Discriminazioni sul lavoro e femminicidi in aumento, Petitti e Alvisi: “In Emilia-Romagna si è fatto tanto ma quest'anno è difficile festeggiare"

12.03.2021

Discriminazioni sul lavoro e femminicidi in aumento, Petitti e Alvisi: “In Emilia-Romagna si è fatto tanto ma quest'anno è difficile festeggiare

Un 8 marzo che guarda soprattutto al tema del lavoro, alle discriminazioni e alle difficoltà che la pandemia costringe a vivere in particolar modo alle donne, divise spesso, nell’ultimo anno, tra lavoro e didattica a distanza per i loro figli. Questo è il succo del messaggio condiviso dalla presidente dell’Assemblea Emma Petitti e dalla Consigliera di Parità regionale Sonia Alvisi.

“In questo momento storico così complesso- evidenzia la presidente Emma Petitti- credo sia inevitabile puntare l’attenzione sul tema del lavoro. L’Emilia-Romagna è senza dubbio una Regione all’avanguardia nell’impegno a favore delle donne: il sistema di welfare è sempre stato un tratto distintivo, in stretto collegamento con le politiche di incentivazione dell’occupazione femminile. C’è ancora, però, tanto da fare per ridurre gli squilibri, le difficoltà, gli impedimenti. Un aspetto centrale è quello della conciliazione, messo ancora più in evidenza dalla pandemia e dalle tante restrizioni rese necessarie, fra cui la chiusura delle scuole. Perché i carichi familiari, in particolare la cura dei figli, nel nostro Paese gravano quasi esclusivamente sulle donne. E non dobbiamo dimenticare le donne che hanno rinunciato al proprio impiego perché ‘costrette’ a scegliere tra famiglia e lavoro”. Quindi, secondo la presidente, “è importantissimo il perseguimento delle politiche per contrastare i fenomeni che pongono le donne in condizione di svantaggio, come le differenze retributive, le difficoltà di accesso alle posizioni di responsabilità. Questi obiettivi si perseguono anche a partire da mutamenti culturali per sfatare gli stereotipi sessisti. Come Assemblea legislativa abbiamo tracciato un percorso con l’importante approvazione, nel giugno 2014, della “Legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere”. È proprio da qui che dobbiamo ripartire. Come istituzioni, dobbiamo continuare a fare la nostra parte nel solco di quanto di buono è stato già costruito per raggiungere una piena e vera parità”.

Quella del lavoro, tra scarsa occupazione (per qualità e quantità), disparità e discriminazioni, secondo la Consigliera di Parità regionale Sonia Alvisi, “rappresenta più che mai una questione centrale per le donne, specie in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, in cui la pandemia ha agito da amplificatore di una situazione già presente, e purtroppo ignorata. Per questo- afferma la Consigliera di parità- è necessario mettere in atto strumenti efficaci per prevenire e contrastare tutte le forme, a volte striscianti, di discriminazione negli ambienti lavorativi”. Grazie alla recente ratifica della convenzione ILO 190, sull’eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro, approvata dall’Organizzazione Internazionale del lavoro il 21 giugno 2019, il nostro Paese si è impegnato a introdurre nell’ordinamento italiano nuove forme di tutela e leggi che garantiscono il diritto alla parità e alla non discriminazione in materia di impiego. “A livello regionale- aggiunge Sonia Alvisi- dopo i protocolli già siglati con l’ispettorato del lavoro è mia intenzione attivare un tavolo partecipato con le organizzazioni datoriali e quelle sindacali per aggiornare e adeguare un protocollo che è già stato stipulato in passato, ma che necessita di affrontare con più decisione il tema delle discriminazioni sui luoghi di lavoro e richiamare tutti a una maggiore responsabilità. Le discriminazioni- insiste- soffocano le opportunità. Non si tratta solo di una violazione di diritti ma anche di una questione di sviluppo e crescita di un Paese, dal punto di vista economico e sociale. Una questione che impegna tutti, uomini e donne. Non è quindi un caso se l’ONU ha messo la parità di genere fra i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile da realizzare entro il 2030. Certo quest’anno- concluse Sonia Alvisi- tra femminicidi, pregiudizi e ancora troppe discriminazioni, non c’è molto da festeggiare”.

Alle voci delle due rappresentanti istituzionali, si aggiunge quella di Stefano Marconi dell’Ispettorato interregionale del Lavoro per Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Marche e Veneto che riporta gli ultimi dati disponibili, risalenti al 2019: “Il numero complessivo di dimissioni e risoluzioni consensuali convalidate a livello regionale è risultato pari a 5.451 (su un totale nazionale pari a 51.558). Come per gli anni precedenti, le convalide sono riferite prevalentemente alle dimissioni, pari a 5.404, (corrispondenti al 99% del totale) di cui 5.281 per dimissioni volontarie e 123 per giusta causa. Le risoluzioni consensuali, in numero molto limitato, pari a 47, costituiscono un valore del tutto residuale se confrontato con il totale (1%). Le proiezioni regionali sono in linea con quelle nazionali, ove si registrano convalide riferite principalmente alle dimissioni volontarie e per giusta causa”. E “proprio al fine di divulgare la conoscenza della normativa e di arginare i comportamenti inappropriati- sottolinea Marconi-, l’Ispettorato promuove iniziative finalizzate alla tutela della legalità, anche attraverso gli appositi sportelli digitali e telefonici. In questo modo ci si adopera per prevenire l’insorgere di comportamenti discriminatori dovuti a una mancata consapevolezza degli obblighi di legge. Il fenomeno discriminatorio è ancora più frequente quando le dimissioni sono presentate entro un anno dal matrimonio o entro i tre anni di vita del bambino. Proprio per questo, il nostro ordinamento richiede all’Ispettorato un’attenzione particolare nell’analizzare la genuinità dell’intenzione dei lavoratori e delle lavoratrici”. Stefano Marconi conclude con un messaggio di ottimismo: “Ciascuno di noi può contribuire al miglioramento delle condizioni lavorative presenti nelle realtà produttive non solo diffondendo la cultura della legalità, ma soprattutto allertando le istituzioni, come l’Ispettorato del Lavoro, preposte a garantire le tutele delle lavoratrici in tutte le loro forme”.

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