La giornata umanitaria mondiale si celebra in un mondo con sempre più guerre e violenza

19.08.2014

La giornata umanitaria mondiale si celebra in un mondo con sempre più guerre e violenza

Ogni anno, il 19 agosto, si celebra la Giornata umanitaria mondiale in memoria delle vittime dell’attentato al quartier generale dell’ONU a Baghdad (Iraq) perpetrato nel 2003, che causò la morte di 22 persone. Sono passati 11 anni da allora e certamente non si può dire che il mondo sia un luogo più sicuro.

Siamo in presenza di un aumento del numero delle guerre e dei conflitti in Medio Oriente, in Africa, in Asia, ma anche ai confini orientali dell’Unione europea con gli scontri in atto in Ucraina.

Milioni di civili si trovano loro malgrado coinvolti in conflitti armati, rispetto ai quali la comunità internazionale non riesce ad intervenire in maniera efficace, neppure per offrire alle popolazioni civili vie di fuga da follie omicide, spesso alimentate da odii etnici e religiosi.

Il trend in corso tende velocemente ad un peggioramento della situazione.

I paesi a rischio di guerra e violenze sono in aumento

Nel corso degli ultimi sei mesi, i livelli di conflitto e di violenza politica sono aumentati significativamente in 48 paesi, secondo l'ultimo Report pubblicato dalla società di analisi di rischio globale Maplecroft. La ricerca è stata fatta nel primo semestre del 2014 e sostiene che gli indicatori potrebbero peggiorare negli ultimi sei mesi dell’anno.

In questo rapporto sedici paesi sono classificati come a 'rischio estremo',

La triste “Top ten” vede al primo posto la Siria, seguono la Repubblica Centrafricana, l’Iraq, il Sud Sudan, l’Afganistan, la Somalia, la Repubblica Democratica del Congo, la Libia, il Sudan e il Pakistan.

Ma non è solo la povertà a creare insicurezza. Fra i paesi a rischio estremo compaiono economie in crescita, come Colombia, Nigeria, Filippine, India, Bangladesh e Thailandia. Troviamo ad alto rischio come era prevedibile l’Ucraina, (52°posto) e, forse un po’ più a sorpresa perché in una posizione più avanzata, la Russia (35° posto).

No. Il mondo è un posto sempre meno sicuro, tant’è che lo stesso Papa Francesco ha detto in questi giorni, di ritorno dal viaggio in Corea, che ci troviamo di fronte ad una sorta di terza guerra mondiale… però a pezzi.

L'Unione europea in questo contesto

Non ha senso nascondere la difficoltà che la stessa Unione europea ha - e non da oggi - nell’affrontare in maniera autorevole le crisi in atto, anche quelle che bruciano alle sue stesse porte.

Pur con la creazione, con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, di un Presidente permanente del Consiglio europeo e di un Alto rappresentante, dotati entrambi di funzioni di rappresentanza, il sistema europeo continua ad apparire complesso, lento e non abbastanza efficace.

Anche la creazione del Servizio europeo per l’azione esterna, pur essendo un passo in avanti, non ha portato finora a risultati apprezzabili.

In realtà l’azione esterna dell’UE continua a soffrire delle stesse mancanze rilevate negli anni prima dell’entrata in vigore del trattato di Lisbona e, a conti fatti, l’assetto istituzionale e il processo decisionale nelle relazioni esterne continuano ad essere inficiati dal primato degli interessi nazionali, a volte contrastanti, rispetto a quelli comunitari (o comunque al minimo comune denominatore degli interessi dei 28 stati membri).

La politica estera europea è in realtà ancora suddivisa tra le politiche comunitarie della Commissione e quelle intergovernative della PESC/PSDC, per la cui approvazione è richiesto, quasi sempre, il voto all’unanimità degli Stati membri. In tanti casi la distanza fra gli interessi nazionali e la difficoltà a trovare un comune denominatore ha portato all’assenza dell’Unione europea o ad interventi tardivi od irrilevanti.

Le innovazioni introdotte con Lisbona non hanno quindi potuto manifestare tutto il loro potenziale e non lo potranno fare finché gli stati europei non decideranno di cogliere le nuove opportunità di cooperazione offerte dai Trattati. Questo è il punto vero, più importante di chi sarà il prossimo Alto Rappresentante, che dovrà essere scelto nei prossimi giorni.

Unione europea: principale donatore mondiale di aiuti umanitari

Una cosa va però detta: in un periodo particolarmente difficile per chi opera nell'ambito dell'aiuto umanitario, con un altissimo numero di vittime anche tra gli operatori del settore, l'Unione europea si conferma il principale donatore mondiale di aiuti umanitari e continua il suo impegno per sostenere le organizzazioni umanitarie che operano in tutto il mondo.

In questo caso è la Commissione europea, organo comunitario, a garantire la presenza in tutto il mondo del suo personale nei luoghi di crisi tramite l'Ufficio per gli aiuti umanitari (ECHO).

Sta qui il senso della Giornata umanitaria mondialecon la quale la Commissione europea rende omaggio agli operatori umanitari che hanno perso la vita o la libertà, o sono stati feriti nel corso della loro missione.

"La Giornata umanitaria mondiale – ha dichiarato Kristalina Georgieva, Commissaria europea per la cooperazione internazionale, gli aiuti umanitari e la risposta alle crisi - è un’occasione per rendere omaggio a coloro che rischiano la vita ogni giorno per aiutare le vittime di guerre e catastrofi in tutto il mondo. Ma anche" ha aggiunto la Commissaria "un’opportunità per mettere in risalto le enormi sfide umanitarie che il mondo si trova ad affrontare".

Cosa fa l'Unione europea a sostegno delle operazioni umanitarie?

In qualità di principale donatore mondiale di aiuti umanitari, l’Unione europea condivide le preoccupazioni in merito alla sicurezza degli operatori umanitari e alla capacità di svolgere la loro missione.

Nel 2013 la Commissione europea ha soccorso 124 milioni di persone in oltre 90 paesi e quest'anno continua ad assistere chi si trova in gravi difficoltà, comprese le vittime dei conflitti in Siria, nella Repubblica Centrafricana e in Sud Sudan, i superstiti di catastrofi naturali in Asia, le persone colpite dall'insicurezza alimentare nel Sahel e le popolazioni vulnerabili intrappolate nei cosiddetti "conflitti dimenticati", come la drammatica situazione dei rifugiati colombiani o delle vittime del conflitto nel Kachin (Myanmar/Birmania).

La Commissione fornisce assistenza umanitaria a coloro che ne hanno maggiormente bisogno, in partenariato con oltre 200 organizzazioni umanitarie non governative e internazionali, come le Nazioni Unite e le società della Croce Rossa. Grazie alla solidarietà dei cittadini europei, migliaia di operatori umanitari portano speranza e assistenza alle vittime di conflitti e catastrofi naturali. Poter raggiungere le vittime in modo sicuro e senza ostacoli è fondamentale per salvare la vita di chi si trova in stato di necessità. L'Unione europea fornisce aiuti umanitari da oltre 40 anni.

Per rendere gli interventi più rapidi ed efficaci, nel 1992 è stato istituito l'Ufficio per gli aiuti umanitari della Comunità europea (ECHO), diventato nel 2010 la Direzione generale per gli Aiuti umanitari e la protezione civile. Kristalina Georgieva è la prima Commissaria per la cooperazione internazionale, gli aiuti umanitari e la risposta alle crisi.

 

Stefania Fenati

 

Per ulteriori informazioni:

Giornata umanitaria mondiale- Dichiarazione ufficiale della Commissaria UE Kristalina Georgieva

ECHO sito web http://ec.europa.eu/echo/en

ECHO Facebook https://www.facebook.com/ec.humanitarian.aid

ECHO – Campagna giornata umanitaria mondiale

Gli hashtag della campagna sono #WHD2014 e #Ihonour

Gli account twitter istituzionali sono @EU_ECHO e @KGeorgievaEU

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