Il Parlamento Europeo approva le regole di funzionamento di Eurosur

28.10.2013

Il Parlamento Europeo approva le regole di funzionamento di Eurosur

Cos’è Eurosur – Il Sistema Europeo di Sorveglianza delle Frontiere (Eurosur) è stato istituito con l’intento di fornire agli Stati membri situati lungo i confini orientali e meridionali dell’Unione, un quadro tecnico e operativo comune di assistenza nelle operazioni di contrasto alla criminalità transfrontaliera e di prevenzione dell’immigrazione clandestina, con il fine ultimo di ridurre numero e mortalità dei migranti nel Mediterraneo.

Eurosur, che dovrebbe realizzare questi obiettivi tramite la raccolta dati, l’analisi dei rischi e lo scambio di informazioni tra Stati in tempo reale, sarà finanziato con un budget di 340 milioni di euro fino al 2020 di cui, annualmente, 19 derivanti dal bilancio di Frontex.

Il sistema Eurosur nasce da una proposta della Commissione Europea del 2006 come misura migliorativa della sorveglianza delle frontiere esterne: il regolamento in questione, le cui norme sono state concordate con i governi dei diversi Stati membri, è contenuto oggi nella Proposta di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio.

Le regole di funzionamento – La Proposta di Regolamento che istituisce il sistema europeo di sorveglianza delle frontiere si pone come obiettivo generale il rafforzamento del controllo delle frontiere esterne dell’Unione attraverso l’introduzione di un meccanismo che permetta alle diverse autorità nazionali interessate dal fenomeno, di condividere informazioni operative al fine di cooperare in modo più stretto tra loro, con Frontex (l’Agenzia UE responsabile del coordinamento delle frontiere) e con gli altri organismi europei e internazionali che operano nel settore.
Nel precisare questi obiettivi, il regolamento si sofferma sull’esigenza che gli attori coinvolti nella sua applicazione agiscano sempre nel pieno rispetto e protezione dei diritti fondamentali dei migranti, tenendo presente la necessità di garantire il rispetto del principio di non refoulement e la tutela dei dati personali.
Dal punto di vista pratico, il regolamento richiede l’attivazione in ciascuno Stato membro situato lungo le frontiere esterne, di Centri Nazionali di coordinamento che facciano circolare informazioni rilevanti tra tutte le autorità responsabili della sorveglianza delle frontiere a livello nazionale, gli altri centri nazionali di coordinamento e l'Agenzia Frontex.

Il testo del regolamento prevede inoltre che le frontiere esterne vengano divise in sezioni sulla base di un’analisi dei rischi e del numero di episodi-incidenti che vi si verificano: l’analisi permetterà di attribuire a ciascuna sezione un differente “livello di impatto” del fenomeno migratorio, al quale corrisponderanno differenti contromisure volte a ridurre l’incidenza del fenomeno nel settore. L’attuazione delle contromisure sarà demandata ai centri nazionali di coordinamento e a Frontex. Forti timori si sono manifestati attorno alla possibilità che, tramite il regolamento, siano utilizzabili come strumenti di sorveglianza ad applicazione comune, i discussi droni. Sul tema, Jan Mulder, relatore della Proposta del PE, ha affermato che pur non parlandosene esplicitamente nel testo adottato, il fatto che non siano state date indicazioni dettagliate sulle strumentazioni da impiegare, ne ammette il possibile utilizzo in futuro.

I commenti – Durante la seduta plenaria del Parlamento Europeo del 10 ottobre diverse e particolarmente intense sono state le reazioni degli eurodeputati, pur essendo rilevabile una soddisfazione più o meno trasversale per l’adozione di Eurosur.

Da parte del gruppo PPE, cui appartiene il deputato Jan Mulder - relatore della Proposta del Parlamento - si rileva grande appagamento per l’adozione del regolamento che permetterà non solo di contrastare immigrazione clandestina, criminalità organizzata e traffico di armi e droga ma anche, come ha dichiarato il deputato Marco Scurria, di “scongiurare tragedie inaccettabili per la nostra coscienza morale e civile, come il dramma di Lampedusa”.

Anche il gruppo S&D si dichiara soddisfatto dall’approvazione delle regole di funzionamento di Eurosur, specialmente in ragione del richiamo alla necessità di rispetto dei diritti fondamentali, incluso il principio del non-refoulement. Gli eurodeputati italiani del gruppo però hanno anche colto l’occasione sia per segnalare la necessità di aumentare le risorse destinate non solo a Frontex, ma anche a quei paesi che sono particolarmente soggetti a pressione migratoria, sia per sollecitare gli Stati membri a recepire le nuove norme in materia di asilo. In questa direzione emerge anche la volontà di introdurre una politica comune in materia di immigrazione, istituendo corridoi umanitari e sviluppando azioni di cooperazione con l’Africa. Una critica è stata avanzata anche da uno degli eurodeputati, Salvatore Caronna, che ha affermato: “quest’Europa, che fa prevalere le proprie paure, il proprio egoismo nazionale, che riduce il finanziamento comune, non è all'altezza del suo compito e dei bisogni di questo tempo. Lampedusa è la prova che oggi c'è troppa poca Europa”.

Voce fuori dal coro, il gruppo dei Verdi che sottolinea invece come, nel regolamento adottato, sia rilevabile una evidente inadeguatezza proprio di quelle disposizioni che dovrebbero essere dirette a proteggere la vita e i diritti dei migranti, dato che l’intero Eurosur si concentrerebbe e sarebbe stato ideato in modo da “sigillare” i confini europei per evitare alla radice la possibilità di emigrare verso l’Europa. L’utilizzo di “tecnologie intrusive”, come droni e satelliti, e la volontà di stringere accordi di cooperazione con i Paesi di origine dei migranti - letta come una chiara volontà europea di “spostare” i propri confini verso Paesi come la Libia, nei quali è totalmente mancante un sistema di protezione dei rifugiati e che potrebbero non essere nemmeno parte della Convenzione di Ginevra – ne sarebbero la conferma. Proprio per questo l’eurodeputata tedesca Keller, pone l’accento sulla necessità di porre l’attenzione sulla sicurezza di chi cerca di raggiungere le nostre coste in cerca di protezione, dato che i lunghi e pericolosi viaggi che queste persone intraprendono per terra e per mare, non sono altro che conseguenza della chiusura delle nostre frontiere.

Smentisce i timori relativi al mancato rispetto dei diritti dei migranti Cecilia Malmström, Commissario agli Affari Interni dell’Unione, che sottolinea come tutte le azioni ed operazioni in ambito Eurosur (e non) siano “improntate al pieno rispetto dei diritti fondamentali e del principio di non respingimento oltre che alla stretta osservanza delle disposizioni nazionali e dell’UE in materia di protezione dei dati”. La Malström ha espresso difatti forte soddisfazione per l’adozione di Eurosur che, nella sua opinione, rafforzando lo scambio di informazioni e la cooperazione a diversi livelli, permetterà di avere non solo più possibilità di prevenire reati transfrontalieri ma renderà “più facile individuare le piccole imbarcazioni di migranti in pericolo e fornire loro assistenza”.

Le prossime tappe – Il 2 dicembre 2013 in Bulgaria, Estonia, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Ungheria, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Slovacchia e Finlandia entrerà in funzione il sistema Eurosur. Negli altri Stati membri il sistema di sorveglianza sarà attivato invece a partire dal 1° dicembre 2014.

Diverse organizzazioni internazionali come l’Oim e l’Unhcr, continuano comunque ad esprimere forti perplessità sull’eccessiva enfasi mostrata dal governo italiano e, più in generale, dall’Europa su soluzioni di carattere militare e securitario (come Frontex ed Eurosur) tralasciando troppo spesso l’aspetto più “umanitario” della questione immigrazione. Sembra dunque necessario tenere a mente che, per risolvere la delicata questione della mobilità umana verso l’Europa non è sufficiente pattugliare le mura della “fortezza” e punire i trafficante di esseri umani, ma è fondamentale rivedere quelle politiche (e colmare le lacune a livello europeo) che impediscono ai più di entrare legalmente, lasciando a persone in fuga da guerre e miseria nessuna alternativa se non la clandestinità. Mai come ora si è sentito il bisogno di una politica comune in materia di immigrazione.

Post scriptum: dopo il 25 ottobre, una discussione rimandata?-Nelle Conclusioni del Consiglio Europeo del 24/25 ottobre 2013 la discussione in materia viene riassunta in 4 punti, perlopiù indicativi di misure e strumenti già esistenti o diretti ad invocare una più stretta cooperazione con organizzazioni internazionali. Colpisce dunque la volontà di non soffermarsi sul tema, rimandando l’autentica discussione a giugno 2014, nella convinzione che per allora, “saranno definiti orientamenti strategici per l'ulteriore programmazione legislativa ed operativa nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia”.

Come fa notare il Presidente del Parlamento Europeo Schulz, è stato sufficiente il trascorrere di pochi giorni dalla tragedia di Lampedusa perché la politica migratoria venisse relegata all’ultimo punto dell'agenda del vertice, e i 4 punti, confrontati con i 22 dedicati nelle stesse Conclusioni al tema dell’economia digitale – per quanto ovviamente ne fosse già in programma la discussione -, ne sono l’avvilente conferma.

Giulia Guietti

Per informazioni:
FRONTEX: www.frontex.europa.eu
Parlamento Europeo www.europarl.europa.eu/portal/it;

Regolamento EUROSUR

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