Sportelli di ascolto a scuola... a che punto siamo?

08.05.2017

Sportelli di ascolto a scuola... a che punto siamo?
Tra i fenomeni che forse hanno più caratterizzato il mondo della scuola degli ultimi decenni, gli Sportelli d’Ascolto offrono ai ragazzi l’opportunità di affrontare e risolvere, in un spazio dedicato, problematiche inerenti la crescita, il bullismo, l’insuccesso scolastico o la dispersione.

La presenza di questi servizi presso la maggior parte delle istituzioni scolastiche della regione dimostra come la scuola non sia più solo un luogo di trasmissione delle conoscenze, ma si sia trasformata in un più ampio “spazio di vita” che coinvolge tutti gli aspetti della crescita e della socializzazione di bambini e ragazzi.

Nel 2013 il Garante regionale ha promosso in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna, una ricerca sugli sportelli di ascolto negli IstitutiSecondari di II grado e nei centri di formazione professionale delle province di Forlì-Cesena e Parma evidenziando come la strada di questi spazi dedicati all'ascolto dei ragazzi fosse tutta in salita. Scarse fonti di finanziamento, lungaggini burocratiche per l'affidamento della gestione dello sportello, diffidenza dei ragazzi nei confronti del "dottore dei matti" sono alcune delle criticità emerse assieme alla necessità per i minori di richiedere l'autorizzazione ai genitori per accedere al servizio. Questi spazi vogliono essere luoghi dove i ragazzi possono esercitare il loro diritto ad essere ascoltati- così come inteso dalla Convenzione ONU - e la richiesta del consenso a chi esercità la responsabilità genitoriale ne è un limite: va da sè infatti che molti ragazzi non vogliano chiedere l'autorizzazione per non allarmare la famiglia.

La stessa criticità è stata confermata anche dalla seconda fase della ricerca che nel mese di maggio 2014 ha coinvolto anche gli Istituti Secondarie di I e II grado e completato la mappatura delle esperienze di sportello nei diversi ordini di scuola dei due territori. Il report finale redatto nel 2015 ha infatti evidenziato che solamente nel 20% delle scuole i ragazzi possono essere ascoltati senza l’autorizzazione dei genitori. Una grave limitazione che impedisce ai ragazzi di confidarsi sui casi più delicati: le difficoltà relazionali con i genitori o i conviventi, e i casi di abuso fisico, psicologico e sessuale all’interno della famiglia. Se consideriamo inoltre che più della metà delle scuole interpellate sono prive dello sportello d'ascolto (e, dove esiste, svolge spesso anche altre funzioni), lo scarso numero di ore di apertura, la chiusura durante le vacanze scolastiche, il quadro che emerge è quello di un diritto all'ascolto che nel contesto scolastico non trova una reale applicazione.

I risultati conclusivi sono stati presentati in occasione di un seminario in Assemblea legislativa il 16 dicembre, occasione per rendere noto anche il report della sperimentazione condotta nel 2015 dalla Città metropolitana di Bologna e l'istituzione Minguzzi sul kit di valutazione degli sportelli.

 

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