Ancora 20 internati all'Opg di Reggio Emilia
01.12.2015
L’Ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia “nei fatti non è ancora stata chiuso” perché, al contrario della Regione Emilia-Romagna, “non tutte le Regioni hanno ottemperato agli obblighi di legge, aprendo le relative nuove strutture”, le Rems. Per questo, oggi nella struttura sono fisicamente presenti 20 internati, di cui 5 in applicazione provvisoria della misura: 14 sono residenti in Veneto, 5 in Lombardia e uno in Toscana. Ma secondo il magistrato di sorveglianza competente, “l’attuale internamento sta avvenendo in violazione di legge, con un pregiudizio grave e attuale dei diritti degli internati che hanno il pieno diritto all’esecuzione delle misure di sicurezza operata esclusivamente mediante il ricovero nelle Rems”, e una serie di disposizioni del giudice rischiano di lasciare l’Opg senza personale di polizia penitenziaria.
A riportare la vicenda è Desi Bruno, Garante delle persone private della libertà personale dell’Emilia-Romagna, che giovedì ha visitato gli spazi detentivi del settore dell’istituto psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia.
“Il magistrato di sorveglianza ha accolto il reclamo giurisdizionale presentato dagli internati ancora presenti contro l’illegittimo internamento che stanno subendo per l’inottemperanza delle Regioni di residenza- riferisce la figura di garanzia dell’Assemblea legislativa-, la normativa vigente, infatti, prevede che dal 31 marzo 2015 l’internamento debba essere eseguito esclusivamente nelle strutture sanitarie denominate Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza”.
Così il magistrato di sorveglianza, trattando i reclami presentati dagli internati residenti in Veneto, ha ordinato al presidente della Giunta regionale veneta di “porre rimedio al pregiudizio degli internati adottando i necessari provvedimenti nel termine di 15 giorni”. Ma in sede di udienza la Regione Veneto aveva fatto rilevare che è in fase di attuazione una Rems a Nogara che potrà ospitare 40 pazienti, pronta però non prima dell’ottobre del 2016, mentre al contempo il magistrato ha ordinato all’amministrazione penitenziaria di esonerare il personale della Polizia penitenziaria dal servizio nel settore dell’ospedale psichiatrico giudiziario nel termine di 15 giorni.
E così, nell’attesa dell’attivazione della Rems veneta, questa disposizione, in particolare, “rischia di mettere a dura prova l’attuale organizzazione del lavoro negli spazi detentivi dell’ospedale psichiatrico giudiziario- spiega la Garante-: non è pensabile, infatti, che negli attuali spazi possa declinarsi una gestione esclusivamente sanitaria degli internati perché la struttura non è autonoma dal resto dell’istituto in cui l’amministrazione penitenziaria sovrintende a tutta una serie di attività, dai colloqui alla cucina, dal controllo esterno agli ingressi, che non possono essere svolte dal personale sanitario che, peraltro, è del tutto insufficiente in termini numerici”. Il tutto mentre nella struttura risultava anche essere presenti 19 condannati con infermità psichica sopravvenuta durante l’esecuzione della pena e 27 minorati psichici.
Come ricorda Bruno, “dal 31 marzo 2015, gli autori di reato non imputabili, internati negli ospedali psichiatrici giudiziari, che non potevano essere dimessi, sono stati trasferiti nelle residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza istituite nelle Regioni di residenza”. La Regione Emilia-Romagna ha ottemperato agli obblighi di legge, entro il 31 marzo 2015, istituendo due Rems, una a Casale di Mezzani, nel parmense, e l’altra a Bologna, in cui sono stati trasferiti tutti quegli internati residenti nel territorio emiliano-romagnolo, che non potevano essere dimessi. Nelle prossime settimane, conclude la Garante, saranno quindi decisi i reclami giurisdizionali presentati contro l’illegittimo internamento dagli altri internati residenti in Regione che non hanno ancora attuato le Rems.
(jf)




