Garante dei minori: il messaggio per il nuovo anno scolastico

15.09.2023

Garante dei minori: il messaggio per il nuovo anno scolastico

Oggi le scuole riaprono nella Regione Emilia Romagna.

Un giorno importante per tante famiglie, bambine, bambini, ragazze, ragazzi, insegnanti, ma anche per la società tutta.

È la scuola, infatti, il luogo della formazione dei cittadini, organo costituzionale come afferma Pietro Calamandrei, perché è nella scuola che si dà alle nuove generazioni l’opportunità di scoprire e coltivare i propri talenti e passioni. E sono i talenti e le passioni che, alimentati dalla curiosità verso i saperi prodotti dall’umanità e da un atteggiamento di ricerca, contribuiranno al miglioramento e allo sviluppo della società.

È nella scuola democratica, pluralista, obbligatoria e universale che tutti dovrebbero trovare le condizioni e le opportunità per vivere, oggi e nel futuro, quella che i filosofici greci chiamavano una “vita buona”.

Quindi vorrei aprire questo mio contributo prima di tutto con un augurio agli insegnanti, ai bambini e ai ragazzi perché questo nuovo anno che si apre sia un anno ricco di belle esperienze, apprendimenti interessanti e confronti costruttivi. Un anno di crescita umana, culturale e sociale per tutti.

Un augurio che è anche un auspicio e una speranza.

Infatti, di fronte ai gravi problemi e alle immani tragedie che ormai sono notizia quotidiana, la scuola occupa poco spazio nei mezzi di comunicazione e, purtroppo, nella agenda dei governi che nel Paese si sono succeduti. Sui giornali, telegiornali e nel web la scuola compare all’inizio dell’anno scolastico e quando succedono fatti gravi, che fanno notizia, mentre sul piano delle scelte politiche raramente abbiamo avuto su di essa un investimento significativo di risorse umane e intellettuali.

Ci sono sempre priorità, urgenze, problemi che distraggono e portano altrove l’attenzione e le disponibilità economiche.

Le ricadute di questa sottovalutazione del ruolo della scuola sono sotto i nostri occhi: abbandono scolastico, disorientamento dei giovani, isolamento sociale, disagio e delinquenza minorile, violenze, abusi, ghettizzazione in gruppi etnici….

Sono problemi ampi e gravi che hanno una dimensione preoccupante anche se minore rispetto alla percezione causata in tutti noi dalla pervasività e insistenza delle notizie sui media analogici e in rete. La scuola, da sola, non può dare risposta a questi problemi, ma deve essere messa nelle condizioni di dare un contributo significativo e di essere la forza culturale trainante delle politiche per l’infanzia, l’adolescenza e i giovani.

Per esprimere questo ruolo la scuola, anche nella nostra regione che da sempre investe sulla educazione, ha bisogno di alcune condizioni che elencherò necessariamente in un ordine che però non va inteso come ordine di priorità, ma solo vincolo della scrittura.

Gli ambienti scolastici avrebbero necessità di un ripensamento. Spesso sono edifici recuperati vecchi conventi o uffici dismessi. Essi presentano vincoli strutturali che sono a volte insuperabili, ma quello che manca è una cultura dell'ambiente scolastico come luogo di vita, incontro, ricerca, collaborazione, produzione di sapere. L’idea che gli ambienti devono essere pensati per accogliere le persone nella loro interezza e non solo rivolti alle loro facoltà attentive e di assimilazione di informazioni.

Ambienti che rendano possibili, facilitandole, organizzazioni flessibili, che superino la rigidità della classe, per favorire il lavoro per gruppi di interesse, di ricerca e di livello. Dimensioni attive che promuovono la partecipazione dei bambini e dei ragazzi alla costruzione dell'apprendimento.

Ambienti che supportino tempi differenti, perché uno dei problemi che maggiormente sono la causa dell’abbandono o dello scarso successo è la difficoltà della scuola di accogliere e valorizzare le differenze di cui i ragazzi sono portatori. Moltissimi insegnanti, all'interno dei vincoli degli orari, degli spazi, del numero degli studenti che compongono una classe, si impegnano per individualizzare l'insegnamento. Ma i vincoli sono oggi spesso troppo stretti, tali da umiliare le volontà, le aspirazioni e i valori di molti insegnanti e dei ragazzi.

Sarebbe necessario stabilizzare il personale insegnante, per dare continuità alle relazioni e alle esperienze, impegnarsi per valorizzare socialmente la professione docente affinché sia attrattiva verso le migliori risorse umane, oggi catturate da aziende, multinazionali, centri di ricerca spesso all’estero, utilizzare il calo del numero degli studenti, non come risparmio, ma come reinvestimento in organico d’istituto potenziato, utilizzare i docenti migliori come formatori, divulgare le migliori esperienze, affiancare alla formazione sui saperi disciplinari, la formazione sulle metodologie didattiche, sulla gestione dei gruppi, sulla psicologia evolutiva, sulla sociologia, sulle neuroscienze. E invece di corsi di informatica incontrare chi la tecnologia la usa per capire che posto ha oggi nella vita dei bambini e dei ragazzi, per integrarla nei processi di apprendimento che la scuola attiva. Quindi chiamare gli esperti, ma non per interventi specialistici con i ragazzi, ma per formare i docenti, che soli hanno una relazione continuativa con gli studenti, offrendo loro strumenti aggiornati di lettura e intervento. È importante salvaguardare la libertà di insegnamento, ma avere dirigenti che vigilano affinché non diventi isolamento, autoreferenzialità e individualismo, ma contributo di pensiero nel dialogo con i colleghi. Perché la scuola non può essere luogo di socializzazione per i bambini e i ragazzi se gli adulti non sono capaci di lavorare insieme pur nelle differenze.

Infine, sarebbe necessaria una presenza rinnovata dei genitori nella scuola. Molti docenti oggi li temono, perché sempre più spesso si propongono come avvocati difensori dei loro figli. Ma è responsabilità della scuola offrire ai genitori le occasioni per comprendere l’importanza di una alleanza educativa, che veda gli adulti solidali nell’aiutare i bambini e i ragazzi con l’incoraggiamento, la critica, le richieste, la valutazione formativa e non solo con la difesa ad oltranza. Una alleanza che valorizzi lo sforzo, l’impegno, le differenze soggettive, ma contemporaneamente disapprovi i comportamenti aggressivi e maleducati, l’apatia e il disinteresse.

 

In conclusione, di questo mio breve intervento all’inizio di un nuovo anno scolastico, mi sento come Garante per l’infanzia e l’adolescenza di sollecitare i vari livelli della Repubblica Italiana a investire sulla scuola che è il luogo dove tutti i cittadini dai 6 ai 16 anni vivono, si incontrano e apprendono. Una grande responsabilità, ma anche un grande potere.

Ma forse è proprio per il timore che la scuola esprima tutto il potere che potrebbe avere che viene tenuta ai margini e che si pensa che possa essere sempre il luogo da cui recuperare risorse economiche per altre politiche. Noi speriamo ancora che non sia così.

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