Affidi e adozioni, il Garante Fadiga "A braccia aperte"

23.11.2015

Affidi e adozioni, il Garante Fadiga

In Italia oggi il quadro normativo “ha creato non pochi dubbi interpretativi e una certa qual confusione tra le diverse forme di accoglienza e, in particolare, tra l’istituto dell’affidamento e quello dell’adozione”, tanto è vero che “sarebbe forse più giusto parlare non di uno ma di tanti affidi, non di una ma di tante adozioni”.

A sostenerlo è Luigi Fadiga, Garante dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Emilia-Romagna, che oggi, in occasione della Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ha partecipato alla tavola rotonda “A braccia aperte”, promossa dalla Regione Emilia-Romagna all’interno dell’omonima campagna per garantire il diritto fondamentale dei bambini e dei ragazzi a crescere in famiglia,  sostenere le loro famiglie d’origine in difficoltà e per sensibilizzare e informare i singoli cittadini e i nuclei familiari sulla possibilità di candidarsi all’affidamento e ad altre forme di solidarietà.

Da una parte, ragiona Fadiga, ci sono “modelli familiari in rapida evoluzione, che si muovono verso traguardi che non sempre riusciamo a immaginare e che non tutti riescono a condividere”, dall’altra però c'è “una normativa di riferimento che è piuttosto datata, perché sono passati oltre trent’anni dalla approvazione delle legge 184/1983 sul diritto del minore ad una famiglia”

Ma in ogni caso, assicura la figura di garanzia dell’Assemblea legislativa, “l’affidamento familiare, nelle sue diverse forme, è e deve restare un istituto per permettere il riavvicinamento del minore temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo alla sua famiglia d’origine”. Non è del resto un caso, sottolinea il Garante, che per lo stesso sia previsto una durata massima di 24 mesi, “anche se non sempre viene rispettata”. Il problema è però che “con questa visione dell’affidamento come intervento di breve e medio periodo volto alla riunificazione del bambino con la sua famiglia di origine confliggono i dati: infatti- puntualizza Fadiga- quasi 900 dei 1.550 affidamenti in regione sono stati disposti dall’autorità giudiziaria e quindi avvengono in assenza del consenso della famiglia d’origine”. Ecco quindi che “l’affidamento giudiziale, che è una delle forme previste, confligge con quell’idea di affidamento come apertura, accoglienza, forma alta di solidarietà- continua-, e inoltre su questi aspetti incide la qualità dell’interazione che si sviluppa tra i servizi territoriali, che sono i responsabili dell’affidamento e che hanno il compito di predisporre e seguire il percorso di accompagnamento e aiuto alle famiglie in difficoltà, e l’apertura delle famiglie stesse”.

Ben vengano allora- conclude il Garante- campagne come quella promossa dalla Regione Emilia-Romagna, “ma nella consapevolezza che da sole non bastano: per garantire i diritti dei bambini, delle loro famiglie e delle famiglie affidatarie c’è bisogno di preparazione e di risorse adeguate, perché l’investimento nell’infanzia e nell’adolescenza è un investimento di medio e lungo termine”.

(jf)

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