Un pogrom dei bianchi durante la guerra civile: una testimonianza diretta

Uno dei pogrom peggiori avvenne a Fastov, un centro commerciale abitato da diecimila ebrei e situato a sud-est di Kiev, in Ucraina. Dal 23 al 26 settembre 1919, i cosacchi del Terek (inquadrati nell’Esercito volontario del generale Denikin) uccisero 1300-1500 persone. Un testimone diretto descrisse poi l’accaduto.

I cosacchi si divisero in molti gruppi distinti, ognuno di tre o quattro uomini, non di più. Non agivano a casaccio ... ma seguivano un piano generale. [...] Un gruppo di cosacchi irrompeva in una casa di ebrei, e la prima parola era “Soldi!”. Se veniva fuori che i cosacchi erano già passati e avevano preso tutto quello che c’era, chiedevano immediatamente la testa del capofamiglia. [...] Gli mettevano una corda intorno al collo. Un cosacco ne prendeva un capo, e un secondo cosacco l’altro, e incominciavano a strozzarlo. Se c’era una trave al soffitto, magari lo impiccavano. Se uno dei presenti scoppiava in lacrime o implorava pietà lo picchiavano a morte, anche se era un bambino. Ovviamente la famiglia consegnava fino all’ultimo copeco, perché l’unico desiderio era di salvare un familiare dalla tortura e dalla morte. Ma se non c’erano soldi i cosacchi strangolavano la loro vittima finché perdeva coscienza, poi allentavano la corda. Il disgraziato cadeva a terra svenuto, e allora, con i calci dei fucili o persino con l’acqua fredda lo facevano tornare in sé. "Ce li dai, i soldi?" chiedevano i torturatori. Il disgraziato giurava che non gli era rimasto nulla, che altri visitatori avevano portato via tutto. “Non importa” gli dicevano quei mascalzoni "ce li darai". Gli rimettevano la corda intorno al collo e lo strangolavano o lo impiccavano di nuovo. L’operazione si ripeteva cinque o sei volte. [...]

So di molti capifamiglia che furono costretti dai cosacchi ad appiccare il fuoco alle loro case, e poi obbligati sotto la minaccia delle sciabole o delle baionette a ritornare nel fuoco insieme a quanti uscivano di corsa dalle case in fiamme: insomma, venivano fatti bruciare vivi!


R. Pipes, Il regime bolscevico. Dal Terrore rosso alla morte di Lenin, Milano, Mondadori, 1999, p. 128. Traduzione di L. A. Dalla Fontana.

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