La Garante dei minori :“Un ascolto competente e rispettoso" per gli orfani di femminicidio

06.02.2017

La Garante dei minori :“Un ascolto competente e rispettoso

“Il sistema di attaccamento, che ha la funzione di mantenere la vicinanza tra i piccoli e la persona che fornisce sicurezza e protezione, viene sconvolto. I bambini perdono le coordinate, non hanno più nulla di stabile, le loro certezze di fondo si infrangono. Il senso di sicurezza, di fiducia, l’autostima e il senso di sé appaiono fortemente scossi”. La Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, Clede Maria Garavini, è intervenuta in mattinata al seminario “Quale futuro per gli orfani di femminicidio?”, evento organizzato dall’associazione Gruppo donne e giustizia di Modena, analizzando le problematiche cui sono soggetti i bambini dopo un evento di tale gravità. L’incontro si è tenuto negli spazi della Fondazione Collegio San Carlo di Modena.

I bambini, ha evidenziato Garavini, “sono travolti da un diffuso senso di colpa perché frequentemente si ritengono la causa dell’aggressione, della morte o perché non sono stati abbastanza forti, tanto da non avere bloccato l’atto estremo. Temono per loro stessi e per le persone vicine, temono che quel che è successo possa ripetersi e perciò sono frequentemente in stato di allerta. Si sentono inoltre esposti all’imprevedibilità degli adulti, si sentono soli, tristi. Diventano impazienti, irritabili e hanno difficoltà a parlare con gli adulti di quello che provano e, in particolare, della loro struggente nostalgia della mamma scomparsa che continuano a cercare nei ricordi. I più piccoli possono arrivare anche a negare il carattere definitivo della scomparsa”.

Effetti psichici e fisici di intensità e durata variabile, anche molto prolungata, possono interessare ambiti diversi e comprendere sintomi di tipo somatico, cognitivo, emotivo e relazionale.

“Eppure i bambini- ha spiegato la Garante- quando succedono questi fatti tragici, nonostante le condizioni appena tratteggiate, non sono oggetto di attenzione né da parte degli adulti vicini, né delle istituzioni deputate alla protezione e alla tutela: i loro bisogni passano in secondo piano”.

“È urgente- ha poi sottolineato- definire un percorso terapeutico, sociale e giuridico per le vittime svolto da professionisti competenti (con formazione rispetto ai traumi) al fine di contenere gli esiti del trauma. Dovrebbe innanzitutto essere improntato a un ascolto competente, paziente e rispettoso, a un avvicinarsi con la dovuta delicatezza all’esperienza interna, ai vissuti dei bambini e degli adolescenti, alla loro verità conservata gelosamente e spesso sopraffatta se non attaccata dal potere suggestivo degli adulti che, magari nell’intento di proteggere i bambini, forzano racconti, ne costruiscono altri, di fatto creando aloni, atmosfere nei quali i piccoli rimangono intrappolati”. Occorre ricercare, ha sottolineato Garavini, “un contesto di protezione dalla violenza e un contesto nel quale il bambino possa rifugiarsi e con il quale abbia, possibilmente, dei preesistenti legami”.

Fra i miei primi e futuri impegni, ha quindi concluso la Garante regionale, “vi è la piena attuazione dell’articolo 21 della recente legge regionale di parità dedicato agli ‘Interventi per minori testimoni di violenza di genere’: l’articolo prevede la realizzazione di linee d’intervento per il superamento del trauma subito e per il recupero del benessere psico-fisico e delle capacità relazionali. In questo ambito d’intervento sarà mia cura orientare e sostenere metodologie di lavoro dei territori indirizzate a realizzare attività quali percorsi di cura e di sostegno dei minori nei tempi lunghi, sostegno alle famiglie che accolgono il minore e alle persone che lo accompagnano nella sua quotidianità”.

(Cristian Casali)

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