeva di risvegliare le coscienze, in funzione della costruzione su nuove basi della società europea del futuro.

Per simili scopi, però, la precisione non serviva, o per lo meno non era indispensabile. Pertanto, il 24 aprile 1945, il quotidiano francese l’Humanité poté porre - a corredo di un articolo che parlava del campo di Auschwitz-Birkenau - una fotografia scattata a Bergen Belsen, munita di una didascalia ulteriormente errata, perché affermava che l’immagine ritraeva le fosse comuni del campo di Ohrdruf.
Verso un maggior rigore terminologico

L’impostazione pedagogica e politica affermatasi subito dopo la guerra aveva come ulteriore conseguenza quella di rendere del tutto incomprensibile la Shoah come crimine particolare. I luoghi deputati specificamente allo sterminio degli ebrei erano confusi con tutti gli altri, cosicché non era possibile comprendere né la dinamica precisa della soluzione finale, né l’obiettivo ultimo che i nazisti cercarono di raggiungere.

Col passar del tempo, la storiografia ha cercato di introdurre un maggiore rigore terminologico e concettuale, sicché oggi si tende a riservare la denominazione di centri di sterminio solamente ai seguenti quattro luoghi (elencati in ordine cronologico): Chelmno/Kulmhof, Belzec, Sobibor, Treblinka. Tali strutture, deputate esclusivamente all’eliminazione degli ebrei, furono attivate nel periodo compreso tra il novembre/dicembre 1941 e il luglio 1942. I campi di concentramento (o Konzentrationslager) erano invece attivi fin dal 1933 ed avevano lo scopo di tenere prigionieri gli oppositori politici, non gli ebrei. Inoltre, va ribadito che nei quattro centri di sterminio non c’era attività lavorativa: chi scendeva dal treno era subito condotto alla morte. Al contrario, uno degli obiettivi prioritari dei lager era proprio lo sfruttamento sistematico (e spietato) del lavoro dei detenuti.

Su questo sfondo, la prima difficoltà che incontra lo storico, quando si avvicina ad Auschwitz, consiste nel fatto che si trattò di una realtà mista, ibrida: detenzione, sfruttamento del lavoro (tipici, ad esempio, di Mauthausen) e sterminio immediato (tipico, ad esempio, di Treblinka) si intrecciarono con modalità affatto specifiche e particolari.

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