Disordini nel carcere di Bologna, Roberto Cavalieri: ”Il carcere da solo non ce la può fare”
21.08.2024
“È sempre più chiaro come l’opera di trattamento dei detenuti da parte delle carceri sia incapace di fare fronte alle complessità e criticità di cui sono portatori i detenuti così come è sempre più chiaro il fatto che il carcere da solo non ce la può fare. È necessaria quindi una maggiore presenza degli enti locali con i loro servizi che devono superare le barriere molto spesso imposte dal possesso di regolari documenti e della residenza da parte delle persone ristrette”. Questo il commento rilasciato da Roberto Cavalieri, garante regionale dei detenuti della Regione Emilia-Romagna, al termine della visita alla Casa circondariale di Bologna effettuata insieme al garante comunale, Antonio Ianniello, dopo gli allarmi succedutisi nei giorni scorsi relativi a disordini di sui si sarebbero resi responsabili detenuti di origine nordafricana.
La visita, che è stata l’occasione anche di un confronto con la direttrice Rosalba Casella, ha riguardato il reparto penale, la sezione nuovi giunti e il reparto femminile, nel quale sono stati svolti colloqui riservati con alcune detenute.
Al garante Cavalieri fa eco Ianniello: “Risulta sempre evidente – afferma il garante comunale – come anche emerso nel corso delle interlocuzioni con le persone detenute, la prioritaria (ed elementare) necessità di migliorare la qualità della vita all’interno dell’istituto anche attraverso accorgimenti meramente materiali che aiutino ad affrontare la quotidianità detentiva (a titolo di esempio, la legittima richiesta della sezione penale è di avere un congelatore ben funzionante per la conservazione degli alimenti acquistati)”.
Rispetto agli eventi critici dei giorni scorsi – aggiungono i garanti – “permane il quadro assai complesso della situazione, ma si raccomanda agli addetti ai lavori (dagli operatori penitenziari a quelli sanitari) di veicolare corrette informazioni su quanto accade all’interno della casa circondariale: il grave evento critico di cui si tratta è stato, in un primo momento, definito dai media in modo inappropriato ‘rivolta’, ingenerando enorme preoccupazione nei familiari delle persone detenute, nella comunità penitenziaria e nell’opinione pubblica”.
La struttura penitenziaria di Bologna ospita un numero elevato di persone, 836 al momento della visita, ed è l’istituto con maggiori presenze in Emilia-Romagna. La gran parte delle persone detenute appartiene al reparto giudiziario con un’importante presenza di detenuti stranieri. “La stagione estiva e la diffusa povertà dei detenuti – conclude Roberto Cavalieri -ne rendono complessa la gestione, che si complica ancora di più quando fra i detenuti vi sono soggetti in sofferenza psichiatrica e persone poliassuntrici di psicofarmaci e stupefacenti”.