Radicalizzazione nelle carceri. Marighelli: “A rischio i più deboli, non vanno lasciati soli”

26.02.2019

Radicalizzazione nelle carceri. Marighelli: “A rischio i più deboli, non vanno lasciati soli”

“Iniziative come queste possono aiutarci a comprendere il fenomeno della radicalizzazione, a riconoscerlo e ad affrontarlo in modo professionale. È importante sensibilizzare tutti coloro che lavorano in e per il carcere, operatori, educatori, istituzioni e polizia penitenziaria: ruoli differenti ma che si giocano tutti sul piano dello stato di diritto, della legislazione di pace”. Marcello Marighelli, Garante regionale delle persone private della libertà personale, ha aperto la seconda giornata dell’iniziativa “La radicalizzazione e il terrorismo internazionale: metodologie di investigazione e profili socio-culturali”, promossa nell’ambito dei progetti europei J-SAFE e TRAINING AID, il cui capofila è il Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria del Triveneto, in collaborazione con il Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria dell’Emilia Romagna e Marche.

Due giornate - ieri e oggi - di studio e approfondimento sul fenomeno della radicalizzazione e sulle attività di contrasto al terrorismo internazionale. “Ringrazio innanzitutto per avermi chiesto la collaborazione - ha proseguito Marighelli - che ho accolto molto volentieri. Il tema della radicalizzazione violenta è di estrema importanza ed è ormai parte anche dell’esperienza che i garanti per le persone private della liberà personale stanno facendo. Il carcere è un luogo di proselitismo da parte di soggetti forti nei confronti dei più deboli, che spesso hanno alle spalle vite difficili: queste sono persone che non vanno lasciate sole, escluse”. Il Garante ha concluso citando l’esperienza “Diritti, doveri, solidarietà”, un percorso formativo che ha portato detenuti musulmani del carcere di Bologna a confrontarsi non sulla religione ma sui diritti “il pensiero non va a coloro che questo esperienza l’hanno vissuta ma a chi invece è rimasto in cella: vorrei che sempre più persone scendessero dalle sezioni e partecipassero a queste attività”.