"No regressioni trattamentali per i detenuti di Modena"

30.10.2015

A Modena “con l’assegnazione temporanea di un altro magistrato del distretto, che continua a espletare anche le precedenti funzioni, pare essersi risolta, almeno per qualche mese, la criticità relativa alla mancanza del magistrato di sorveglianza”.

Lo annuncia Desi Bruno, Garante regionale delle persone private della libertà personale, che ieri ha visitato la casa circondariale di Modena insieme a quattro rappresentanti dell’Osservatorio carcere dell’Unione camere penali italiane (Luca Andrea Brezigar, Giuseppe Cherubino, Luca Lugari, Gianpaolo Ronsisvalle) e alla presenza della direttrice dell’istituto, Rosa Alba Casella.

“Si sono registrate numerose risposte alle istanze presentate dai detenuti- segnala Bruno-, anche se resta ingente il carico di lavoro accumulato da quando manca un magistrato che abbia la piena titolarità della funzione”.

A preoccupare la Garante sono ora “le notizie apparse nei giorni scorsi sulle aggressioni ai danni del personale della Polizia penitenziaria, pur nella loro evidente gravità, devono essere opportunamente contestualizzate nell’ambito di singoli episodi critici senza operare un automatico collegamento con la piena operatività del regime cosiddetto aperto”. Si tratta, infatti, di una novità “epocale” che, come tutte le novità, “necessita di tempo per essere compresa e per far crescere il livello di responsabilizzazione dei detenuti”, senza considerare, peraltro, che “uno degli ultimi episodi aggressivi pare essere cominciato dentro la cella”. Secondo la figura di Garanzia dell’Assemblea legislativa, quindi, “non si ritiene che possano essere intraprese iniziative che vadano nel senso di una regressione trattamentale, orientata alla riduzione della possibilità per i detenuti di passare il proprio tempo al di fuori della cella, ma si deve operare un consolidamento del nuovo modello detentivo, anche andando incontro alle esigenze di organico della Polizia penitenziaria”.

Nel complesso, si registra “una puntuale gestione del carcere, con un chiaro progetto d’istituto orientato nel senso della progressione trattamentale della popolazione detenuta e di un deciso impegno volto all’implementazione delle attività volte al reinserimento dei detenuti” anche se “purtroppo al momento non riesce compiutamente a dispiegarsi in ragione dell’oggettiva carenza di un’adeguata offerta trattamentale”. Come riferisce Bruno, “gli attuali numeri relativi alle presenze non avevano mai consentito, nel corso degli ultimi dieci anni, un tale livello di vivibilità, tanto per i detenuti quanto per il personale”. Sono infatti ampiamente sotto controllo i numeri relativi alle presenze360 di cui 24 donne, a fronte di una capienza regolamentare di 373. Sono circa 200 i condannati in via definitiva; 184 gli stranieri di cui 14 donne; 24 sono i detenuti ammessi a lavorare all’esterno; 1 detenuto in semilibertà; 1 semidetenuto. È operativa poi, riporta sempre la Garante, l’applicazione della disposizione relativa alla separazione fra imputati e condannati in via definitiva. La visita ha interessato anche gli spazi dell’area dove si possono effettuare i colloqui con i figli minori e gli ambienti del nuovo padiglione che sono risultati decisamente congrui. Fra le principali richieste provenienti dalla popolazione detenuta c’è l’avvicinamento al luogo di residenza di famiglia, anche in ambito regionale.

Tra i progetti in corso Bruno cita in particolare “quello della sezione Ulisse, dove circa 50 detenuti, selezionati fra coloro che hanno raggiunto un maggiore grado di responsabilizzazione nel corso dell’espiazione della pena detentiva, possono trascorrere dalle 8.30 alle 17.30 in ambienti comuni esclusivamente dedicati alla socializzazione, del tutto separati da quelli in cui ci sono le camere di pernottamento”: si tratta, spiega, di “un’eccellenza a livello nazionale”.

All’interno della struttura vengono coltivati prodotti agricoli con il certificato biologico che vengono venduti alla Coop, si produce miele e sono presenti serre. Il numero del personale dell’area trattamentale è adeguato, con 7 educatori per circa 200 detenuti condannati in via definitiva, e inoltre si registra la presenza costante del volontariato presso l’istituto penitenziario modenese, “vero e proprio punto di riferimento per la popolazione detenuta”, assicura la Garante.

Nelle settimane scorse infine, racconta Bruno, “il carcere ha ospitato un’iniziativa dei Lions del territorio modenese nell’ambito della quale i detenuti hanno prestato l’attività di camerieri servendo ai tavoli degli ospiti: il ricavato della cena confluirà nei fondi per la ristrutturazione della sala del teatro del carcere.

(jf)

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