Carcere Ferrara. Garante regionale chiede all’Amministrazione penitenziaria di prevenire episodi di violenza

19.01.2021

Carcere Ferrara. Garante regionale chiede all’Amministrazione penitenziaria di prevenire episodi di violenza

“Una sentenza di primo grado a cui verosimilmente seguiranno altri gradi giudizio. Una risposta non definitiva che comunque conforta, perché mostra la capacità del sistema giustizia di dare ascolto e considerazione alle denunce dei più vulnerabili”.

È il Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale, Marcello Marighelli, a commentare la condanna in primo grado a tre anni a un agente della polizia penitenziaria del carcere di Ferrara accusato di tortura e lesioni personali nei confronti di un detenuto.

“Si tratta certo di un’anomalia, un episodio isolato che non scalfisce l’importante e difficile lavoro degli operatori penitenziari (un lavoro anche logorante e di grande responsabilità), ma che è anche un campanello d’allarme che non può essere ignorato”, prosegue Marighelli.

Il Garante spiega, infatti, che “questo episodio, insieme a quelli che sono al vaglio della Magistratura in altre regioni, dovrebbe chiamare i vertici dell’Amministrazione penitenziaria a una più approfondita analisi dei modelli organizzativi che regolano l’attività degli operatori penitenziari, dalle condizioni di lavoro alla necessaria formazione, garantendo loro un adeguato supporto”. Proprio a Ferrara, prosegue, “negli anni scorsi è stata realizzata una esperienza di ascolto e supporto psicologico rivolta a tutti gli operatori che a vario titolo lavorano in carcere (un progetto di carattere sperimentale realizzato grazie all’impegno del Garante comunale dei detenuti, della Comandante della Polizia penitenziaria e della Direzione del carcere, dell’Assessore alla Sanità del Comune di Ferrara e per la disponibilità e capacità professionale di una importante associazione nazionale di psicologi). Purtroppo, queste progettualità innovative non hanno ancora avuto il seguito che meritano e restano esperienze isolate, evidenziando un ritardo nell’attivazione di strumenti per la prevenzione di fenomeni di disagio che possono avere conseguenze gravi e imprevedibili”.

“Il carcere così come è oggi si presenta ai nostri occhi è un luogo che aggiunge alla pena e alla segregazione altre difficoltà, disagi e sofferenze che non si possono giustificare e rischiano di diventare il terreno di coltura di indifferenza e violenza”, rimarca Marighelli, che conclude il sui intervento con un appello: “Rinnovo il mio invito all’Amministrazione penitenziaria a realizzare una accurata analisi delle cause degli eventi critici e, a prescindere dagli accertamenti processuali, in particolare degli episodi di violenza nella struttura, per  assicurare, anche come datore di lavoro, adeguati strumenti di prevenzione di ogni possibile maltrattamento che, oltre alle persone colpite, può essere altamente nocivo per la stessa istituzione penitenziaria”.

 

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