"A Piacenza 3 educatori per 200 detenuti definitivi"

29.09.2015

Da una parte “la carenza di un numero adeguato di professionalità con competenze giuridico-pedagogiche”, “l’assenza in carcere del magistrato di sorveglianza territorialmente competente”, “un’inadeguata offerta di opportunità lavorative” e un “grave degrado igienico-sanitario nel vecchio padiglione”; dall’altra un nuovo padiglione che si caratterizza per “la assoluta congruità degli ambienti dal punto di vista degli spazi e della luminosità, anche con le docce nel bagno all’interno della cella” e una “ben attrezzata area verde, con altalene e giochi per i bambini, in cui i detenuti svolgono i colloqui con i figli”.

La Garante regionale delle persone private della libertà personale, Desi Bruno, delinea un quadro con luci e ombre dopo la sua visita alla Casa circondariale di Piacenza di domenica mattina, dove è stata accompagnata dalla direttrice Caterina Zurlo e dal Garante comunale dei detenuti, Alberto Gromi.

Non si ravvisano profili di sovraffollamento, riferisce la Garante: risultano presenti 329 detenuti del circuito media sicurezza (fra questi 18 donne), di cui 203 stranieri e 149 i tossicodipendenti; 6 detenuti possono lavorare all’esterno. Però “il numero dei condannati in via definitiva, 223, è significativo” e quindi “presenta profili di criticità la carenza di un numero adeguato di professionalità con competenze giuridico-pedagogiche, deputate a seguire direttamente l’osservazione e il percorso trattamentale della popolazione detenuta”: infatti, avverte Bruno, “sono operativi solo 3 educatori” e proprio per questo motivo “i due Garanti, d’iniziativa congiunta, avevano già segnalato, durante l’estate, il caso alla Direzione generale del personale e della formazione del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, senza, allo stato, ricevere riscontro”. In particolare, aggiunge Bruno, “a seguito della riorganizzazione del circuito penitenziario regionale, l’istituto si è caratterizzato per una forte presenza di detenuti autori di reati sessuali - 97 - per i quali non sono ancora stati avviati progetti terapeutici compiutamente finalizzati a prevenire il rischio di recidiva”.

I detenuti, prosegue la figura di Garanzia dell’Assemblea legislativa, “hanno poi lamentato l’assenza in carcere del magistrato di sorveglianza territorialmente competente con il quale, secondo quanto riferito, hanno fatto richiesta di colloquio da oltre un anno senza ricevere alcun riscontro”. I ristretti, aggiunge la Garante, “i detenuti hanno la possibilità di stare fuori dalla camera di pernottamento per almeno per otto ore giornaliere, ma, nei fatti, non riescono a riempire di contenuti utili il proprio tempo in ragione di un’inadeguata offerta di opportunità lavorative”. Anche se, premette Bruno, “sono in cantiere alcuni nuovi progetti, come un laboratorio per la pasta fresca, per il quale sono già stati stanziati i fondi e sono stati individuati gli ambienti, e che attende l’avvio con la formazione dei detenuti e uno per la coltivazione di piante officinali”.

Infine, dal punto di vista strutturale, conclude la Garante, “il nuovo padiglione si caratterizza per la assoluta congruità degli ambienti dal punto di vista degli spazi e della luminosità, anche con le docce nel bagno all’interno della cella” e inoltre “è risultata ben attrezzata l’area verde, con altalene e giochi per i bambini, in cui i detenuti svolgono i colloqui con i figli”. Allo stesso tempo però “nel vecchio padiglione, invece, esiste una situazione di grave degrado igienico-sanitario, in particolare nei locali delle docce comuni in cui, la mancanza di un impianto di aspirazione, ha generato vaste muffe sui muri: c’è la necessità di un intervento strutturale per il quale però non ci sono finanziamenti”.

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