Incontri protetti. Garavini: “Provvedimenti dell’autorità giudiziaria e dei servizi procedono troppo spesso in modo non coordinato, con il risultato che proteggere il bambino è sempre più difficile”

08.05.2019

Incontri protetti. Garavini: “Provvedimenti dell’autorità giudiziaria e dei servizi procedono troppo spesso in modo non coordinato, con il risultato che proteggere il bambino è sempre più difficile”

“Gli incontri protetti nei casi di violenza assistita sui quali ci troviamo a riflettere oggi sono un tema molto impegnativo: si fa fatica a pensare ad uno spazio per le relazioni quando gravi episodi le hanno lacerate e profondamente danneggiate”.

La Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, Clede Maria Garavini, è intervenuta ieri a un’iniziativa su questo tema, promossa dal Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia (Cismai).

Focus del seminario: bambini e ragazzi vittime di violenza da parte di un genitore - o che hanno assistito al maltrattamento della madre - che devono riprendere i rapporti con il genitore maltrattante.

“Visite protette, visite vigilate, visite facilitanti, spazio neutro: sono molte le denominazioni che si utilizzano - ha continuato Garavini - ognuna delle quali pone l’accento su determinate caratteristiche, conferisce una particolare connotazione a quel momento e a quello spazio. È uno spazio che va pensato e predisposto, è uno spazio dedicato che genera significati per il bambino e per l’adulto. L’attenzione va sempre e comunque ricondotta all’interesse superiore del fanciullo”.

La Garante ha quindi ripercorso gli articoli della Convenzione Onu sui diritti del fanciullo, soffermandosi in particolare sull’articolo 19, che sancisce il diritto del bambino a essere protetto da ogni forma di violenza, a chiunque sia affidato, compresa la violenza esercitata da un genitore sull’altro.

Garavini ha poi concluso rilevando alcune criticità nella protezione dei bambini, riscontrate nelle segnalazioni pervenute all’istituto di garanzia. Tra queste il fatto che “provvedimenti dell’autorità giudiziaria e dei servizi procedono troppo spesso in modo non coordinato, con il risultato che proteggere il bambino è sempre più difficile”.

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