Il Crematorio I

La ditta Topf & Söhne
Auschwitz, 2006. L’ingresso del Crematorio I, all’interno del campo denominato Auschwitz I. L’edificio fu distrutto dai nazisti ed è stato ricostruito dopo la guerra. Nella ricostruzione vi sono stati vari errori (c’erano due porte, non una sola) e semplificazioni (la ciminiera era molto più alta).Tutti i campi di concentramento del Terzo Reich, a partire dal 1937, si dotarono di forni, capaci eliminare i cadaveri dei detenuti che morivano o erano uccisi all’interno dei lager stessi. Fino ad allora, ci si era serviti delle strutture pubbliche, nelle città più vicine. Dotarsi di impianti interni, naturalmente, era molto più pratico e oltre tutto permetteva una maggiore segretezza su quanto avveniva nei luoghi di detenzione. Tra le varie ditte che in questo settore offrirono i loro servizi alle SS, si distinse ben presto la Topf & Söhne di Erfurt, che riuscì a vincere la gara d’appalto bandita dal campo di Dachau nel maggio 1937 e alla fine del 1939 installò in quel campo un impianto capace di bruciare due corpi all’ora.

Non appena il campo di Auschwitz venne istituito, subito fu contattata la ditta Topf & Söhne, che elaborò il progetto di un forno a doppia muffola (cioè, a due bocche d’ingresso) funzionante a coke. I lavori di costruzione ebbero inizio il 28 giugno 1940, in un vecchio deposito di munizioni; il 25 luglio, il forno era pronto. All’esterno, fu collocato un camino alto una decina di metri, cui un motore elettrico di 3 CV garantiva l’uscita di 4000 metri cubi di fumo l’ora.

Il 15 agosto1940, il nuovo impianto (denominato più tardi Crematorio I, per distinguerlo da quelli di Birkenau) entrò in funzione, bruciando il cadavere di un detenuto deceduto. Il suo potenziale teorico era di 30/36 cadaveri in dieci ore, oppure 70 corpi in un giorno per una ventina d’ore di attività (con tre ore di intervallo per lavori di manutenzione).
Manutenzione e ristrutturazione

All’inizio del gennaio 1941, il forno costruito dalla Topf & Söhne necessitò di seri lavori di riparazione. Nel frattempo, era stata concordata la costruzione di un secondo forno, uguale al primo. Il 17 gennaio, su un treno in partenza da Erfurt, vennero caricati tutti i materiali necessari per le due operazioni: riparazione e messa in opera di un nuovo impianto. Iniziati il 20 gennaio, i lavori furono completati il 22 febbraio. Il Crematorio I dello Stammlager (Auschwitz I) era adesso dotato di due impianti, ciascuno dei quali aveva due muffole, per un totale di quattro bocche. Per migliorare il tiraggio, nel marzo 1941 il camino fu alzato ancora e raggiunse i venti metri circa.

Il calore sprigionato dai due forni era molto elevato, e quindi invadeva gli ambienti circostanti. Anche la sala adibita ad obitorio, nei pressi del locale-forni, risultò molto calda. Per risolvere questo nuovo problema, l’Untersturmführer delle SS Maximilian Grabner (responsabile Sezione politica, cioè, in pratica, il rappresentante della Gestapo all’interno del campo) richiese che l’obitorio fosse dotato di un sistema di ventilazione, capace di introdurre aria fresca all’interno e di disaerare, cioè espellere aria verso l’esterno.

In tal modo, si crearono gradualmente due condizioni, ottimali per trasformare l’obitorio del Crematorio I in camera a gas capace di funzionare a Zyclon B: il calore, necessario alla vaporizzazione del prodotto, e la possibilità di eliminare in fretta la sostanza tossica.

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