Il blocco 11
La prigione del campo

Le condanne emesse dal Tribunale della Gestapo ed eseguite presso il Blocco 11 furono 3000-4500. Una sorte simile toccò anche a numerosi ostaggi, catturati dopo azioni di sabotaggio verificatesi nella regione, e detenuti prigionieri, che avevano violato il regolamento del campo. E’ possibile che, in totale, le esecuzioni davanti alla parete nera siano state almeno 25 000.
Modalità di esecuzione
Le fucilazioni non erano eseguite in pubblico; quando avevano luogo, i detenuti erano obbligati a restare chiusi nei loro alloggi, mentre le finestre del Blocco 10 – che guardavano direttamente sullo spiazzo della parete nera – erano perennemente chiuse e sbarrate. Le impiccagioni invece erano pubbliche, in quanto erano la pena inflitta a coloro che avevano provato ad evadere, ma erano stati catturati. L’esecuzione avveniva in occasione dell’appello, di fronte a tutti i prigionieri schierati, e serviva a mostrar loro l’assoluta inutilità dei tentativi di fuga. Fino al 1942, se il detenuto evaso non era ripreso in tempi brevi, venivano eseguite durissime punizioni collettive: dalla squadra del fuggiasco, infatti, venivano scelti 10 suoi compagni, che poi venivano collocati nelle celle del Blocco 11, poste sotto il livello del suolo, e lì lasciati a morire di inedia.
Episodi di questo tipo si verificarono il 23 aprile e il 17 giugno 1941; lo stesso anno, in agosto, si verificò anche uno dei più celebri episodi di martirio di Auschwitz: il sacerdote francescano polacco Maksymilian Rajmund Kolbe, infatti, si offrì volontario, al posto di Franciszek Gajowniczek, già prescelto dalle SS.
Padre Kolbe trascorse quasi due settimane in una cella sotterranea del Blocco 11, senza ricevere nulla da mangiare o da bere. Infine, il 14 agosto 1941, fu ucciso con un’iniezione di fenolo.