Il Ghetto di Varsavia

3 Novembre 2014, Ferrara: Giornata di studio

Ghetto Varsavia

Giornata di studio realizzata dall'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna insieme al Mémorial de la Shoah di Parigi, con la partecipazione del MEIS – Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, dell’Istituto di Storia contemporanea di Ferrara, del Pitigliani Kolno’ a Festival di Roma e con il patrocinio di Comune, Provincia, Università degli Studi e Comunità Ebraica di Ferrara.

 

Ore 17.00 - Aula Magna del Dipartimento di Economia e Management - Università degli Studi di Ferrara
    • Lectio magistralis del Prof. Jean Yves Potel - "Il ghetto di Varsavia (1940–1943). L’esclusione dal mondo dei vivi: il genocidio prima del genocidio"

    (Responsabile per la Polonia del Mémorial de la Shoah, storico e specialista della storia e della memoria della Shoah in Polonia)

    L'intervento offrirà elementi di comprensione sulla politica dei ghetti nazisti, analizzandola come una tappa significativa nel percorso di distruzione dell’ebraismo europeo. Inoltre, focalizzando l’attenzione su fonti primarie ancora troppo poco conosciute (archivi e testimonianze delle vittime rinchiuse nel ghetto, ma anche testimonianze della visione dei carnefici che fotografarono e filmarono gli effetti della loro azione di annientamento) si cercherà di stimolare una riflessione sulla conoscenza e sull’uso che oggi facciamo di tali fonti.

    Ore 21.00 - Cinema Boldini
    • Proiezione gratuita di A Film Unfinished

    (Shtikat Haarchion, Il silenzio dell’archivio) di Yael Hersonski (Israele 2010, 89’, v.o.sott.it.)

    La proiezione sarà preceduta da un’introduzione di Laura Fontana, Responsabile per l’Italia del Mémorial de la Shoah e Responsabile Attività di Educazione alla Memoria del Comune di Rimini.

    Si tratta di un documento originale sulla propaganda nazista nel ghetto di Varsavia che è stato possibile realizzare grazie al ritrovamento   di quattro bobine di un film girato dai nazisti nel maggio 1942 nei sotterranei di un archivio nell’ex Germania orientale, tre mesi prima dell’inizio delle deportazioni verso il centro di sterminio di Treblinka.

    Nel documentario, la regista smaschera l’operazione manipolatoria dei nazisti. Nelle bobine sono contenute immagini che mostrano le condizioni di miseria e sofferenza a cui erano costretti gli abitanti del ghetto, ma anche delle immagini che mostrano gli ebrei intenti a partecipare a pranzi, feste e ricevimenti. Tutte scene ricostruite per comunicare agli spettatori dell’epoca un’idea diversa sulla situazione, col chiaro intento di smentire la drammaticità dei racconti sulla persecuzione ebraica. Hersonski, nipote di una sopravvissuta del ghetto di Varsavia, è riuscita a rintracciare alcuni sopravvissuti. E proprio grazie alla loro memoria è stato possibile svelare la finzione della pellicola. Dalle bobine emerge una sorta di doppio film: da un lato, un “normale” documentario sulle terribili condizioni di vita nel ghetto, dall’altra la finzione imposta dai nazisti che organizzarono una vera e propria messa in scena con le vittime trasformate in attori di finti pranzi, ricevimenti e feste.

    Approfondimenti a cura di Laura Fontana, Responsabile per l'Italia del Mémorial de la Shoah di Parigi


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